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MEDIA: DDL GASPARRI: MEDIAZIONE DI PERA, IN AULA MARTEDI’

27 Novembre 2003 Commenta

(ANSA) – ROMA, 27 NOV – Tra la maggioranza pronta a stringere i tempi e l’opposizione determinata all’ostruzionismo, passa la mediazione del presidente del Senato Marcello Pera: il ddl Gasparri andra’ avanti ancora in commissione per approdare in aula martedi’, quando potrebbe arrivare anche il voto finale, forse in diretta tv. E in piazza torna la voce dei no, associazioni, sindacati e cittadini schierati contro la riforma del sistema radio-televisivo. ”E’ una soluzione ragionevole”, commenta il ministro Maurizio Gasparri. Del resto, spiega, anche se il provvedimento fosse arrivato in aula domani, ”si sarebbe arrivati al voto martedi’: non cambia la tappa finale”. Il testo, infatti, chiarisce il capogruppo di Forza Italia Renato Schifani, approdera’ comunque in assemblea il 2 dicembre, con o senza la conclusione dell’esame in commissione. Insorge il capogruppo della Margherita, Willer Bordon, che parla di ”decisione molto grave”: l’eventualita’ che si vada in Aula con il testo aperto fa del Parlamento ”una cassetta delle lettere dove arrivano decisioni prese altrove”. Piu’ moderata la posizione del diessino Antonello Falomi: ”I tempi consentono di fare un minimo di discussione”. E anche Mauro Fabris dell’Udeur pensa che ”a questo punto ci siano i tempi per chiudere in commissione”. Con il suo intervento, Pera e’ riuscito in effetti a non scavalcare completamente il lavoro della commissione, evitando uno strappo che l’opposizione si e’ affrettata a condannare. Ma ha anche permesso di scongiurare un rischio di ingorgo istituzionale: la prossima settimana Palazzo Madama deve infatti occuparsi anche della delega sulla giustizia e della procreazione assistita. Grazie al compromesso, la minoranza puo’ in parte cantare vittoria (”tutti i giornali parlavano gia’ per oggi di approvazione della legge”, sottolinea Falomi), la maggioranza restare nei tempi. E i trenta giorni che avra’ il Capo dello Stato per firmare la legge ”sono un termine massimo”, ribadisce il ministro, ostentando serenita’ davanti a chi evoca il famigerato 31 dicembre 2003, quando – in base alla sentenza 466 della Corte Costituzionale – se il suo ddl non sara’ legge, Retequattro dovra’ andare su satellite. ”Vorrei ricordare – dice ancora Gasparri – che in base a quella stessa sentenza, Raitre perderebbe 150 milioni di pubblicita”’. Al compromesso, comunque, si arriva nel tardo pomeriggio, dopo gli inutili tentativi di accordo in commissione: ieri mattina e la notte precedente l’ostruzionismo dell’opposizione aveva provocato, di fatto, uno stallo nell’esame degli oltre 300 emendamenti al testo. La notizia rimbalza anche fuori di Palazzo Madama, dove, via telefonino, circa 200 persone seguivano il destino del ddl Gasparri mentre partecipavano alla manifestazione, promossa dal Comitato per la liberta’ e il diritto all’informazione, 62 associazioni dalla Fnsi ai Girotondi. E sul piccolo palco, improvvisato al centro del vicolo, sono saliti tutti i leader del centro-sinistra, da Fassino a Rutelli e Bertinotti per ribadire l’ostruzionismo dell’opposizione e salutare la risposta della societa’ civile. E la voce dei no – no al ddl Gasparri ma anche no alla ”censura” di ogni voce ”libera”, come Sabina Guzzanti, tornera’ a farsi sentire mercoledi’ con due manifestazioni: prima al Pantheon in coincidenza con la commissione di Vigilanza Rai sul caso ‘Raiot’ e poi, di nuovo, a Palazzo Madama. RED

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