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GAMES: Piena crisi istituzionale in Grecia sui videogiochi

18 Settembre 2002 Commenta

E’ piena crisi istituzionale in Grecia sui videogiochi. Una corte di Tessalonica ha infatti archiviato il procedimento contro due proprietari di Internet Cafe’ accusati di aver violato una legge che vieta i videogames. Gli imputati rischiavano una condanna a tre mesi di reclusione e 5 mila dollari di multa ciascuno, nonche’ il ritiro della licenza.
“Siamo completamente soddisfatti, e quelli che hanno subito questo caso fin dall’inizio sono vendicati”, ha commentato Dimitris Karanassios, portavoce dell’unione degli Internet Cafe’.


Pisa – In Grecia, chi gioca con un videogame potrebbe finire direttamente in prigione.
Il governo greco, al fine di fermare le scommesse illegali, ha vietato l’utilizzo di qualsiasi gioco elettronico in tutto il Paese, inclusi i giochi per computer, console portatili e telefoni cellulari.
La legislazione era stata approvata a luglio. Con lo scopo di porre fine alle scommesse illegali, il Parlamento di Atene aveva messo al bando qualunque tipo di dispositivo elettronico finalizzato all’intrattenimento vietandone l’utilizzo sia in pubblico che in privato.
Il riferimento e’ alla Legge 3037 del 2002, approvata il 30 luglio all’unanimita’ dal Parlamento greco.

Secondo alcune fonti, in realta’, si tratta di un provvedimento voluto per combattere il gioco d’azzardo e in quanto tale proibisce soltanto i giochi d’azzardo via Internet – ad esempio, Casino’ Online, Videopoker, Scacchi Ondine -.
Tuttavia, il modo in cui la legge e’ stata formulata non e’ molto chiaro, dato che, secondo alcune indiscrezioni trapelate da persone residenti in Grecia, gli Internet Cafe’ sarebbero addirittura stati chiusi.

Secondo altre fonti, sarebbero esclusi da tale sanzione i videogiochi per uso privato e piu’ precisamente di uso domestico.

Se cosi’ non fosse, l’adozione di una misura cosi’ drastica rivelerebbe l’incapacita’ dell’esecutivo di distinguere innocui video games dal gioco d’azzardo vero e proprio. Senza tacere, poi, che la legge non intacca il proficuo regno dei sette casino’ attualmente attivi in Grecia, le scommesse sulle corse dei cavalli e le migliaia di club dove si puo’ tranquillamente continuare a giocare a carte.

Da qui il carattere esemplare della causa promossa dinanzi all’autorita’ giudiziaria greca, la quale non ha mancato di stabilire che la norma e’ da considerarsi incostituzionale, scagionando cosi’ gli imputati e dimostrando altresi’ che tale legge, probabilmente approvata troppo velocemente, presenta un non indifferente carattere discriminatorio.
Sicuramente, entro certi limiti, la censura e’ anche utile, sia pure non condivisibile, ma deve essere comunque intesa come un’indicazione, un consiglio che viene dato all’utente finale e non un veto assoluto.
Proiettando in particolare all’Italia quanto sopra osservato, sovviene la proposta di legge presentata in Senato nell’ottobre 1998, tesa a regolamentare la vendita in Italia dei videogiochi e con la quale si vietava la commercializzazione e la diffusione sul territorio italiano di giochi che, per loro natura e struttura, avessero comportamenti che, nella vita reale, sono vietati e sanzionati dal codice penale.

Seguendo questa logica aberrante, un gioco come Carmageddon, dove il giocatore, nei panni del pilota di una macchina da corsa, percorre dei circuiti stradali vari, in cui l’accumulo dei punti si ottiene investendo ed uccidendo pedoni ed animali e distruggendo le macchine dei concorrenti, dovrebbe essere vietato, posto che comporta tutta una serie di reati, quali guida pericolosa, strage, omicidio plurimo premeditato e volontario, maltrattamento di animali.

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