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Sicurezza elettronica internazionale: il punto

3 Dicembre 2002 Commenta

Dal 2 al 4 dicembre si e’ tenuto a Siena un importante convegno internazionale sulla sicurezza elettronica. Il convegno e’ stato organizzato dal Comune di Siena e dall’associazione internazionale Telecities in collaborazione con la Banca Monte dei Paschi di Siena. Telecities, nata nel 1996, comprende le citta’ maggiormente coinvolte sul fronte dell’innovazione tecnologica informatica, come Vienna, Francoforte, Amsterdam, Barcellona, Lisbona, Helsinki, Nizza, Londra, Berlino e Praga. Oltre a Siena, sono 25 le citta’ italiane che hanno aderito all’associazione. 

Siena – Nutrita la rappresentanza di ben 126 citta’ europee al convegno internazionale di Siena che deve gettare le basi per la futura progettazione dei sistemi di sicurezza nelle reti telematiche cittadine e delle strategie di difesa contro hacker, virus e qualsiasi minaccia all’integrita’ dei documenti, alle transazioni finanziarie ed al rispetto della privacy.
Come e’ noto a livello internazionale si sono avute importanti conferenze e convenzioni che hanno trattato il tema della sicurezza ed in senso piu’ ampio quello dei crimini informatici.
Si pensi, ad esempio, alla proposta di decisione-quadro del 19/04/02 del Consiglio dell’Unione Europea, alla comunicazione della Commissione europea del 6 giugno 2001 intesa a creare un’agenzia europea contro i crimini informatici, alla decisione n. 276/1999/CE del 25 gennaio 1999 del Parlamento Europeo che ha come oggetto la sicurezza delle reti telematiche e la tutela dei minori on line, alla Conferenza internazionale di Palermo che ha visto confrontarsi esperti informatici, esponenti delle forze di polizia, giuristi e studiosi di tutto il mondo sull’evoluzione del cybercrime e la convenzione di Budapest sul cybercrimine risalente ormai ad un anno fa, che in considerazione dei gravi reati commessi tramite la Rete, si e’ contraddistinta per la notevole severita’ che ha dato luogo a contestazioni anche da parte di autorevoli giuristi italiani e che sancisce la specializzazione legislativa e la cooperazione investigativa contro il crimine informatico.
Purtroppo, pero’, bisogna sottolineare che nonostante queste iniziative di carattere internazionale, poco e’ stato fatto in concreto per combattere in maniera efficace questa nuova forma di delinquenza specializzata che opera nel settore informatico e telematico. Addirittura la convenzione di Budapest rischia di rimanere senza efficacia in quanto per la sua effettiva entrata in vigore e’ necessaria la firma di cinque Stati (tre devono essere membri del Consiglio Europeo).

Solo in quel caso, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa avra’ il potere di obbligare gli altri Stati membri a ratificarne i contenuti e i principi. Purtroppo allo stato attuale, la Convenzione e’ stata ratificata solo dall’Albania.
Ed e’ un vero peccato, poiche’ la convenzione aveva precisato e definito importanti principi, prevedendo esplicitamente i reati contro la riservatezza e l’integrita’ dei dati, nonche’ la falsificazione informatica e la frode informatica.
Ampi spazi erano stati dedicati anche alla pornografia infantile ed al problema delle indagini stabilendo che ogni Stato deve dotarsi di leggi che obblighino la conservazione di dati informatici, la divulgazione rapida di dati di traffico, l’ingiunzione a produrre dati specifici. La stessa convenzione aveva previsto norme adeguate per rendere possibile la perquisizione, il sequestro, l’intercettazione di dati.
L’unica conseguenza interessante di tali iniziative di carattere internazionale e’ che molti governi hanno investito nella formazione di agenti specializzati nei servizi di prevenzione e nell’aggiornamento tecnologico. La polizia delle Comunicazioni e il Gruppo anticrimine tecnologico (Gat) della Guardia di Finanza rappresentano gli organismi voluti dal nostro paese in questo specifico settore.

Rimane, invece, fermo un aspetto preoccupante non solo del nostro paese, ma di tutta l’Europa, rappresentato dall’inadeguatezza dei sistemi legislativi, specie quelli sanzionatori, a fronteggiare questa nuova generazione di reati che costituiscono ormai una realta’ e non certo un’utopia.
La stessa Magistratura sta facendo largo uso, in questo periodo, di strumenti inadatti a contrastare gli illeciti on-line quali ad esempio il sequestro delle pagine web, particolarmente problematico sia per l’individuazione dell’effettivo responsabile (webmaster, provider, ecc.) che per i risultati ottenuti, considerata la facilita’ di riprodurre i contenuti delle pagine web sequestrate su altri siti mirror.

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