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DIRITTO D’AUTORE: Quanto Mi Costi?

11 Dicembre 2002 Commenta

Pittsburg, USA – Il pagamento dei diritti d’autore relativo alle canzoni e’da molti visto come una “tassa” dalla quale e’ difficile esentarsi. Ilmotivo di questa generale opinione risiede nella particolare onerosita’ ditale corresponsione. Effettivamente, le licenze che si devono pagare perpoter fruire delle melodiose opere dell’ingegno sono particolarmente alte, acausa sia della complessita’ nella gestione dei diritti d’autore sia deinumerosi pagamenti da effettuare (per essere nel pieno della legalita’secondo l’ordinamento giuridico italiano, infatti, non bisogna solo pagarela Siae, ma e’ necessario contrattare anche con le case discografiche -produttrici della relativa canzone, art. 72 l. 633/41 – e, se vi sonoartisti interpreti ed esecutori, che abbiano prestato la propria attivita’relativamente a quella data canzone, bisogna corrispondere anche a loro uncompenso, ai sensi dell’art. 73 della citata legge). L’elevato costo di cuisi parla si riflette anche nella fase sanzionatoria delle condotterealizzate in violazione delle norme di legge. Un esempio di cio’ si e’avuto di recente negli USA. A Pittsburg, infatti, un Giudice Federale hastabilito in piu’ di 1,2 milioni di dollari il risarcimento che la SESAC (ealtre quindici case discografiche) ha chiesto per la violazione delcopyright. La vicenda ha avuto origine con la diffusione non autorizzata dicanzoni sulle radio WLTJ-FM e WRRK-FM di Pittsburg. Un indennizzo esemplare,dunque, che funge da ennesimo monito per tutti coloro che non pagano lelicenze musicali. Si tratta, pero’, di una sentenza che deve far rifletteresul (forse esagerato) costo di tutto quello che circonda la gestione deidiritti d’autore.

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DIRITTO D’AUTORE: Quanto mi costi ?

11 Dicembre 2002 Commenta

Le licenze della Siae sembrano care? E’ costoso pagare le autorizzazioni alle case discografiche per i diritti di distribuzione delle canzoni? L’oneroso settore del pagamento dei diritti d’autore, oltre che in Italia, si fa sentire anche negli USA.


Pittsburg, USA – Il pagamento dei diritti d’autore relativo alle canzoni e’ da molti visto come una “tassa” dalla quale e’ difficile esentarsi. Il motivo di questa generale opinione risiede nella particolare onerosita’ di tale corresponsione.
Effettivamente, le licenze che si devono pagare per poter fruire delle melodiose opere dell’ingegno sono particolarmente alte, a causa sia della complessita’ nella gestione dei diritti d’autore sia dei numerosi pagamenti da effettuare (per essere nel pieno della legalita’ secondo l’ordinamento giuridico italiano, infatti, non bisogna solo pagare la Siae, ma e’ necessario contrattare anche con le case discografiche – produttrici della relativa canzone, art. 72 l. 633/41 – e, se vi sono artisti interpreti ed esecutori, che abbiano prestato la propria attivita’ relativamente a quella data canzone, bisogna corrispondere anche a loro un compenso, ai sensi dell’art. 73 della citata legge). L’elevato costo di cui si parla si riflette anche nella fase sanzionatoria delle condotte realizzate in violazione delle norme di legge.
Un esempio di cio’ si e’ avuto di recente negli USA. A Pittsburg, infatti, un Giudice Federale ha stabilito in piu’ di 1,2 milioni di dollari il risarcimento che la SESAC (e altre quindici case discografiche) ha chiesto per la violazione del copyright. La vicenda ha avuto origine con la diffusione non autorizzata di canzoni sulle radio WLTJ-FM e WRRK-FM di Pittsburg.
Un indennizzo esemplare, dunque, che funge da ennesimo monito per tutti coloro che non pagano le licenze musicali. Si tratta, pero’, di una sentenza che deve far riflettere sul (forse esagerato) costo di tutto quello che circonda la gestione dei diritti d’autore.
Differentemente dall’Italia, negli Stati Uniti d’America vi sono diverse societa’ che gestiscono i diritti di esecuzione delle opere musicali. Esse sono tre: ASCAP (American Society of Composers and Performers), BMI (Broadcast Musicians Incorporated)e SESAC (Society of European Stage Authors & Composers). Mentre le prime due societa’ citate amministrano rilevanti porzioni del mercato (la ASCAP rappresenta piu’ del 90% dell’intero settore), la SESAC gestisce un numero piu’ ridotto di titolari di diritti d’autore.

Essa venne fondata nel 1930, per consentire un’adeguata rappresentanza negli USA dei compositori europei. Inizio’ trattando musica prevalentemente gospel, ma, oggi, pur essendo la meno rilevante fra le tre performing-rights societies menzionate (e pur avendo una grandezza pari al 2% circa della ASCAP), puo’ vantare un ampio repertorio, che comprende differenti generi musicali.

Per quanto concerne le modalita’ di raccolta delle informazioni sull’esecuzione di un determinato brano musicale, le tre societa’ adottano differenti metodi. Mentre la ASCAP utilizza il sistema del sampling (vale a dire un metodo in base al quale vengono prese come punto di riferimento e di calcolo le visite in locali pubblici, ristoranti, bar, ecc. degli ispettori, che appuntano le informazioni sui brani musicali suonati e su questi dati si basano le ripartizioni dei proventi) e la BMI adopera gli elenchi di canzoni suonate dalle stazioni radiofoniche (le cc.dd. airplay logs), la SESAC, infine, data la minore ampiezza del proprio repertorio, non necessita di articolati sistemi di sampling e si avvale di un sistema passivo per distribuire le somme percepite, che fa affidamento sui titoli pubblicati in alcune riviste (come Billboard, R & R, The Gavin Report).

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