UE: Sistemi esperti contro i reati informatici.
Il Centro comune di ricerche (CCR) della Commissione europea ha elaborato una modalita’ di gestione delle informazioni elettroniche per tutelare i diritti degli utenti del ciberspazio e per difendersi dalle frodi quando si acquista in Internet.
Il progetto Cyber Tools On-Line Search for Evidence (CTOSE) dell’UE, lo rende noto il sito dell’Unione Europea, contribuisce a individuare, ottenere, integrare e presentare prove elettroniche dei reati on-line.
Il progetto risponde alla sfida di stabilire chiaramente cio’ che accade durante un reato elettronico (e-crime) o, addirittura, durante una semplice transazione. Punta di diamante del progetto e’ il Cyber-Crime Advisory Tool (C*CAT), nonche’ un consulente legale, un sistema esperto che offre consulenze sugli aspetti giuridici delle investigazioni informatiche, una specifica basata su XML per le prove elettroniche e un sistema dimostrativo che mostra indagini in situazioni commerciali realistiche con attacchi simulati: dall’accesso non autorizzato al computer e la deturpazione dei siti Internet alla frode organizzata.
Il “consulente legale” specifica le prescrizioni giuridiche che gli investigatori devono seguire per garantire che le prove siano ammissibili, convincenti e ottenute legalmente. La specifica XML consente a un investigatore di preparare una prova e passarla ad un altro investigatore garantendo un sistema di sorveglianza sicuro per tutte le prove elettroniche. Il sistema dimostrativo mostra cio’ che accade nel caso di un attacco su un normale sito Internet non protetto e su un sito che ha seguito le linee guida del progetto in materia di prontezza legale (forensic readiness), e che, pertanto, e’ in condizione di indagare e rispondere a un attacco in modo adeguato. Nel complesso, gli strumenti elaborati dal progetto rappresentano il primo metodo integrale completo per guidare gli investigatori nel difficile compito delle indagini sui reati informatici.
L’avvento dell’informatica (e conseguentemente della telematica) ha sicuramente rivoluzionato il mondo contemporaneo in tutti i suoi aspetti. Anche la Pubblica Amministrazione si sta rinnovando ed adeguando ai tempi moderni, (molto lentamente in alcuni settori), stimolata da una normativa che e’ sempre piu’ sensibile alle nuove esigenze dell’attuale era tecnologica.
In tale contesto si colloca la stessa informatica giudiziaria che ha conosciuto diverse fasi di sviluppo adeguate alle diverse generazioni di elaboratori: dapprima le statistiche giudiziarie, poi il reperimento automatico dei dati giuridici; poi i pacchetti applicativi specifici; poi le banche dati relazionali ed infine i sistemi esperti giuridici.
Il sistema esperto, che rappresenta una vera e propria applicazione di intelligenza artificiale, costituisce il traguardo finale di un’evoluzione, che vede l’elaboratore interagire sempre di piu’ con l’utente fino a riprodurre gli stessi processi cognitivi sorretto da una logica deontica e da una logica giuridica intesa nella sua duplice accezione (logica delle proposizioni normative e indagine del ragionamento dei giuristi).
Un sistema esperto legale davvero innovativo e’ sicuramente quello elaborato dal Centro Comune di ricerche della Commissione europea, programma applicativo con funzioni di consulenza, ma dotato di un motore inferenziale che consente di specificare le prescrizioni giuridiche che gli investigatori devono seguire per garantire che le prove siano ammissibili, convincenti e ottenute legalmente.
In effetti un sistema esperto come “consulente legale” per poter realmente essere di aiuto ad un investigatore non dovrebbe avere solo funzioni di consulenza o di aiuto alla decisione, ma rappresentare un vero e proprio sistema per il reperimento intelligente in basi di dati ed essere in grado di gestire informazioni strutturate in basi di dati utilizzando una specifica conoscenza formale finalizzata al reperimento delle informazioni stesse.
Insomma un vero e proprio sistema esperto deve essere in grado di fare quel salto di qualita’ che possa collocarlo tra quei sistemi in cui la conoscenza e’ strutturata secondo un modello concettuale che e’ in grado di conoscere e quindi trattare anche i concetti contenuti nelle regole, e di arrivare alla scelta delle regole pertinenti al caso specifico ed alla giustificazione del ragionamento in modo intelligente.
Un valido sistema esperto nel campo dell’attivita’ investigativa e giudiziaria deve essere dotato di un motore inferenziale in grado di riprodurre sia il ragionamento normativo che quello non normativo (analogia, deduzione, induzione), per cui considerando che il procedimento decisionale del giudice parte dall’individuazione delle premesse, attraverso l’induzione dei fatti e, una volta individuate, ne trae la conclusione, il sistema deve essere in grado di analizzare il caso propostogli rintracciarne i precedenti e nella seconda fase attivare un procedimento deduttivo giungendo quindi, autonomamente a delle conclusioni attraverso l’applicazione di entrambe le strategie e la loro integrazione.
Si badi bene, un sistema esperto legale per quanto evoluto possa essere non potra’ mai sostituire un giudice, ma specie avuto riguardo a casi meno complessi e piu’ frequenti potrebbe non limitarsi semplicemente ad aiutare il giudice nella decisione, ma fornire uno strumento che consenta la simulazione di decisioni diverse o analoghe.
Purtroppo nel campo dell’informatica giudiziaria programmi come “consulente legale” sono ancora rari e solo ultimamente si stanno implementando delle piattaforme che cercano di sfruttare nella maniera migliore le notevoli potenzialita’ del computer.
Indubbiamente questo sistema esperto creato dal Centro Ricerche della Commissione Europea potrebbe aprire la strada verso un nuovo modo di concepire l’informatica giudiziaria dove il ruolo del giurista si fa molto piu’ attivo che nel passato, in quanto lui stesso suggerisce le nozioni da includere nella base di conoscenza del sistema esperto e fornisce indicazioni sul modo di rappresentare queste conoscenze.
Ma per arrivare a tutto questo e’ indispensabile che si formi in ogni operatore della giustizia e del mondo investigativo quella che il Borruso chiama “coscienza informatica†ancora troppo poco diffusa nel nostro paese.
La sola presenza dei computer non basta, difatti cio’ che costituisce ancora un serio problema e’ lo scarto che persiste tra potenzialita’ tecnologiche ed il livello del loro effettivo utilizzo.
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