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EDITORIA: INTERNET; ITALIANI TRADIZIONALI O TECNOLOGICI

30 Marzo 2004 Commenta

(ANSA) – MILANO, 30 MAR – Internet per gli italiani e’ ormai una consuetudine. Sono infatti 21 milioni coloro che ‘navigano’ regolarmente, qualcosa come il 43% della popolazione, l’83% di chi usa il pc. Lo ha rilevato l’Ispo di Renato Mannheimer, in un’indagine di carattere sia quantitativo, sia qualitativo fatta per conto del Rapporto 2004 dell’Osservatorio Aie (Associazione Editori Italiani) sull’editoria digitale. Condotta su un campione di 4.616 persone di eta’ superiore ai 13 anni, rappresentativo del territorio nazionale, l’indagine ha messo in luce, tra gli altri, questo aspetto particolare: in base ai canali scelti dagli intervistati per accedere a ciascun tipo di informazione (da quelle turistiche alle ricette di cucina, dalla traduzioni alle voci dell’enciclopedia), gli italiani si possono dividere in quattro categorie: tradizionale, tecnologico, misto e non so. Gli italiani definiti da Mannheimer ‘tradizionali’ (47%) sono quelli che preferiscono accedere a contenuti editoriali attraverso canali come guide, manuali, riviste; quelli definiti ‘tecnologici’ (17%) in assoluto privilegiano invece internet, cd rom e telefonini, mentre esiste un’area ‘mista’ (13%) che utilizza di volta in volta l’una o l’altra ricerca a seconda delle esigenze. ”Ebbene, mi aspettavo che questo gruppo che abbiamo chiamato ‘misto’ – ha sottolineato Mannheimer – fosse molto piu’ consistente. Invece e’ questa percentuale, che consideriamo molto contenuta, una delle vere novita’ della ricerca. Perche’ significa che cresce in modo sempre piu’ marcato la frattura tra ‘tradizionali’ e ‘tecnologici”’. Una frattura che secondo i ricercatori dell’Ispo non e’ di poco conto perche’ e’ in primo luogo di carattere culturale. ”Cresce cioe’ nel Paese – ha precisato Mannheimer – un modo di pensare che e’, seppur riferito a una quota di popolazione piu’ contenuta, molto lontano dal modo di pensare tradizionale. Gli ipertecnologici non solo procedono per associazione invece che per consequenzialita’, ma arrivano anche a parlare come se fossero su internet. E’ un modo affatto nuovo di leggere la realta’, di comunicare, di relazionarsi”. Il rapporto 2004 dell’Aie, che si e’ avvalso anche di una ricerca dello Iard mirata al rapporto tra Internet e scuola, mette in luce poi che l’abitudine a internet tra gli italiani e’ cresciuta al punto tale che cresce la disponibilita’ di pagare pur di ricevere certi servizi. ”Il servizio viene percepito come valore, e per avere servizi di consulenza o formazione vi e’ una quota crescente di persone disposte a pagare. Chiede in cambio attendibilita’, velocita’ di consultazione, interattivita”. Tra costoro, gli insegnanti, come ha rilevato la ricerca dello Iard, presentata dal presidente Franco De Lillo e condotta su un campione di di 1.565 casi. ”Molti di loro stentano ancora a capire come utilizzare le nuove tecnologie nella loro didattica – ha spiegato De Lillo -. Spesso esistono i pc ma mancano i software, oppure mancano i videoproiettori per fare lezione. Nello stesso tempo nel 42% dei casi gli insegnanti si dicono disposti a pagare di tasca propria i materiali didattici scaricati da Internet”. (ANSA).

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