Microsoft: Transige causa per un miliardo di dollari
E’ stata chiusa transattivamente un’altra controversia che vedeva la Microsoft citata in giudizio dai consumatori residenti nello Stato della California. La casa di Redmond era stata accusata di violare le norme anti-trust e di aver aumentato senza alcun criterio i prezzi dei propri software.
Seattle, USA – E’ stata chiusa transattivamente un’altra controversia che vedeva la Microsoft citata in giudizio dai consumatori residenti nello Stato della California. La casa di Redmond era stata accusata di violare le norme anti-trust e di aver aumentato senza alcun criterio i prezzi dei propri software.
La causa (intentata nel lontano 1999) era la piu’ grande fra quelle pendenti nei confronti della Microsoft. Infatti, la controversia vedeva come attori tutti quei consumatori e quei professionisti che avevano acquistato prodotti Microsoft (sistemi operativi, suite, elaboratori di testo, ecc.) fra il 18 febbraio 1995 e il 15 dicembre 2001. Durante lo svolgimento della vertenza giudiziaria, la software house numero uno al mondo ha proposto di distribuire a tutti i suoi utenti insoddisfatti alcuni buoni per acquistare computer desktop o laptop di qualunque marca e qualunque tipo di software da utilizzare con quelle macchine.
Lo scorso venerdi’, infine, si e’ avuta la conferma dello stanziamento di 1,1 miliardi di dollari per mettere la parola “fine” a questa annosa e complessa controversia. La cifra stabilita dovra’ cosi’ esaudire i 13 milioni di californiani insoddisfatti del servizio della Microsoft e, inoltre, servira’ a pagare tutte le parcelle degli avvocati degli attori coinvolti nella causa de quo. La societa’ di Redmond ha accettato di notificare questa decisione a tutti gli utenti californiani presenti nei propri database sia con i normali mezzi pubblicitari (giornali cartacei) sia creando un sito web ad hoc dove gli utenti possano interloquire al meglio con la software house. Due terzi dei profitti che non verranno ritirati dai diretti interessati saranno donati dalla Microsoft alle scuole californiane che maggiormente hanno bisogno di apparecchiature tecnologiche.
Da quanto emerge dalla notizia commentata supra e dalle altre cause giudiziarie intentate contro il gigante mondiale del software, la politica di Bill Gates e’ sicuramente quella di transigere il maggior numero di controversie pendenti. Questa tecnica non appare affatto insensata, dato che la casa di Redmond proprio con questo sistema e’ riuscita a chiudere complicate liti giudiziarie (in materia soprattutto di violazione delle norme anti-trust), che rischiavano di diventare davvero pericolose per l’assetto societario. Una fra tutte e’ quella intentata contro di lei da numerosi Stati americani, che si e’ risolta con un accordo fra la Microsoft e il Dipartimento di Giustizia americano.
Inoltre, oggi la societa’ di Gates deve cercare di concludere molte altre controversie in vari paesi: Arizona, Kansas, Sud Dakota, Nord Dakota, Minnesota, Iowa, Wisconsin, Tennessee, Mississippi, Florida, West Virginia, Montana, Nord Carolina, Massachusetts, Vermont e il Distretto della Colombia.
L’atteggiamento posto in essere dalla Microsoft, pero’, e’ stato criticato da numerosi soggetti internazionali. Si ritiene, infatti, che la transazione di numerose vertenze giudiziarie generi un riprovevole fenomeno di “giustizia a pagamento”. Non a torto, quindi, un esponente della Electronic Frontier Foundation, John Perry Barlow, ritiene che la potenza economica del gigante di Redmond possa costituire un ostacolo al normale iter giudiziario (soprattutto in materie di rilevante importanza internazionale come la giusta concorrenza fra le aziende).
Appare opportuna, dunque, un’ennesima riflessione in merito alla supremazia della casa di Redmond nei vari settori della vita economica mondiale.
Cio’ non vuol dire, pero’, fomentare atteggiamenti faziosi che criticano indiscriminatamente l’operato della Microsoft, ma dovrebbe essere lo spunto, invece, per ponderare quali siano le esigenze da tutelare caso per caso.
E’ evidente, infatti, che il pagamento di (elevate) cifre di denaro nei confronti di consumatori non soddisfatti, e’ da considerarsi (seppur fra le numerose critiche) anche una feconda politica di fidelizzazione della clientela, che – in tal modo – tutela efficacemente le esigenze degli utenti: scopo perseguito coerentemente da numerose legislazioni nazionali.
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