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INTERNET: Con l’euro primi esperimenti di e-democracy

30 Dicembre 2002 Commenta

Interessante iniziativa del sito Internet www.banconote.it che a seguito della proposta del ministro dell’Economia Giulio Tremonti di emettere banconote da un euro, ha lanciato un referendum aperto a tutti i cittadini con il quale gli elettori potranno dire se preferiscono avere ancora la moneta da 1 euro nel portaspiccioli, oppure se accoglierebbero volentieri nel portafoglio la banconota da un euro, che corrisponderebbe all’ incirca al vecchio biglietto da 2.000 lire. Per votare basta collegarsi a www.banconote.it/referendum/euro.

Napoli – L’iniziativa del sito
www.banconote.it puo’ essere considerata, anche se in forma embrionale, una prima timida applicazione di e-democracy anche se ancora non e’ pacifica, in dottrina, una definizione di tale termine.
Come e’ noto il piano di e-government ha come modello una Pubblica Amministrazione orientata all’utente, cittadino ed impresa, fornitrice di moderni servizi, creatrice di valore “pubblico”, con cui sia facile operare. Una Pubblica Amministrazione efficiente e trasparente nei suoi compiti e nel suo grande patrimonio informativo, fattore di innovazione e di competitivita’ per il Paese. La realizzazione di un tale modello di e-government poggia su moderne infrastrutture “abilitanti” che ne assicurano in modo efficiente e sicuro alcune funzionalita’ di base. Un sistema di e-government nei suoi sviluppi piu’ avanzati potra’, quindi, rappresentare anche un potente strumento di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, evolvendo verso modelli innovativi di e-democracy.

Ma per parlare di democrazia elettronica molti autori usano innanzitutto fare una distinzione tra e-democracy, e-government ed e-politics.
Per e-politics si intende l’utilizzo di Internet come strumento di gestione delle relazioni tra un soggetto politico ed i propri interlocutori strategici. Fare e-politics significa usare internet per informare, comunicare, interagire. Il vantaggio di internet e’ che esso consente di stabilire relazioni dirette, simmetriche, interattive, di qualita’ e a lungo termine tra gli interlocutori.
Per e-government si intende l’implementazione di servizi on-line finalizzati a migliorare l’efficienza delle transazioni fra cittadini, imprese e pubblica amministrazione.
Per e-democracy si fa riferimento in termini generali all’uso delle nuove tecnologie per aumentare il livello di trasparenza dei processi interni alla pubblica amministrazione e ai governi e per consentire ai cittadini di partecipare in modo piu’ attivo ai loro processi decisionali (democrazia diretta).

Ma tale definizione non puo’ ritenersi sempre sufficiente in quanto secondo molti autori (Costanzo) l’e-democracy puo’ essere intesa in diversi modi: come elettronica democratica grazie alla liberta’ dell’accesso alla Rete ed agli incentivi previsti per l’utilizzo delle infrastrutture relative; come democrazia nell’elettronica tenuto conto delle notevoli garanzie che la Rete offre alla liberta’ di espressione; come elettronica nella democrazia perche’ con la Rete e’ possibile avere degli strumenti che consentano un controllo ed anche delle decisioni democratiche; o infine si potrebbe fare riferimento ad uno scenario futuristico che aprirebbe le porte ad un nuovo costituzionalismo.

Un’altra impostazione dottrinale (Cuocolo) distingue, a proposito di e-democracy, tra cinque tipi di rapporto che possono esistere, in generale, tra tecnologia, corpo sociale e pubblici poteri: tra tecnologia e pubblici poteri; tra tecnologia e cittadini; tra pubblici poteri e cittadini, in senso monodirezionale (il cosiddetto e-government: si pensi alle reti civiche, alla possibilita’ di scaricare formulari da internet), monodirezionale inverso (si pensi ai sondaggi di opinione) e bidirezionale (la cosiddetta e-governance). Soltanto questi ultimi tre possono dirsi a pieno titolo forme di e-democracy, ma soltanto nell’ultimo caso si ha la forma piu’ compiuta di e-democracy e che si realizza al massimo grado nell’e-vote (o voto elettronico), ma anche, in misura minore nei forum di discussione sulle scelte politiche o di consultazione dei soggetti interessati da parte di autorita’ indipendenti.

Ma riguardo alla possibilita’ di attuare la democrazia diretta attraverso le nuove tecnologie, esistono in dottrina (Cuocolo) ancora molte perplessita’. Innanzitutto, si osserva che la democrazia diretta non sia un’istituto generale del nostro sistema costituzionale, che al contrario trova a suo fondamento la democrazia rappresentativa. Inoltre il voto elettronico di ogni elettore come dovrebbe essere considerato? Come espressione di una volonta’ generale che si sostanzi in una deliberazione conseguente a un dibattito oppure soltanto come una somma di volonta’ individuali?
Ma gli interrogativi da risolvere non finiscono qui: chi formulerebbe le questioni da sottoporre al voto? In altri termini chi si preoccuperebbe del calendario dei lavori? La votazione sarebbe davvero una votazione di soggetti consapevoli delle loro scelte, preparati sulla questione da decidere? Ed ancora vi sono altri problemi quali l’analfabetismo elettronico che potrebbe trasformare una democrazia diretta elettronica, di fatto, in un oligarchia; la necessita’ di standard di sicurezza per evitare i “brogli telematici”; la difficile trasparenza del voto telematico che potrebbe dar luogo ad inevitabili condizionamenti.

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