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DIRITTO D’AUTORE: Aumenta il costo della “copia privata”

5 Settembre 2002 Commenta

Il 10 luglio scorso il Governo ha presentato alle associazioni di categoria uno schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva 2001/29/CE sul diritto d’autore con cui viene riscritta in toto la disciplina del compenso dovuto alla S.I.A.E. da produttori ed importatori di apparecchi e di supporti di registrazione audio e video per la cosiddetta “copia privata”.

La riproduzione privata per uso personale di videogrammi, fonogrammi ed opere audiovisive è disciplinata dalla legge 5 febbraio 1992 n. 93 la quale all’art. 3 comma 1 prevede che “(…) gli autori e i produttori di fonogrammi, i produttori originari di opere audiovisive e i produttori di videogrammi, e loro aventi causa, hanno diritto di esigere, quale compenso per la riproduzione privata per uso personale e senza scopo di lucro di fonogrammi e di videogrammi, una quota sul prezzo di vendita dal rivenditore di nastri o supporti analoghi di registrazione audio e video (musicassette, videocassette e altri supporti) e degli apparecchi di registrazione audio”. Tale compenso determinato sulla base di rigide percentuali previste dal comma 2 dell’art. 3, viene corrisposto alla S.I.A.E. che provvede a ripartirlo tra gli aventi diritto. Con questa norma il legislatore italiano ha tentato di contemperare due interessi contrapposti ma entrambi meritevoli di tutela, vale a dire: il diritto del faire-use e il diritto degli autori e degli editori a veder compensata in qualche modo l’utilizzazione, anche se a fini personali e senza scopo di lucro, delle loro opere protette dal diritto d’autore. Sulla materia della copia privata è intervenuta nel corso del 2001 l’Unione Europea che con la direttiva 2001/29/CE ha individuato alcune linee guida onde consentire l’armonizzazione delle legislazioni dei vari Stati membri in materia di diritto d’autore. Come emerge dai considerando 38 e 39 della citata direttiva “si dovrebbe consentire agli Stati membri di prevedere un’eccezione o una limitazione al diritto di riproduzione per taluni tipi di riproduzione di materiale sonoro, visivo ed audiovisivo ad uso privato con un equo compenso. Si potrebbe prevedere in questo contesto l’introduzione o il mantenimento di sistemi di remunerazione per indennizzare i titolari dei diritti del pregiudizio subito.(…) All’atto dell’applicazione dell’eccezione o della limitazione relativa alla copia privata, gli Stati membri dovranno tenere in debito conto gli sviluppi tecnologici ed economici, in particolare in ordine alla riproduzione digitale a fini privati ed ai sistemi di remunerazione quando …

siano disponibili misure tecnologiche di protezione efficaci”. Tale direttiva, come previsto dall’art. 13, dovrà essere attuata dagli Stati membri entro la fine dell’anno 2002. In tal senso, il Parlamento italiano nella cd “legge comunitaria”( l. 1 marzo 2002 n. 39), ed in particolare all’art. 30, ha delegato il Governo ad emanare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della presente legge un decreto legislativo “al fine di dare organica attuazione alla direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio” ridisciplinando le eccezioni ai diritti esclusivi di riproduzione, distribuzione e comunicazione al pubblico, esercitando le opzioni previste dall’art. 5 della direttiva senza peraltro trascurare l’esigenza generale di una rigorosa tutela del diritto d’autore. È sulla base di questa delega che il Governo ha presentato il 10 luglio scorso alle associazioni di categoria uno schema di decreto legislativo che ha interamente modificato il regime dei compensi dovuti alla S.I.A.E. per la copia privata da produttori ed importatori di apparecchi e supporti di registrazione. Se questo nuovo testo normativo dovesse essere approvato così come è, tra pochi mesi il costo di una videocassetta da 180 minuti passerebbe da circa € 1,80 a € 3,65, mentre per un CD registrabile da € 0,80 a 1,65 e per una audiocassetta da 60 minuti da € 0,60 a € 1,45. Questi aumenti di costo, oltre ad essere abnormi ed ingiustificati, comportano anche una vera e propria rivoluzione del mercato a danno delle imprese che operano in questo settore ma, soprattutto, dei consumatori, con l’ulteriore grave conseguenza di favorire, anziché arginare la pirateria.

Del resto, come evidenziato da Alessandro Tronconi, presidente di ASMI (Associazione Sistemi e Supporti Multimediali Italiana) in un comunicato stampa del 19 luglio scorso “l’entità del compenso diverrebbe superiore, e di molto, rispetto a quelli in vigore in tutti gli altri Paesi d’Europa”. Da un’analisi dei dati relativi ai 15 Paesi della Comunità europea nonché a Svizzera e Norvegia emerge che in Gran Bretagna, Portogallo, Norvegia, Irlanda e Lussemburgo non esiste alcuna normativa che preveda il pagamento dell’equo compenso, mentre in tutti gli altri Stati la misura di questo compenso è notevolmente inferiore a quella che si vorrebbe imporre in Italia (a titolo di esempio, mentre in Germania i CD-Rom pagano € 0,0614 per ogni ora di registrazione, in Italia si vorrebbero far pagare € 0,84). Inoltre questa “super-tassa” andrà a colpire indistintamente tutti i supporti vergini a prescindere dall’uso che ne verrà fatto: autori ed editori, quindi, verranno a percepire un …

compenso anche per prodotti che non hanno niente a che vedere con la loro opera, basti pensare a tutte le applicazioni strettamente professionali o personali dei supporti di registrazione e soprattutto di quelli per uso informatico. Contro l’adozione di questa nuova tassa S.I.A.E., AF Digitale ha scatenato una vera e propria battaglia mettendo a disposizione il proprio sito per aderire ad una petizione on line, trasmettendo una e-mail a scelta ad alcune autorità tra cui il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro dei Beni Culturali e il Ministro per l’Innovazione e le Nuove Tecnologie.

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