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HACKERS: Navigare senza lasciare traccia

17 Luglio 2002 Commenta

Al meeting degli hacker di New York, tenutosi pochi giorni fa, sono stati rivelati alcuni progetti che consentono agli utenti di Internet di navigare in rete senza poter essere in alcun modo controllati. In tal modo si potra’ consentire a chiunque ne abbia bisogno di navigare in tutta tranquillita’, lontano da sguardi indiscreti.


New York, USA – Si e’ tenuto a New York nei giorni scorsi la “H2K2”, conferenza biennale sul mondo hacker, cui hanno partecipato numerosi esponenti hacker da tutto il mondo.
Il meeting ha fatto luce su uno fra gli aspetti piu’ dibattuti nel mondo hacker: la segretezza della navigazione in rete.
Quando si fruisce delle risorse di Internet, infatti, ogni nostro passo, ogni sito da noi visitato puo’ essere intercettato da chiunque, utilizzando metodi tecnici non troppo difficili.
Cio’ fa sorgere diversi problemi di tutela della privacy del navigatore, i cui dati sono spesso trattati secondo modalita’ a lui sconosciute e molto spesso senza il suo consenso.
D’altra parte, pero’, il controllo svolto in rete e’ utilizzato soprattutto per perseguire i reati che si compiono in rete e mediante la rete.

E’ per questo che le forze dell’ordine tengono sotto controllo continuamente anche il traffico dei dati telematici, investigando cosi’ la presenza di violazioni di legge.
Gli hacker, per non diventare vittime di questi controlli piuttosto vasti, stanno sperimentando nuovi strumenti per navigare in maniera del tutto anonima.
Un esempio lo fornisce il gruppo hacker chiamato “Hactivismo” (contrazione delle parole hacker e activismo), nel cui interno i partecipanti hanno studiato un programma chiamato “Camera/Shy”, che permette ai navigatori di nascondere messaggi in foto postate sul web, aggirando metodi ben conosciuti di controllo usati dalle forze di polizia.

Un hacker molto famoso (Mixter), inoltre, ha annunciato che Hactivismo sta preparando nelle prossime settimane una nuova tecnologia, che, se diffusa ampiamente, potrebbe far nascere reti anonime dove gli utenti di Internet potrebbero avere accesso e scambiare informazioni senza lasciare traccia.

Il software appena citato e’ conosciuto in gergo tecnico come il “protocollo”. Esso e’ chiamato, inoltre, anche “protocollo 6/4”, in onore della data in cui le Autorita’ cinesi hanno ostacolato gli attivisti democratici in Piazza Tienamen, il 4 giugno 1989.
Questo programma permette ai navigatori di creare una rete virtuale privata “decentralizzata”. L’uso di reti virtuali private non e’ nuovo. Esse sono gia’ state adoperate da Governi e da societa’ che necessitano di reti sicure, al di fuori della pubblica Internet.

Il software creato opera in modo tale da superare i firewalls, che si interpongono nella normale navigazione, permettendo di accedere solo parzialmente alle risorse specifiche della rete di computer.
Lo scopo di tale iniziativa, oltre a essere quello di utilizzare reti al sicuro dagli sguardi dei non autorizzati, e’ quello di consentire ai navigatori delle Nazioni che restringono l’accesso al web (come per es. la Cina) di poter liberamente fruire di Internet.
Tale atteggiamento di “ribellione” (in un certo senso) contro queste proibizioni, a prima vista, potrebbe sembrare illecito, poiche’ contrastante con le specifiche misure prese da Paesi come la Cina, che stabiliscono le norme giuridiche cui i propri cittadini devono attenersi.

A uno sguardo piu’ attento, invece, le intenzioni degli hacker non sembrano violare alcuna legge che affermi la proprieta’ di Internet in capo a uno specifico Stato.
Internet non appartiene a nessuno, poiche’ e’ di tutti.
Quindi, cercare metodi alternativi di comunicazione all’interno della rete non violerebbe alcuna legge precostituita.

Il problema, pero’, nasce nel momento in cui con questi strumenti si compiono reati. Proprio in tali situazioni, infatti, si rende comunque necessario l’intervento dell’ordine pubblico.
Assistiamo, dunque, a un continuo conflitto che vede schierato da un lato l’ordine giuridico statale e dall’altro la rete Internet che si alimenta dello spirito di liberta’ e del desiderio di indipendenza trasmesso dai navigatori medesimi.

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