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Sanita’ on line: C’e’ ancora molto da fare

16 Gennaio 2003 Commenta

Secondo una ricerca statistica denominata “Health.net” condotta da Stefano Baraldi e Massimo Memmola, ricercatori del Cerismas (Centro ricerche e studi in management sanitario) dell’Universita’ Cattolica di Milano, il 53% delle strutture sanitarie italiane non figurano in alcun modo in Rete e sfruttano complessivamente appena il 10% delle sue potenzialita’.
Le aziende pubbliche nel 78% dei casi sono titolari di un dominio web, mentre solo il 30% delle strutture private hanno un proprio sito.
La ricerca ha assunto come campione ben 1002 strutture sanitarie tra Asl, aziende ospedaliere, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, Policlinici universitari, strutture private. In totale sono stati esaminati 473 siti italiani a cui si sono aggiunti 121 siti esteri per effettuare un confronto di carattere internazionale che ha visto un’Europa, compresa l’Italia, decisamente in ritardo rispetto agli Usa ed al Canada.

Napoli – L’indagine statistica condotta dal Cerismas evidenzia, quindi, ancora una volta una situazione difficile della sanita’ on line che, a parere del sottoscritto, non deve essere vista con riferimento solo alla presenza specifica in rete (che comunque, per le strutture private e’ molto scarsa) ma principalmente, avendo come indicatori: la quantita’ e qualita’ dell’informazione, la visibilita’, la fruibilita’ e la funzionalita’ dei servizi offerti on line.
Purtroppo l’85% dei siti esaminati si limita a dare informazioni, mentre solo l’11% dei siti consente di effettuare transazioni come prenotazioni di visite e ricoveri, ritiro dei referti, pagamenti.
 In effetti, gia’ il 13 marzo 2001 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ritenne opportuno, riconoscendo l’importanza dell’argomento, emanare una specifica direttiva avente per oggetto le linee guida per l’organizzazione, l’usabilita’ e l’accessibilita’ dei siti Web delle Pubbliche Amministrazioni.
La circolare era indirizzata a chiunque all’interno delle indicate Pubbliche Amministrazioni avesse responsabilita’ collegate alla progettazione, realizzazione e manutenzione di sistemi informativi basati sulle tecnologie del Web e si poneva sicuramente in linea con il piano di azione di e-Government.
In seguito e per l’esattezza il 30 maggio 2002 la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri, su input del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie ha emanato una direttiva che, in linea con quanto fissato dalla precedente direttiva del 13 marzo 2001, definisce i criteri di accessibilita’, usabilita’ ed efficacia ai quali i siti della P.A. dovranno attenersi per conseguire il nuovo dominio “.gov.it”.

Ma tutti questi provvedimenti mirano ad un unico obiettivo e cioe’ al passaggio da una staticita’ dell’informazione, assai diffusa, ad un utilizzo dinamico delle risorse che la rete offre. In altre parole e’ necessario il passaggio, da un sito puramente informativo – anche se accurato ed autorevole – ad un sito che, accanto all’informazione, offra una sorta di interattivita’, in poche parole la partecipazione dell’utente ad un qualche processo, dal piu’ semplice al piu’ complesso.
Tale esigenza sul fronte dell’e-sanita’ diventa prioritaria in considerazione della delicatezza degli argomenti trattati.
Nonostante, quindi, il quadro non proprio eccezionale e’ opportuno segnalare che qualcosa su questo fronte si sta muovendo e da quest’anno presso il Secondo Ateneo di Napoli e’ iniziato il primo dottorato in metodologie di analisi e progettazione di sistemi per l’e-sanita’.
Sara’, quindi, possibile progettare nuovi software per importanti applicazioni nel campo della telemedicina e delle trasmissioni dei dati sanitari. Inoltre, sempre la Seconda Universita’ di Napoli avviera’ dal prossimo anno accademico un master biennale di II livello, finanziato dal Miur, per studiare piattaforme di telemedicina ed e-learning.
Anche l’Unione Europea ha compreso l’importanza della sanita’ on line e in una comunicazione, emanata dalla Commissione Ue a meta’ dicembre e varata dai Ministri della Salute europei riuniti per il Consiglio Ue della Sanita’, e’ stata lanciata la proposta della creazione di una sorta di “bollino di qualita’ europeo” per tutti i siti web del vecchio continente di carattere sanitario. Ai fini dell’acquisizione di tale bollino sono stati previsti sei requisiti: trasparenza ed onesta’; autorevolezza; privacy e protezione dei dati; aggiornamento delle informazioni; affidabilita’ ed accessibilita’.

Si sottolinea, tra tali requisiti, la particolare rilevanza della privacy, che in materia di dati sanitari e quindi estremamente sensibili, deve essere tutelata con incisivita’, come del resto prevede la nostra normativa.

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