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La Gestione Digitale Dei Diritti Non Garantisce Sicurezza

15 Ottobre 2002 Commenta

Bologna – Lo scenario cui molto probabilmente assisteremo nel futurodell’informatica e della Information Society sara’ dominato da una complessarete di meccanismi di licenza. Il personal computer, a quanto diconoMicroSoft e Intel (si veda il progetto Palladium di MS), diventera’ come unamacchina capace di circolare esclusivamente su binari predefiniti e -ovviamente – a pagamento. Qualunque cosa l’utente vorra’ fare (ascoltare unacanzone, installare l’ultima versione di un software applicativo, ecc.)sara’ subordinata al consenso dei c.d. “agenti DRM” (che saranno inclusiovunque, soprattutto, nell’hardware e nel software). Questi verificheranno,infatti, che qualunque contenuto noi vogliamo aprire sia stato licenziatolegalmente e venga fruito solo secondo le modalita’ per cui e’ stato creato.Sara’ la fine dell’open source, che non potra’ piu’ “girare” su hardwareproprietari (dato che, per es., anche i microprocessori saranno dotati diagenti DRM); sara’ la fine della nostra liberta’ di utilizzare un nostrobene (il pc) nelle modalita’ a noi piu’ congeniali; sara’ la fine, dunque,del diritto di non uniformarsi alla massa e di non cadere nellaglobalizzazione del pensiero.Tutte le maggiori case discografiche e software houses sono d’accordo,invece, nell’investire massicciamente in queste tecnologie di gestionedigitale dei diritti. Bisogna precisare, comunque, che questi grandi gruppiagiscono nel pieno della legalita’. Essi studiano come tutelare al meglio iprodotti coperti dal diritto d’autore e inventano quei mezzi tecnologici,quelle “difese tecniche” il cui aggiramento e’ sanzionato da moltissimelegislazioni nel mondo. A titolo esemplificativo, si citano il DigitalMillennium Copyright Act americano, la direttiva 2001/29/CE e la leggeitaliana n. 39/02 che delega il Governo ad attuare la citata direttiva.

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