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E-GOVERNMENT: Nuove figure specialistiche per l’e-government

15 Ottobre 2002 Commenta

E’ indubbio che il piano d’azione sull’e-government predisposto dal Governo al fine di ottenere una piena e completa realizzazione necessita di specifiche figure professionali ed in particolare di tecnici e specialisti in grado di progettare, realizzare e gestire le infrastrutture e le tecnologie concepite per facilitare il dialogo tra le Pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini e favorire l’accesso veloce ai servizi ed alle informazioni. Le principali societa’ leader del settore Ict, tra cui Microsoft, hanno elaborato piani dedicati alla formazione di profili specifici nell’ambito delle nuove tecnologie legate alle esigenze di attuazione dei progetti di e-government.

Ormai gia’ da tempo si parla di informatizzazione dei pubblici uffici anche se tale concetto ha subito una naturale evoluzione: si e’ difatti passati dall’introduzione dei primi strumenti informatici atti a permettere un’efficiente gestione delle risorse documentali all’attuale fase di teleamministrazione e digitalizzazione delle attivita’ amministrative.
Nel corso di questi ultimi anni gli interventi legislativi e regolamentari, che hanno disciplinato l’intero sistema informatico della Pubblica Amministrazione, hanno sempre mirato ad assicurare al Governo ed all’intera Pubblica Amministrazione un patrimonio informativo pubblico organico e affidabile, a garantire a tutti i cittadini l’accesso on-line ai diversi servizi erogati dalle Pubbliche Amministrazioni, a collegare funzionalmente l’uso delle nuove tecnologie in ambito pubblico con una profonda riforma del modo d’essere e d’operare della Pubblica Amministrazione, a rafforzare l’assetto istituzionale della Pubblica Amministrazione nel settore informatico.

Come e’ noto questi sono gli obiettivi principali del Piano di e-government e la loro realizzazione non puo’ prescindere dal ricorso ad esperti di reti telematiche, di banche dati, di applicazioni tecnologiche innovative. In particolare l’esperto di tecnologie per i servizi base di e-government, secondo le indicazioni della stessa Microsoft, deve essere una figura di elevata competenza tecnica responsabile di valutare ed utilizzare le tecnologie piu’ idonee ad assicurare l’integrita’ e la provenienza dei documenti informatici. Questa figura professionale deve quindi conoscere in maniera approfondita la firma digitale con il sistema di crittografia a chiavi pubbliche, la marcatura temporale, le problematiche legate all’accesso ai servizi con carta elettronica, il funzionamento delle banche dati e dei meccanismi …

d’interoperabilita’ ed ancora tanti altri aspetti delle nuove tecnologie.

Il vero problema, che la stessa Microsoft sottovaluta, e’ rappresentato dalla rigidita’ dell’apparato statale che presenta caratteristiche funzionali (ed anche disfunzionali) che lo differenziano profondamente dal settore privato dei servizi. Esso e’ infatti regolato da disposizioni che quasi sempre hanno carattere di legge formale cui non e’ quindi possibile derogare, anche se la deroga consentirebbe di migliorare il funzionamento dell’ufficio.
Questa rigidita’ di struttura porta a conflitti fra realta’ e amministrazione. Infatti per tenere il passo con lo sviluppo generale della societa’, anche la Pubblica Amministrazione si avvale degli elaboratori elettronici ma, come l’esperienza del settore privato insegna, la razionalizzazione introdotta dall’automazione esige modifiche profonde della struttura aziendale. Ora, se da un lato la fusione di piu’ uffici, la creazione di nuovi servizi e perfino la ristrutturazione dell’intero flusso di dati non presenta problemi formali in un’impresa privata; dall’altro nella Pubblica Amministrazione le medesime operazioni divengono invece complicate perche’ ogni mutamento strutturale urta contro inderogabili prescrizioni legislative. A tal punto si potrebbe dire che vi sia uno sfasamento tra due forme di organizzazione sociale, e che l’evoluzione della Pubblica Amministrazione sia piu’ lenta dell’altra, l’organizzazione della societa’ civile; bisogna riconoscere, pero’, che anche nel settore della Pubblica Amministrazione e’ in corso un processo profondo di trasformazione (M. Iaselli, “Informatica Giuridica”, Napoli, 2002).

Condizione essenziale per il pieno sviluppo dell’e-government e’ che il procedimento amministrativo venga ridimensionato e convogliato secondo le nuove esigenze dell’automazione, che obbliga al rispetto di schemi rigidi e prefissati. E’ indubbio, difatti, che l’ Information and Communication Technology (I.C.T) anche nella P.A. italiana possa esprimere quelle potenzialita’ che consentono di ripensare i processi organizzativi ed i modelli di organizzazione del lavoro (pensiamo, in particolare, ai “workflow management system”, alla condivisione, attraverso opportuno middleware, di banche dati di amministrazioni diverse, ecc). I concetti e le tecniche del “process reengineering”, quindi, devono avere spazio nella nostra P. A. in quanto solo cosi’ potra’ crescere la consapevolezza della esigenza di coniugare l’innovazione tecnologica ed il cambiamento organizzativo.

In tale ottica, quindi, non sara’ necessario disporre di figure di elevata competenza tecnica, ma piu’ che altro sarebbe opportuno creare all’interno delle varie amministrazioni delle vere e proprie strutture formate da un nucleo di professionisti cresciuti all’interno della P.A. in grado di supportare un Ente nei progetti di reingegnerizzazione dei processi e di implementazione del cambiamento organizzativo.
 Bisogna, difatti evitare che la Pubblica Amministrazione affidi a soggetti ad essa estranei l’automazione dei propri compiti istituzionali, rimanendo sostanzialmente estranea alla creazione del software ed alle sue modificazioni. La conseguenza di tale prassi sarebbe la rinuncia dei funzionari pubblici all’esercizio dei propri compiti istituzionali i quali verrebbero illegittimamente delegati a privati che oltre a non offrire garanzie di continuita’, potrebbero venire a conoscenza di dati riservati o addirittura segreti.

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