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Microsoft: E' Il Momento Di Chiedere Il Risarcimento Dei Danni ?

26 Febbraio 2003 Commenta

Lodi – E’ risaputo che il software gestionale non puo’ essere, quasi mai, rilasciato privo di errori, in quanto non e’ possibile prevedere, in modo esaustivo, una casistica cosi’ complessa. Ne consegue che la validita’ di un fornitore di programmi gestionali, rispetto agli altri, si misura anche per la velocita’ nel porre rimedio agli errori e nonostante cio’, quando si verificano, succede il “finimondo”. E’ quanto e’ stato diffuso in una nota a cura dell’ufficio stampa di Zucchetti: per contro, la dottrina sostiene che chi realizza software di produttivita’ individuale e software di base (come quelli di Microsoft) deve rilasciarli esenti da errori e soprattutto sicuri, in quanto non esiste alcuna scadenza che obbliga il produttore a rilasciare i programmi entro una determinata data. I media scrivono che sembra che la recente e nefasta propagazione del virus SQHell si e’ verificata perche’ gli hacker hanno trovato un “punto debole”, dal punto di vista della sicurezza, nel programma “SQL Server” di Microsoft. I danni cagionati in tutto il mondo sono incalcolabili e un esempio lo possiamo trarre da quanto e’ capitato alle Poste Italiane che a causa di questo virus informatico non hanno potuto erogare, per diverse ore, i propri servizi. Analizzando il contratto che regola la licenza d’uso del programma “Microsoft SQLServer” – secondo Domenico Zucchetti, presidente della nota software house italiana – rileviamo che contiene una clausola di vendita sintetizzabile in una formula tipo “cosi’ com’e'”; cio’ significa che la societa’ di Redmond non presta alcun tipo di garanzia al licenziatario, ne’ si assume o riconosce responsabilita’ alcuna per danni derivanti dall’utilizzo del prodotto in questione, compresi gli eventuali danni incidentali ed indiretti. Va ricordato pero’ che il nostro Codice Civile, in questo ed in casi analoghi, a tutela del contraente, pone un limite alla liberta’ contrattuale delle parti, vietando che possa preventivamente escludersi la responsabilita’ del debitore contraente nei casi di “dolo o colpa grave” imponendo, in tali circostanze, il risarcimento dei danni. Ovviamente cio’ deve essere riconosciuto da chi ha cagionato il danno oppure dal Gudice. Pertanto la norma supera qualsiasi regolamentazione pattizia tra le parti, ivi comprese, ovviamente, le deliberatorie sottoscritte dagli utenti a favore del fornitore (nel nostro caso Microsoft). A supporto da quanto previsto dal nostro Codice Civile ci sono anche norme speciali in materia di danni causati dall’uso di sistemi informatici. I sistemi informatici (ed il software) sono cosi’ essenziali e la scarsa funzionalita’ cosi’ dannosa che, in molti Istituti normativi, gli stessi vengono equiparati alle “attivita’ pericolose” (si veda, ad esempio, la normativa sulla Privacy). In questo specifico caso, il Giudice non dovrebbe solo constatare se il danno e’ stato causato da software, ma anche se “Microsoft ha fatto di tutto per evitare il danno”. Ricordando la visita a Roma di Bill Gates e in riferimento a quanto capitato alla Poste Italiane a causa del virus SQHell, non e’ sfuggito che Gates ha passato qualche minuto del suo preziosissimo tempo anche con i massimi dirigenti delle Poste Italiane. Bene ! Credo che Gates, in occasione del rendez-vous con i dirigenti delle Poste Italiane, non abbia ricevuto solo applausi ossequiosi e benemerenze, come invece e’ avvenuto durante gli altri appuntamenti dove e’ stato ricevuto con un trattamento da capo di stato estero di alto livello. Forse qualcuno ha davvero cominciato a chiedere il risarcimento dei danni ?]]>

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Microsoft: E’ Il Momento di chiedere il risarcimento dei danni!

26 Febbraio 2003 Commenta

Lodi – E’ risaputo che il software gestionale non puo’ essere, quasi mai, rilasciato privo di errori, in quanto non e’ possibile prevedere, in modo esaustivo, una casistica cosi’ complessa.
Ne consegue che la validita’ di un fornitore di programmi gestionali, rispetto agli altri, si misura anche per la velocita’ nel porre rimedio agli errori e nonostante cio’, quando si verificano, succede il “finimondo”.
Tanto e’ stato diffuso in una nota a cura dell’ufficio stampa di Zucchetti.
Per contro, la dottrina sostiene che chi realizza software di produttivita’ individuale e software di base (come quelli di Microsoft) deve rilasciarli esenti da errori e soprattutto sicuri, in quanto non esiste alcuna scadenza che obbliga il produttore a rilasciare i programmi entro una determinata data.
I media scrivono che sembra che la recente e nefasta propagazione del virus SQHell si e’ verificata perche’ gli hacker hanno trovato un “punto debole”, dal punto di vista della sicurezza, nel programma “SQL Server” di Microsoft.
I danni cagionati in tutto il mondo sono incalcolabili e un esempio lo possiamo trarre da quanto e’ capitato alle Poste Italiane che a causa di questo virus informatico non hanno potuto erogare, per diverse ore, i propri servizi.
Analizzando il contratto che regola la licenza d’uso del programma “Microsoft SQLServer” –secondo Domenico Zucchetti, presidente della nota software house italiana – si rileva che contiene una clausola di vendita sintetizzabile in una formula tipo “cosi’ com’e’”; cio’ significa che la societa’ di Redmond non presta alcun tipo di garanzia al licenziatario, ne’ si assume o riconosce responsabilita’ alcuna per danni derivanti dall’utilizzo del prodotto in questione, compresi gli eventuali danni incidentali ed indiretti.

