PIRATERIA: Il ruolo dell’IVA nella lotta contro la pirateria
Una delle voci di costo che incidono notevolmente sul prezzo finale di un CD e’ quella dell’IVA, la cui aliquota, pari al 20%, non solo e’ tra le piu’ alte in Europa – in Francia ad esempio, incide per il 16% – ma risulta decisamente vessatoria se paragonata a quella di altri prodotti culturali, ad esempio quelli editoriali, che godono di un’imposizione pari al 4%. Da qui, la recente proposta dell’onorevole Ruzzante di procedere ad un abbassamento dell’IVA in ordine ai supporti fonografici, parificandola a quella dei prodotti culturali.
Pisa – Nel corso di una seduta parlamentare, tenutasi lo scorso 12 luglio, sono state discusse le linee generali della mozione presentata dall’onorevole Ruzzante concernente le agevolazioni fiscali per i prodotti musicali.
La proposta contenuta in questa mozione e’ relativa all’abbattimento dei costi della musica, a partire dalla riduzione dell’imposta sul valore aggiunto, attualmente al 20 per cento, che viene applicata ai CD musicali. La proposta prevede la possibilita’ di applicare un’imposta sul valore aggiunto pari al 4 per cento. L’applicazione ai CD della stessa aliquota IVA prevista per i beni di lusso e’ un’assurdita’ visto che i CD musicali non appartengono a tale categoria, ma sono beni di larghissimo consumo e di altissimo valore culturale.
Si tratta di una proposta che tuttavia non incontra il favore di alcune associazioni dei consumatori, le quali sostengono che una simile misura favorirebbe le case discografiche caricando dell’onere derivante dal minor gettito fiscale tutti i consumatori.
La mozione di cui sopra intende affrontare anche il problema, evidente a tutti, dell’incidenza della pirateria musicale nei confronti dell’industria discografica, dei produttori e dei rivenditori.
Secondo le stime della Federazione italiana della musica italiana, l’industria discografica soffre pesantemente di questa situazione nella quale il mercato nero prolifera, con una perdita di fatturato di oltre 350 miliardi delle vecchie lire all’anno in Italia. Addirittura, il materiale pirata giunge anche nei negozi ufficiali, con gravi danni per il consumatore finale al quale viene venduto un prodotto di scarsa qualita’. Certo, nella scorsa legislatura, il Parlamento e’ intervenuto approvando, il 18 agosto del 2000, la nuova legge sul diritto d’autore, la n. 248 del 2000, nella quale sono contenute specifiche sanzioni penali che colpiscono l’abusiva riproduzione, la commercializzazione, la trasmissione di copie illegali nonche’ la vendita o il noleggio senza contrassegno SIAE di supporti contenenti opere tutelate, ma la situazione non e’ poi molto cambiata. Lottare contro la pirateria significa combattere contro chi, in qualche modo, svende il prodotto culturale. Oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno che rischia di mettere ancora piu’ in discussione il mercato dell’industria discografica. Con l’avvento del formato di compressione MP3, Internet e la rete sono diventati il principale nodo di diffusione di musica illegale.
Le nuove tecnologie consentono di distribuire e scaricare canzoni in pochi minuti senza aver bisogno di particolari competenze o attrezzature eccessivamente sofisticate. La legge approvata dal Parlamento e’ intervenuta sulla questione della pirateria aumentando le sanzioni, ma non e’ affatto sufficiente ragionare in termini repressivi, essendo prioritaria l’esigenza di una riduzione dei prezzi della musica. Tant’e’ che la Francia e l’Inghilterra, attraverso un’azione di promozione, rivolta in particolar modo al mercato discografico degli autori locali, sono riuscite ad invertire la tendenza. In Francia si e’ registrata una crescita delle vendite nel settore discografico del 12 per cento ed in Inghilterra del 5 per cento, grazie ad una serie di investimenti fortemente mirati principalmente a favore degli autori locali.
Non e’ quindi un caso che ben 150 artisti italiani abbiano recentemente rivolto un appello al Presidente del Consiglio, al ministro dell’economia e delle finanze Tremonti e al ministro dei beni e delle attivita’ culturali affinche’ la manovra finanziaria in discussione in Parlamento preveda un emendamento per ridurre l’IVA sui dischi. Le disposizioni sull’IVA consentono oggi ad uno Stato membro dell’Unione europea di intervenire fissando un’aliquota temporanea, in attesa che l’Unione europea modifichi la normativa, prevedendo un’aliquota ridotta per i CD musicali, simile a quella oggi in vigore per i libri.
In Italia, in poco piu’ di 10 anni, l’IVA in Italia e’ raddoppiata, incidendo non poco sulle tasche dei consumatori e sulla crisi del mercato discografico. Non dimentichiamo che questo settore, che offre lavoro ad oltre 115 mila persone, ha un’incidenza reale e forte anche nel mercato del lavoro. I 150 artisti firmatari dell’appello scrivono: “I dischi trasmettono emozioni e sensazioni che possono essere ripetute all’infinito. Sono un veicolo di promozione della cultura del nostro paese nel mondo. Ma se il disco e’ un bene culturale come lo sono altri prodotti intellettuali, quali ad esempio i libri, perche’ deve ancora sussistere una disparita’ di trattamento cosi’ palesemente penalizzante per la musica?â€.
Solo se si ridurra’ il costo complessivo del supporto musicale, abbattendo anche i costi di produzione oltre che quello dell’IVA, si riuscira’ ad ottenere un incremento delle vendite. Tutti, e non solo lo Stato, dovranno dare qualcosa per rilanciare un mercato che merita di continuare a crescere.
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