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Diritti Radiofonici Su Internet E WebCasters

24 Ottobre 2002 Commenta

New York, USA – Gia’ da diverso tempo, sono presenti in rete siti webdedicati alla diffusione telematica di stazioni radiofoniche. Pur offrendoun utile servizio a milioni di navigatori, questi soggetti, i c.d.webcasters, non erano in regola con i pagamenti dei relativi dirittimusicali ne’ agli artisti ne’ all’industria fonografica. Per tutelare idiritti degli artisti (secondo le disposizioni delle leggi sul copyright),dunque, lo scorso luglio il U.S. Copyright Office aveva richiesto alCongresso americano l’imposizione ai webcasters del pagamento della somma di1,40 dollari per canzone suonata in rete. La notizia ha ovviamente scosso ilmondo della radiofonia in rete e molti siti web hanno deciso di chiudere ilservizio per evitare richieste di pagamento delle major musicali. In questigiorni, pero’, il Congresso, dovendo decidere in merito all’applicazione diqueste tasse, non le ha approvate. Si e’ giunti, pertanto, a un accordo frai webcasters e le rappresentanze degli artisti e dell’industria fonografica,che vede l’obbligo di pagare 2.500 dollari (per ogni singolo sito) per idiritti di diffusione in rete. Questa somma – per quanto alta sia – e’ digran lunga inferiore rispetto alle decine di migliaia di dollari che moltisiti avrebbero dovuto pagare, secondo la precedente proposta fatta dal U.S.Copyright Office.

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Diritti Radiofonici su Internet e WebCasters

23 Ottobre 2002 Commenta

Giungono buone nuove per il mondo degli innumerevoli siti che diffondono musica radiofonica in rete. I webcasters dovranno pagare una somma inferiore a quella richiesta lo scorso luglio dalle lobbies dei titolari dei diritti d’autore.
In tal modo essi potranno continuare la propria attivita’ in piena legalita’, grazie a un accordo stipulato con le rappresentanze degli artisti e dell’industria fonografica.


New York, USA – Gia’ da diverso tempo, sono presenti in rete siti web dedicati alla diffusione telematica di stazioni radiofoniche. Pur offrendo un utile servizio a milioni di navigatori, questi soggetti, i c.d. webcasters, non erano in regola con i pagamenti dei relativi diritti musicali ne’ agli artisti ne’ all’industria fonografica.
Per tutelare i diritti degli artisti (secondo le disposizioni delle leggi sul copyright), dunque, lo scorso luglio il U.S. Copyright Office aveva richiesto al Congresso americano l’imposizione ai webcasters del pagamento della somma di 1,40 dollari per canzone suonata in rete.
La notizia ha ovviamente scosso il mondo della radiofonia in rete e molti siti web hanno deciso di chiudere il servizio per evitare richieste di pagamento delle major musicali.

In questi giorni, pero’, il Congresso, dovendo decidere in merito all’applicazione di queste tasse, non le ha approvate. Si e’ giunti, pertanto, a un accordo fra i webcasters e le rappresentanze degli artisti e dell’industria fonografica, che vede l’obbligo di pagare 2.500 dollari (per ogni singolo sito) per i diritti di diffusione in rete.
Questa somma – per quanto alta sia – e’ di gran lunga inferiore rispetto alle decine di migliaia di dollari che molti siti avrebbero dovuto pagare, secondo la precedente proposta fatta dal U.S. Copyright Office.

La vicenda della diffusione in rete di musica radiofonica fa emergere diversi aspetti di non chiara soluzione.

Come gia’ detto in precedenza, la richiesta da parte delle major musicali del pagamento dei relativi diritti e’ certamente lecito. Cio’ che contrasta con la realta’, invece, e’ l’applicazione pratica di una simile tassa. Questa dovrebbe essere pagata, infatti, da tutti i siti web che abbiano i propri server nel territorio americano. Qualora, infatti, un sito fosse “realmente” registrato su un computer posizionato in uno stato asiatico, per es., non dovrebbe essere sottoposto agli accordi intercorsi in territorio americano. Questa interpretazione, pero’, non e’ pacificamente accolta in dottrina (si veda, per es., Franceschelli, “Il contratto virtuale. Diritto del cyberspazio”, in Contratti, 1995, 569) e sarebbe pertanto necessario un intervento legislativo chiarificatore.

Un altro problema sollevato dall’applicazione di queste nuove tasse per i webcasters attiene alle modalita’ di ripartizione dei proventi fra i titolari dei diritti d’autore (cioe’ gli artisti). In teoria, il metodo migliore sarebbe quello di ottenere i dati reali sull’uso delle canzoni suonate nelle web radio e ripartirne con precisione i proventi fra coloro le cui canzoni sono state suonate. Poiche’ questo sistema non e’ praticabile sia per la complessita’ organizzativa sottostante sia per gli enormi sprechi di risorse umane, ci si affida a criteri piu’ “pratici”, che, pero’, devono seguire alcuni principi generali. Questi criteri, che sono stati autorevolmente stabiliti dalla Organizzazione Mondiale per la Proprieta’ Intellettuale (
www.wipo.org), sono sostanzialmente tre: gli autori devono ricevere le remunerazioni che effettivamente spettano loro, sulla base dell’uso attuale del proprio lavoro; dev’esserci un eguale trattamento dei soggetti titolari dei diritti d’autore; e devono esserci misure legislative e amministrative appropriate che dovrebbero semplificare sia il monitoraggio degli usi sia le attivita’ collettive svolte dalle organizzazioni di gestione.

Dunque, sta alle societa’ rappresentative degli artisti la scelta delle modalita’ piu’ appropriate per la distribuzione dei proventi derivanti da questa nuova forma di tassazione. Ci si augura solamente che gli esborsi provenienti dai webcasters vengano utilizzati in maniera equilibrata e che non vengano richieste ulteriori tasse, poiche’ – diversamente – assisteremo alla chiusura della maggior parte delle web radio presenti in Internet.

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