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E-government: Se per Stanca l’Italia è ai primi posti per l’ONU e’ indietro.

11 Novembre 2003 Commenta

Ennesima delusione derivante dal rapporto ONU che ci relega nelle posizioni di rincalzo nel campo dell’e-participation: l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha infatti  presentato uno studio sullo sviluppo dell’e-government nel mondo, “Rapporto mondiale 2003 nel settore pubblico – L’ e-government all’incrocio di piu’ strade” nel quale ha valutato le innovazioni di servizio e di processo realizzate dalle Pubbliche Amministrazioni mediante l’utilizzo di tecnologie ICT (Information and Communication Technologies).
Lo studio ONU ha individuato i Paesi piu’ avanti nello sviluppo dell’amministrazione pubblica elettronica: quelli che gia’ permettono di poter effettuare i pagamenti delle imposte online, per esempio, o quelli che usano il Web per proporre questionari Internet agli utenti sulla funzionalita’ degli uffici preposti a pubblici servizi.
La Gran Bretagna e gli Stati Uniti occupano i primi due posti nella classifica mondiale sull’e-government stilata dall’ONU, sulla base del rapporto che ha misurato gli sforzi degli Stati nell’esplicare la loro azione attraverso un supporto online e avvicinare i cittadini alle amministrazioni grazie a Internet.
Una prima classifica riguarda i risultati ottenuti dai diversi Paesi a proposito di “e-participation”, cioe’ l’intervento dei cittadini nell’azione di governo. In testa a tale classifica troviamo gli Stati Uniti, seguiti dalla Gran Bretagna. Non ben classificata l’Italia, che figura tra i primi venti posti, insieme all’Australia, il Messico e l’Argentina.
Una seconda classifica, dominata dagli Stati Uniti e dalla Svezia, segnala i Paesi piu’ attivi in materia di “e-administration”, per meglio dire la facilita’ con cui il cittadino ha accesso ai servizi pubblici online e alle procedure amministrative.

Nonostante i notevoli progressi che ha registrato negli ultimi tempi il nostro paese nel campo dell’innovazione, grazie anche ai continui interventi del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, dobbiamo accusare l’ennesima delusione derivante dal rapporto ONU che ci relega nelle posizioni di rincalzo nel campo dell’e-participation.
Eppure, come rappresentato di recente dal Ministro Stanca, l’Italia in un contesto sempre piu’ aperto, globale e competitivo, in cui il cambiamento non ha piu’ un carattere cumulativo, graduale, progressivo, ma e’ discontinuo e rapido, come tutti i Paesi industriali avanzati, non puo’ che competere su intensita’ e diffusione dell’innovazione e lasciare agli altri Paesi le leve competitive piu’ tradizionali.
La sfida che l’Italia ha davanti e’ scegliere un modello di sviluppo basato sulle competenze avanzate e sulle tecnologie innovative, scordando rendite di posizione e tradizione.

L’innovazione e’ un processo complesso e articolato. E’ il prodotto dell’azione e dell’interazione di molti fattori. Lo stesso motore di sviluppo delle economie avanzate e’ una catena del valore che lega in sequenza la conoscenza, la ricerca, l’innovazione, il mercato e la crescita economica che alimenta nuovamente il processo in un ciclo virtuoso. Ogni anello di questa catena e’ un bene strategico che il Paese deve mantenere e rafforzare.
In questo ambito, risulta centrale, anzi cruciale, il ruolo delle Istituzioni nel creare un ambiente favorevole all’innovazione. Ma per Istituzioni non si deve intendere solo il Governo ma anche e sempre di piu’ le Regioni e le autonomie locali, non solo per le nuove responsabilita’ che il cammino federale comporta, ma perche’ la competizione si realizzera’ sempre piu’ anche fra sistemi territoriali oltre che tra sistemi-Paese. Occorre cioe’ che le nostre imprese, in particolare le Piccole e Medie Imprese, facciano rete nel loro territorio in un Paese che fa sistema. Il modello dei Metadistretti e’ tra gli strumenti piu’ efficaci per realizzare sul territorio la catena del valore.
Come e’ noto cinque sono le grandi iniziative del nostro Governo per modernizzare l’Italia e cioe’:
1. Pc e Internet agli Italiani (Pc ai giovani, Pc ai dipendenti, Pc usati, ecc.);
2. Carta d’Identita’ elettronica (per accesso in rete dei servizi della P.A.);
3. Innovazione nei grandi sistemi nazionali (Sanita’, scuola);
4. Diffusione ICT nelle imprese (forte incentivo all’innovazione tecnologica);
5. Federalismo efficiente (modello di P.A. efficiente decentrato, ma integrato con le tecnologie di rete).
Ma modernizzare un’organizzazione significa governare un’evoluzione per migliorarne le sue funzionalita’ e per raggiungere i risultati attesi.

Per ottenere tale obiettivo occorre operare su tre leve fondamentali e cioe’ il sistema organizzativo cioe’ i processi operativi e di servizio, le strutture, le attivita’; le risorse umane il fattore piu’ critico in ogni cambiamento e infine l’innovazione tecnologica, che si e’ man mano affiancata agli altri due fattori, fino a diventarne il piu’ potente per le sue attuali potenzialita’ di trasformazione.
L’organizzazione, le persone, la tecnologia, dunque formano una specie di nucleo alla base di ogni progetto di miglioramento (o di peggioramento).
Ma la diffusione mondiale delle tecnologie digitali e’ ormai tale da costringere a valutare in modo diverso le opportunita’ e le responsabilita’ di governo dell’innovazione e di utilizzo delle tecnologie nell’ambito delle Amministrazioni Pubbliche.
Ci sono gia’ molti Paesi Europei in cui oltre il 50 % delle famiglie possiedono almeno 1 Personal Computer collegato ad Internet; nel nostro Paese sono poco meno di un terzo (anche se in aumento).
Lo stesso e-Government e’ diventato una priorita’ politica anche per l’Unione Europea, a seguito delle decisioni prese a Lisbona per rendere il sistema europeo piu’ moderno, piu’ dinamico, piu’ competitivo ed ulteriori ritardi nel campo dell’innovazione, quindi, non possono piu’ giustificarsi.

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