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TV: DIGITALE TERRESTRE, A CHE PUNTO E’ LA RIVOLUZIONE

16 Marzo 2004 Commenta

(ANSA) – ROMA, 16 MAR – Ad oggi la vedono 25-30 mila famiglie (tanti sono i decoder venduti al ritmo di duemila al giorno da quando, a fine febbraio, e’ iniziata la promozione che ne dimezza il prezzo a circa 150 euro); e’ possibile riceverla in oltre il 60% del territorio nazionale; oltre a dare un immagine ed un suono di qualita’ molto superiore a quelle tradizionali, offre gia’ qualche canale in piu’, come la ricezione di Bbc World o il nuovo Raidoc tutto dedicato a cultura e spettacolo, e persino primi esempi di interattivita’ (dall’enciclopedia del pop all’ ingresso nel confessionale del grande fratello). E’ la tv digitale terrestre, la piu’ grande rivoluzione nel mondo della comunicazione dopo internet, secondo gli esperti riuniti nel fine settimana a Venezia, per promuoverne la conoscenza, per iniziativa di Dgtv, l’associazione che riunisce i principali operatori, cioe’ Rai, Mediaset e La7-Mtv. ”Da quando noi, 25 anni fa abbiamo rotto il monopolio Rai lanciando la televisione commerciale, non e’ successo piu’ niente di nuovo”, ha detto Gina Nieri, cda Mediaset. E per il direttore del Tg5, Mentana, il digitale terrestre ”dara’ una spallata alla comunicazione piu’ forte di quanto abbia fatto internet”. Un esempio? Il direttore del tg5 che ha in studio i leader di maggioranza ed opposizione e chiede ai telespettatori chi ha ragione e, premendo qualche tasto del telecomando, gli rispondono in tempo reale le casalinghe che hanno la tv accesa in cucina, chi la sta guardando dalla poltrona o dal letto…Se mandare in pensione i Mannheimer, per Mentana e’ forse solo un sogno, che utilizzera’ il grande ampliamento del numero di canali offerto dal digitale terrestre per far partire un Tg non stop in occasioni di grandi fatti come le stragi di Madrid, e’ invece una promessa. La rivoluzione digitale, infatti, assicurano gli esperti e’ ”democratica” perche’ amplia il numero di televisioni possibili: dove oggi ce n’e’ una ce ne potranno essere 4-5. ”Speriamo che gli editori si sveglino -dice Piero De Chiara, La7-Mtv-. Il costo non e’ alto”. Ancora un esempio. Se il sindaco di Roma decidesse di fare una tv per la citta’ quanto dovrebbe pagare per avere un canale? La cifra si aggira tra i 200 e i 300mila euro l’anno (al sindaco di Siena costerebbe molto meno, poiche’ si paga in proporzione al numero di persone raggiunte). Certo poi c’e’ il costo di uomini e mezzi per fare tv. Il passaggio dall’analogico al digitale e’ l’unica cosa su cui si sono trovati d’accordo questo governo ed il precedente, sottolinea il presidente di Dgtv, Carlo Sartori: la data del 2006 per ”digitalizzare l’Italia” era fissata nella legge 66 del 2001 ed e’ stata ripresa dal Ddl Gasparri. Tutti d’accordo, dunque, anche se c’e’ chi avanza il sospetto che adesso tanta fretta sul digitale terrestre sia motivata anche dalla volonta’ di far passare il Ddl suddetto e chiede l’opinione dei tre rappresentanti Dgtv. ”La certezza legislativa aiuta il mercato -risponde De Chiara-. Il resto non sta a noi qui commentarlo”. Ma aggiunge: ”E’ urgente il regolamento dell’autority sulla vendita dei canali: spero che le condizioni non saranno eguali tra chi e’ in posizione dominante, Rai e Mediaset, e gli altri”. (ANSA).

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