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Australia, Anno Record Per I Discografici (Ma E’ Meglio Non Dirlo In Giro…)

29 Marzo 2004 Commenta

SYDNEY – Per l’industria dell’intrattenimento australiana il 2003 e’ statoun anno da record. Ma la Australian Record Industry Association (Aria)mantiene un profilo basso. Come mai? Il perche’, secondo il Sidney MorningHerald, e’ presto detto: le cifre a disposizione contrastano con il quadroche da qualche anno i discografici locali vanno dipingendo. Ovvero, lapirateria sta uccidendo l’industria, e il dowload su Internet mettera’ sullastrico l’intero settore. Eppure, fa notare il quotidiano dell’altroemisfero, a dispetto di un calo nelle vendite dei singoli (- 16,5 percento), gli album, ben piu’ remunerativi, sono in crescita (+ 7,85 percento). Non solo, le major da qualche tempo hanno ridotto le vendite disingoli per una ragione semplice: non producono abbastanza profitti. Il caloe’ quindi poco significativo dal punto di vista economico. Soprattutto inrelazione al fatto che nel 2003 le vendite combinate di tutti i formati interra australiana hanno raggiunto i 65 milioni di unita’, la cifra piu’ altamai toccata. Ma c’e’ di piu’. Anche una ricerca commissionata dalla Aria haricevuto lo stesso trattamento un po’ “omertoso” da parte dei discografici.Se e’ vero che gli acquisti di Cd sono calati del 12 per cento tra coloroche praticano il file sharing, e’ anche vero che la maggioranza di costorosono al di sotto dei 17 anni e hanno scarso potere d’acquisto. Tra iconsumatori che hanno piu’ di 45 anni (e piu’ soldi da spendere) invece gliacquisti di Cd crescono dopo il download online.

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