DRM: Quale strada per un DRM legittimo?
USA – Il dibattito sul Digital Rights Management acquista maggiore fervore dopo alcune dichiarazioni di esponenti americani del settore tecnologico-musicale sulle quali vi e’ molto da discutere. Il vicepresidente della EMI (una delle cinque maggiori case discografiche mondiali), Ted Cohen, ha affermato recentemente che c’e’ bisogno di prodotti di DRM che permettano alla gente di non sentire mai il muro della sicurezza e della protezione tecnologica eccessiva.
Questa posizione segue di poco un’altra importante affermazione di Philip Bond, sottosegretario al commercio per la tecnologia negli USA. Quest’ultimo ha comunicato, in occasione di un’udienza governativa, il proprio desiderio di voler vedere un “consistente, affidabile e possibile livello di legittima protezione del copyright”.
Quello che emerge chiaramente dalle opinioni di entrambi i soggetti citati e’ una nuova visione delle modalita’ di utilizzazione e finalizzazione dei sistemi di DRM. Non piu’, dunque, una lotta fra copyright e pirateria, come una sorta di guerra eterna fra il bene e il male, ma un modo “equilibrato” di affrontare un problema di recente nascita.
Per una corretta gestione dei diritti d’autore, infatti, e’ necessario si’ utilizzare accorgimenti tecnici di nuova generazione, ma e’ importante non dimenticare le esigenze dei consumatori, i quali sono i diretti acquirenti delle opere dell’ingegno.
Per esempio, soluzioni come quelle di “Palladium” della Microsoft (una sorta di computer che non puo’ essere utilizzato con software non regolarmente licenziato) mettono a dura prova disposizioni normative sulle c.d. libere utilizzazioni (si veda il capo V della l. 633/41), rendendo sempre piu’ distante la comunicazione fra i produttori di opere dell’ingegno e gli utenti.
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