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Riaa: Una Causa Per Ogni File-Swapper

9 Marzo 2004 Commenta

Genova – Si chiama metodo John Doe, dove John Doe significa per illustresconosciuto: questa e’ la strategia che ha portato avanti la Riaa nellerecenti denunce di massa contro i file swapper le cui identita’ sonosconosciute e l’unico elemento noto e’ l’indirizzo Internet. Va ricordatainfatti la vittoria in appello di Verizon, risalente ormai allo scorso anno,secondo cui le major non potranno piu’ chiedere ai provider i nomi degliutenti che intendono denunciare. La Recording Industry Association ofAmerica si dichiara orgogliosa di aver intrapreso il piu’ grande gruppo dicause civili per violazione del copyright da quando ha inaugurato la lineadura con i file swapper, ma secondo la legge i presupposti di queste causesono tutti da rivedere. Il giudice Clarence Newcomes infatti -riporta Wired-ha definito questa prassi illegittima, poiche’ non ci sono motivi perconsiderare gli imputati, peraltro anonimi, come una associazione ed e’quindi necessario procedere singolarmente contro gli accusati. Il giudicefederale ha infatti autorizzato il procedimento contro un solo John Doe,poiche’ esistevano solo per un caso indizi individuali dettagliati. Glialtri non saranno invece perseguibili collettivamente, ma sara’ necessariointentare azioni civili individuali. E a questo punto entra in discussionel’altra recente notizia riguardante la Riaa, ovvero l’obbligo a cui e’ statachiamata di fornire imputazioni precise. Due armi in meno nelle mani dellalobby dei discografici, cui sara’ negato d’ora in poi la facolta’ diprocedere alla cieca. La notizia arriva proprio mentre in Italia, a causadei recenti crack Parmalat e Cirio, si sta valutando la possibilita’ diimportare dagli Usa le “class action” a tutela dei consumatori:probabilmente gia’ questo mese il ministro della Giustizia, RobertoCastelli, potrebbe portare al Consiglio dei ministri un decreto legge per lecause collettive.

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