Rifiuti Tecnologici: Approvata La Direttiva
Bologna – Oltre al vetro, alla carta e alla plastica, gli Stati dell’Unione Europea si sono recentemente impegnati per avviare adeguati sistemi per il riciclaggio dei rifiuti hi-tech. Una lodevole iniziativa che, pero’, non affronta in alcun modo i problemi della privacy degli utenti. Le apparecchiature tecnologiche sono ormai diventate talmente diffuse da essere presenti in ogni nucleo familiare o ufficio (anche il piu’ piccolo). In particolare i computer sono talmente diffusi fra i cittadini europei da spingere il legislatore comunitario ad affrontare il problema del riciclaggio dei beni hi-tech. L’argomento, infatti, e’ realmente serio: ogni anno una buona parte del “parco macchine elettronico” delle nazioni europee (ma anche di tutti i Paesi industrializzati) viene modernizzato e, di conseguenza, una mole non indifferente di materiale elettrico viene buttato nei normali cassonetti. Purtroppo, ciascun elemento elettronico contiene una buona parte di componenti di piombo o di mercurio, che, se dispersi liberamente nell’ambiente, possono creare seri problemi di inquinamento. Ecco dunque che recentemente il Parlamento europeo ha approvato la prima direttiva sui rifiuti di “apparecchiature elettriche ed elettroniche”. Ora gli Stati membri hanno diciotto mesi di tempo per adottare la direttiva all’interno della propria legislazione (l’Italia e’ compresa fra gli Stati che vi hanno aderito). Le nuove regole per il riciclaggio dei tecno-rifiuti coinvolgono direttamente non solo i produttori, ma anche tutti gli utenti. I primi, infatti, saranno obbligati a riportare sempre il proprio marchio e la data di immissione nel mercato dei prodotti tecnologici e sono tenuti a organizzare e finanziare il sistema di recupero, raccolta e riciclaggio dei rifiuti hi-tech. I secondi, infine, sono chiamati a contribuire a questo nuovo progetto differenziando i rifiuti come gia’ si e’ soliti fare con altri materiali.
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