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Internet Al Servizio Del Crimine Organizzato.

9 Gennaio 2003 Commenta

Bologna – E’ in veloce incremento l’utilizzo di Internet da parte del crimine organizzato, quale mezzo per compiere reati. Dall’attacco alle torri gemelle di New York e’ apparso chiaramente che la velocita’ di comunicazione della rete e il suo anonimato sono alcuni fra gli strumenti che favoriscono la collaborazione su scala mondiale delle organizzazioni criminali. Questo e’ quanto emerge dalle recenti analisi condotte da diversi Paesi sul tema “e-crime”. Primi fra tutti e’ l’Inghilterra che alla fine dello scorso anno ha indetto il primo congresso sul tema e che continua a indirizzare le proprie forze repressive nei confronti dei crimini on-line. I vantaggi dell’utilizzo della rete per i criminali moderni sono davvero molteplici. In primo luogo, e’ l’anonimato ad attirare le simpatie delle organizzazioni criminali, che da sempre cercano metodi sicuri per comunicare in grande segretezza fra i membri (anche internazionali) delle proprie strutture associative. Altri elementi favorevoli sono la contestualita’ delle comunicazioni trasmesse in rete e la possibilita’, quindi, di creare strategie criminali internazionali in remoto e con un elevato livello di disgregazione dei centri operativi. Si sottolinea, inoltre, la capacita’ di modificare ed eliminare le prove dell’attivita’ criminale, mediante un adeguato monitoraggio delle comunicazioni inviate e ricevute. Il crimine organizzato trova dunque elevate opportunita’ di profitti con mezzi tecnologici che possono garantire bassi rischi di essere individuati dalle autorita’ inquirenti. Queste ultime, quindi, devono riuscire a utilizzare in maniera ottimale gli strumenti procedurali offerti dagli ordinamenti giuridici dei vari Paesi, per produrre prove utili al convincimento dei giudici. Ma questo non e’ sempre cosi’ semplice.

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Internet al servizio del crimine organizzato

9 Gennaio 2003 Commenta

E’ in veloce incremento l’utilizzo di Internet da parte del crimine organizzato, quale mezzo per compiere reati.
Dall’attacco alle torri gemelle di New York e’ apparso chiaramente che la velocita’ di comunicazione della rete e il suo anonimato sono alcuni fra gli strumenti che favoriscono la collaborazione su scala mondiale delle organizzazioni criminali.


Bologna – E’ in veloce incremento l’utilizzo di Internet da parte del crimine organizzato, quale mezzo per compiere reati. Dall’attacco alle torri gemelle di New York e’ apparso chiaramente che la velocita’ di comunicazione della rete e il suo anonimato sono alcuni fra gli strumenti che favoriscono la collaborazione su scala mondiale delle organizzazioni criminali.
Questo e’ quanto emerge dalle recenti analisi condotte da diversi Paesi sul tema “e-crime”. Primi fra tutti e’ l’Inghilterra che alla fine dello scorso anno ha indetto il primo congresso sul tema e che continua a indirizzare le proprie forze repressive nei confronti dei crimini on-line. I vantaggi dell’utilizzo della rete per i criminali moderni sono davvero molteplici.
In primo luogo, e’ l’anonimato ad attirare le simpatie delle organizzazioni criminali, che da sempre cercano metodi sicuri per comunicare in grande segretezza fra i membri (anche internazionali) delle proprie strutture associative. Altri elementi favorevoli sono la contestualita’ delle comunicazioni trasmesse in rete e la possibilita’, quindi, di creare strategie criminali internazionali in remoto e con un elevato livello di disgregazione dei centri operativi.
Si sottolinea, inoltre, la capacita’ di modificare ed eliminare le prove dell’attivita’ criminale, mediante un adeguato monitoraggio delle comunicazioni inviate e ricevute. Il crimine organizzato trova dunque elevate opportunita’ di profitti con mezzi tecnologici che possono garantire bassi rischi di essere individuati dalle autorita’ inquirenti.
Queste ultime, quindi, devono riuscire a utilizzare in maniera ottimale gli strumenti procedurali offerti dagli ordinamenti giuridici dei vari Paesi, per produrre prove utili al convincimento dei giudici. Ma questo non e’ sempre cosi’ semplice.


Si fa l’esempio, infatti, dei mezzi di ricerca della prova, elencati dal nostro codice di procedura penale agli artt. 244 e seguenti. In particolare l’art. 253 c.p.p. sui sequestri afferma che essi hanno a oggetto il corpo del reato e le cose pertinenti al reato.
Continua il secondo comma affermando che sono corpo del reato le cose sulle quali o mediante le quali il reato e’ stato commesso nonche’ le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo.
Le cose pertinenti al reato, invece, come afferma la dottrina sono le cose che, per la particolare relazione intercorrente fra cosa e reato, sembrano dotati di una specifica potenzialita’ probatoria (Siracusano).

Classico esempio di sequestro del corpo del reato e’ il sequestro dei computer utilizzati per compiere le attivita’ criminali. Il problema pratico connesso a questo mezzo di ricerca della prova e’ che il sequestro di un’intera macchina comporta per l’indagato notevoli danni economici, soprattutto perche’ cio’ che davvero interessa nella fase delle indagini e’ il contenuto delle memorie di massa del computer (hard disk e cd-rom utilizzati) e non la macchina in se’. Oltre a pregiudicare i diritti dell’indagato, pertanto, questa pratica comporta alcuni dubbi interpretativi non ancora univocamente risolti.
Secondo la definizione di corpo del reato riportata poco sopra, il sequestro dei dati informatici presenti nelle memorie del computer non sono pacificamente delle “cose” (come vuole il codice), bensi’ beni immateriali.
Questa problematica (in gran parte non ancora affrontata dalla giurisprudenza) genera molta incertezza soprattutto quando si constata quotidianamente che le organizzazioni criminali delinquono con sempre maggiore frequenza attraverso Internet ed e’ necessario opporvi inequivocabili strumenti di repressione.

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