Va ricordato pero’ che il nostro Codice Civile, in questo ed in casi analoghi, a tutela del contraente, pone un limite alla liberta’ contrattuale delle parti, vietando che possa preventivamente escludersi la responsabilita’ del debitore contraente nei casi di “dolo o colpa grave” imponendo, in tali circostanze, il risarcimento dei danni.
Ovviamente cio’ deve essere riconosciuto da chi ha cagionato il danno oppure dal Gudice.

Pertanto la norma supera qualsiasi regolamentazione pattizia tra le parti, ivi comprese, ovviamente, le deliberatorie sottoscritte dagli utenti a favore del fornitore (nel nostro caso Microsoft).
A supporto da quanto previsto dal nostro Codice Civile ci sono anche norme speciali in materia di danni causati dall’uso di sistemi informatici. I sistemi informatici (ed il software) sono cosi’ essenziali e la scarsa funzionalita’ cosi’ dannosa che, in molti Istituti normativi, gli stessi vengono equiparati alle “attivita’ pericolose” (si veda, ad esempio, la normativa sulla Privacy).
In questo specifico caso, il Giudice non dovrebbe solo constatare se il danno e’ stato causato da software, ma anche se “Microsoft ha fatto di tutto per evitare il danno”.
Anche se il solo fatto di aver appurato che il difetto era nell’architettura del software costituirebbe, a nostro parere, motivo di condanna. Ma non e’ tutto!
Su Clarence
scopriamo che gli eventuali “buchi” nei programmi di Microsoft non verranno comunicati prima di trenta giorni dallo loro scoperta; la motivazione ?
La “lotta al terrorismo”, infatti da tempo la Microsoft, la Internet Security System, Foundstone e altre aziende hanno ufficializzato un’intesa per limitare le informazioni relative alla vulnerabilita’ dei rispettivi software.
In base a questi accordi, nel quadro della lotta al terrorismo post 11 settembre, le falle vengono comunicate al pubblico entro trenta giorni dalla loro scoperta.
Come conseguenza del terrorismo questi accordi permettono a Microsoft di occultare i propri errori e di correggerli entro 30 giorni, anche se questi sono stati alcune volte denunciati prima del termine dei 30 giorni da programmatori indipendenti che, avendo riscontrato bugs pericolosi, li hanno resi pubblici in rete.
Continuando nella lettura di Clarence, scopriamo che la percezione di un’affidabilita’ non totale ha gia’ spinto fuori Windows numerosi clienti, fra gli enti pubblici tedeschi (Bunderswehr in testa) passati a Linux per <<ragioni di sicurezza>>.
Numerose sono le testimonianze relative alle imperfezioni delle soluzioni Microsoft, ma, nonostante questo, nessuno sembra aver voglia di trovare una soluzione a questa situazione precaria e pericolosa o chiedere il risarcimento dei danni subiti, anche se molti rilevano, in questo atteggiamento, anche una deprecabile attivita’ di censura.

Ricordando infatti la visita a Roma (del 31 gennaio scorso) di Bill Gates e in riferimento a quanto capitato alla Poste Italiane a causa del virus SQHell, non e’ sfuggito che Gates ha passato qualche minuto del suo preziosissimo tempo anche con i massimi dirigenti delle Poste Italiane.
Bene !
Credo che Gates, -contimua Zucchetti- in occasione del rendez-vous con i dirigenti delle Poste Italiane, non abbia ricevuto solo applausi ossequiosi e benemerenze, come invece e’ avvenuto durante gli altri appuntamenti dove e’ stato ricevuto con un trattamento da capo di stato estero di alto livello.
Forse qualcuno ha davvero cominciato a chiedere il risarcimento dei danni ?
I media hanno comunicato la visita di Gates in Italia come un semplice invito a partecipare ad una conferenza sulla globalizzazione o come un casuale fatto di cronaca e, al massimo, una divertente curiosita’.
Come si spiega pero’ tanta reverenza verso un personaggio che rischia di mettere in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro in Italia ?
Ci sono forse altri interessi che giustificano la visita di Bill Gates al nostro Paese ?

Al momento nessuno parla di danni e relativi risarcimenti, circolano invece voci su eventuali appalti nel settore “scuola” e nella pubblica amministrazione in generale che potrebbero essere affidati proprio a Bill Gates !

Ci chiediamo, conclude Zucchetti- perche’ le aziende, la pubblica amministrazione e i privati cittadini non prestino piu’ attenzione (nelle loro scelte) ai software italiani, visto che, tra l’altro, (proprio perche’ realizzati in “loco”) sono in grado di rispondere in modo piu’ adeguato e veloce alle molteplici e complicate esigenze organizzative e legislative del nostro Paese.

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