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MICROSOFT: Mike Doyle puo’ metterla Ko

21 Novembre 2002 Commenta

Fra le tante cause instaurate contro la MicroSoft dalle piu’ svariate societa’ dell’informatica moderna, quella promossa da Mike Doyle, della Eolas Technology Inc., potrebbe eliminare definitivamente la supremazia MicroSoft sui web browser.


Bologna – Non e’ certo una novita’ che la MicroSoft sia al centro di medie o grandi cause giudiziarie che la vedono come convenuta per violazione di qualche norma brevettuale. Si ricordano, infatti, le cause promosse da America OnLine, Sun e, da ultimo, la recente vertenza – appena chiusasi – con alcuni Stati americano per violazione delle leggi antitrust.
Da tutte queste controversie, sostanzialmente, la societa’ di Redmond e’ uscita indenne, pur suscitando le ire di una grossa fetta di utenti e di produttori.
E’ di questi giorni la notizia che e’ stata radicata un’altra causa giudiziaria per violazione di un brevetto appartenente alla societa’ Eolas Technology Inc. Il leader dell’azienda e’ Mike Doyle che promette una dura battaglia legale contro il potente Bill Gates. Il processo (che dovrebbe entrare nel vivo la prossima primavera) sta assumendo caratteristiche molto interessanti.
In primo luogo, Mike Doyle afferma di non voler chiedere alla MicroSoft soltanto il denaro per il risarcimento dei danni subiti dalla violazione in oggetto, ma chiedere alla giuria (che dovra’ decidere sul caso) di considerare la propria vicenda non dal punto di vista della MicroSoft, ma dalla propria visuale.
In secondo luogo, il brevetto che si presume violato dalla software house numero uno al mondo riguarda l’uso di un algoritmo che consente la comunicazione dinamica e bidirezionale fra un’applicazione nascosta in una pagina web e un’applicazione esterna: in poche parole, il funzionamento del browsing in generale.

La MicroSoft dovra’ realmente temere una controversia di tal genere o sara’ solo l’ennesima azione di disturbo per un colosso inviso a molti ?

Come gia’ commentato in precedenza , il sistema del collegamento fra pagine web e il relativo sistema di controlli presenti nelle pagine web e’ da tempo al centro di aspre guerre giudiziarie. Si fa riferimento in particolare al processo radicato dalla British Telecom di far valere il proprio brevetto di link sullo ISP americano Prodigy. Fortunatamente per tutti gli utenti della rete, la richiesta e’ stata recentemente respinta dal Giudice Collen Mc Mahon.

Il caso giudiziario menzionato fa capire che se tutti i sistemi di controllo relativi alle pagine web venissero giudicati relativi a un brevetto depositato, l’intera struttura del browsing sarebbe di esclusivo appannaggio della societa’ titolare del relativo brevetto. Non piu’, dunque, un servizio “pubblico”, semplicemente subordinato all’uso di un apposito browser, ma un circuito “proprietario” non liberamente fruibile da tutti, se non al prezzo di una royalty.
A questo scenario catastrofico (se cosi’ si puo’ definire), comunque, si prospetta recentemente una soluzione positiva. Il World Wide Web Consortium, infatti, ha dichiarato negli scorsi giorni di voler inaugurare una nuova policy, in base alla quale tutti gli standard della rete saranno open source.
La bozza di questa policy e’ tuttora al vaglio dei commenti all’interno della mailing list del W3C, dopo di che sara’ definitivamente resa nota la versione finale.

Vittoria dell’open source ?

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