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SPAM: Solo Negli USA Costa 9 Miliardi Di Dollari

16 Gennaio 2003 Commenta

New York, USA – I costi dello spamming stanno raggiungendo cifre davveroastronomiche per le comunita’ virtuali. Solo negli USA e’ stato calcolatoche le lettere non sollecitate inviate in tutto il 2002 sono costate 9miliardi di dollari. Il calcolo e’ stato effettuato dalla societa’ dianalisi e statistiche Ferris Research negli scorsi giorni. Per giungere alrisultato menzionato, la Ferris ha analizzato tre aree in particolare:perdita di produttivita’ lavorativa; consumo di banda e di altre risorsetecnologiche; uso dei supporti tecnici. Dividendo la cifra miliardaria peril numero di navigatori americani, si ottiene che il costo pro capite almese e’ di dieci dollari circa. Una cifra davvero ragguardevole. Gli accountdi posta elettronica maggiormente colpiti sono quelli dei piu’ grandiprovider gratuiti come MSN, Hotmail e Yahoo!. La ricerca ha calcolato che il30 % di tutte le e-mail inviate attraverso ISP americani sono spam e che gliaccount di posta delle societa’ presenti in rete sono bombardati da spampari al 15%-20% dell’intero carteggio virtuale ricevuto. Quello che chiedonoi navigatori americani e’ la creazione di difese legislative contro ilproliferarsi di un fenomeno che non accenna a diminuire. In Italia,comunque, siamo gia’ un passo in avanti, poiche’ la possibilita’ diricorrere al Garante c.d. della privacy crea importanti precedenti di cuigli spammers dovrebbero tener conto.

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SPAM: Solo negli USA costa 9 miliardi di dollari

13 Gennaio 2003 Commenta

I costi dello spamming stanno raggiungendo cifre davvero astronomiche per le comunita’ virtuali. Solo negli USA e’ stato calcolato che le lettere non sollecitate inviate in tutto il 2002 sono costate 9 miliardi di dollari.


New York, USA – I costi dello spamming stanno raggiungendo cifre davvero astronomiche per le comunita’ virtuali. Solo negli USA e’ stato calcolato che le lettere non sollecitate inviate in tutto il 2002 sono costate 9 miliardi di dollari.
Il calcolo e’ stato effettuato dalla societa’ di analisi e statistiche Ferris Research negli scorsi giorni. Per giungere al risultato menzionato, la Ferris ha analizzato tre aree in particolare: perdita di produttivita’ lavorativa; consumo di banda e di altre risorse tecnologiche; uso dei supporti tecnici. Dividendo la cifra miliardaria per il numero di navigatori americani, si ottiene che il costo pro capite al mese e’ di dieci dollari circa.
Una cifra davvero ragguardevole. Gli account di posta elettronica maggiormente colpiti sono quelli dei piu’ grandi provider gratuiti come MSN, Hotmail e Yahoo!.
La ricerca ha calcolato che il 30 % di tutte le e-mail inviate attraverso ISP americani sono spam e che gli account di posta delle societa’ presenti in rete sono bombardati da spam pari al 15%-20% dell’intero carteggio virtuale ricevuto.
Quello che chiedono i navigatori americani e’ la creazione di difese legislative contro il proliferarsi di un fenomeno che non accenna a diminuire.
In Italia, comunque, siamo gia’ un passo in avanti, poiche’ la possibilita’ di ricorrere al Garante c.d. della privacy crea importanti precedenti di cui gli spammers dovrebbero tener conto.


Grazie all’entrata in vigore della legge 675/96, infatti, e’ possibile tutelare il trattamento non autorizzato del proprio indirizzo e-mail.
Poiche’ quest’ultimo rappresenta un “dato personale” (art. 1, c. 2, lett. c) della legge c.d. sulla privacy), ogni qual volta esso venga utilizzato senza il nostro preventivo consenso ci vengono forniti efficaci strumenti di tutela.

Uno di questi e’ il ricorso al Garante della privacy. Tale sistema – comntemplato dall’art. 29 della legge – e’ esperibile pero’ osservando determinati requisiti. Innanzitutto, prima di presentare il ricorso e’ necessario che siano trascorsi cinque giorni dalla richiesta che noi avremo dovuto preventivamente inviare al responsabile dell’accaduto.
In secondo luogo, la presentazione del ricorso rende improponibile un’ulteriore domanda davanti all’autorita’ giudiziaria fra le stesse parti e il medesimo oggetto (c. 2). 

Una volta acquisite le necessarie informazioni, poi, il Garante, se ritiene fondato il ricorso, ordina al titolare e al responsabile del trattamento dei dati personali la “cessazione del comportamento illegale”. Se il Garante pero’ non si pronuncia trascorsi venti giorni dalla proposizione del ricorso, questo s’intende rigettato.
Siamo di fronte, dunque, a uno strumento alquanto snello nella procedura e veloce nella risoluzione delle controversie. Bisognerebbe pertanto utilizzarlo piu’ spesso, anche se non si potranno vantare risarcimenti milionari (di solito il “danno da spamming” si aggira sui 250 euro).

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