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Un decreto inopportuno ammazza il file-sharing: sara’ davvero la fine?

14 Marzo 2004 Commenta

Misure sanzionatorie mirate a rendere effettiva la tutela dei diritti d’autore, che colpiscano penalmente la condotta di coloro che, per fini commerciali, scambiano file protetti dal copyright, riservando la sola sanzione amministrativa a chi scarica i file per uso personale: per rendere effettive tali disposizioni sono state introdotte alcune previsioni relative alla collaborazione tra service provider e autorita’, in un rapporto di preziosa sinergia ed in conformita’ alle norme gia’ vigenti in materia di e-commerce.
Il Consiglio dei Ministri nella seduta del 12 marzo 2004 n. 149 ha infatti approvato, su proposta del Presidente del Consiglio, Berlusconi, e del Ministro per i beni e le attivita’ culturali, Urbani, un decreto-legge che dispone interventi finanziari urgenti a sostegno dell’attivita’ cinematografica, con innovazioni procedurali ed individuazione di finanziamenti straordinari al fine di sostenere la ripresa del settore con positivi riflessi anche sul versante occupazionale.

Dopo tanto parlare e dopo anche la dura reazione del Ministro Urbani la scorsa settimana per la mancata discussione del provvedimento, finalmente il Consiglio dei Ministri ha approvato questo decreto legge recante interventi urgenti in materia di beni ed attivita’ culturali.
La novita’ tanto discussa del decreto e’ rappresentata dall’intenzione di colpire duramente non solo chi diffonde al pubblico per fini commerciali o comunque di lucro, mediante il sistema di file sharing, opere cinematografiche o assimilate protette dal diritto d’autore, ma anche chi scarica i files incriminati per uso prevalentemente personale.
Come e’ noto il file sharing letteralmente significa “condivisione di file” e si realizza concretamente attraverso la messa a disposizione reciproca da parte di tutti gli utenti che si collegano ad un determinato server, di alcuni files presenti sul disco fisso. Questi files, quindi, possono essere tranquillamente scambiati tra gli utenti che decidono di aderire a tale sistema.
Il piu’ famoso programma di file sharing e’ stato sicuramente Napster, i cui guai giudiziari sono ben noti a seguito dell’intervento delle case discografiche, ma bisogna riconoscere che dopo Napster sono sorti tanti altri sistemi che si fondano sulla stessa tecnologia come: WinMX, Morpheus, Gnutella, Kazaa (che sfrutta la rete di Morpheus) e Aimster, Netbrilliant, Imesh, Scour Exchange, Wrapster. Questi sistemi sono molto piu’ evoluti e permettono di condividere non solo file mp3 ma qualsiasi tipo di file audio, video, .xls, .doc, .txt, etc.

Conosciamo, benissimo le guerre che si sono scatenate in campo internazionale contro la diffusione di mp3 musicali tramite la Rete e che hanno visto le major discografiche impegnatissime e non sempre vincenti nell’intento di criminalizzare il file sharing. Ma giunge inaspettato questo provvedimento d’urgenza che con il pretesto di favorire e promuovere lo sviluppo dell’attivita’ cinematografica “criminalizza”, risolvendo cosi’ immediatamente l’annosa querelle internazionale, l’uso del file-sharing attraverso un’operazione ormai molto diffusa nel nostro ordinamento che consiste nell’inserimento di nuove fattispecie di rilevanza penale ed amministrativa nell’ambito di preesistenti previsioni normative.
In particolare le disposizioni interessate sono state il comma 2 dell’art. 171-ter della legge n. 633/1941 con l’inserimento della lettera a-bis) che prevede una nuova tipologia di reato (rappresentata dalla diffusione al pubblico per via telematica, anche mediante programmi di condivisione di file tra utenti, un’opera cinematografica o assimilata protetta dal diritto d’autore, o parte di essa, mediante reti e connessioni di qualsiasi genere) e l’art. 174-ter della stessa legge con l’inserimento di due commi che prevedono sanzioni amministrative pecuniarie e non a carico di chi fruisce dell’opera cinematografica tramite il sistema di condivisione dei files e di chi pone in essere iniziative dirette a promuovere o incentivare queste pratiche illecite.

Un decreto, questo, del tutto inopportuno per diversi motivi.
Innanzitutto non si condivide l’adozione di un provvedimento d’urgenza come il decreto-legge per colpire un fenomeno presente comunque da tempo e tra l’altro parzialmente, visto che non si parla affatto di mp3 (che costituiscono se vogliamo i files principali oggetto di scambio).
Sarebbe stata opportuna una riflessione molto piu’ approfondita su questa problematica, in quanto non bisogna dimenticare che il file-sharing costituisce ormai un nodo vitale ed  economico di Internet e della relativa comunita’. Un approccio cosi’ violento non solo non fa bene alla rete ma molto probabilmente nemmeno al cinema. Lo stesso Parlamento europeo ben consapevole di tutto cio’ ha da poco approvato la Direttiva sulla Proprieta’ Intellettuale (IPR – Intellectual Property Rights) e industriale che si applichera’ solo dove le energie della criminalita’ vengano impiegate per usi commerciali, vale a dire nei confronti di commette l’infrazione “per ottenere un vantaggio economico e commerciale diretto o indiretto”. Queste disposizioni escludono quindi i singoli utenti che possono commettere la violazione dei diritti di proprieta’ intellettuale in buona fede.

Le norme comunitarie scagionano definitivamente, quindi, con un emendamento approvato solo al termine della discussione, gli utenti delle tecnologie peer-to-peer per uso strettamente personale. Obiettivo della legge e’ dunque colpire l’uso commerciale dei file illegali. Grazie a questo discrimen, sara’ possibile distinguere tra attivita’ innocue e attivita’ criminose, permettendo diverse applicazioni della normativa in funzione della svariata casistica.
L’Italia invece (ed e’ questo un fatto gravissimo) contestualmente ha approvato un provvedimento che si discosta molto dalla direttiva europea con una criminalizzazione senza confini del file-sharing. Semmai un simile provvedimento dovesse essere confermato in tutte le sue parti in sede di conversione legislativa (ipotesi questa remota, ma pur sempre possibile) si rischierebbe di avere effetti devastanti sull’intero mondo dell’industria che ruota attorno ai servizi Internet (o anche della Societa’ dell’Informazione o della larga banda). D’altro canto il senso di sfiducia da parte del consumatore finale arrecato dalle regole vessatorie del provvedimento si ripercuoterebbe comunque negativamente sullo sviluppo dell’industria di Internet e  della larga banda, con effetti a catena sia sugli operatori di Rete, che sugli Isp, fornitori di contenuti e dei titolari dei diritti di proprieta’ intellettuale.
Per gli Internet Service Providers poi la situazione inizia a diventare davvero molto pesante. Accanto agli obblighi previsti a loro carico dal d.lgs. n. 70 del 2003 si aggiungono dei nuovi obblighi previsti da questo decreto legge consistenti: nel comunicare alle Autorita’ di polizia le informazioni in proprio possesso utili all’individuazione dei gestori dei siti e degli autori delle condotte segnalate; nel porre in essere tutte le misure dirette ad impedire l’accesso ai siti o a rimuovere i contenuti segnalati; nell’informare di eventuali violazioni il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’interno ovvero l’autorita’ giudiziaria.
Il problema e’ che le reti peer to peer (cosi’ vengono denominate le reti che utilizzano questi sistemi di file sharing) sono allo stato attuale difficilissime da controllare e questo particolare meccanismo di condivisione dei files consente di evadere le legislazioni di tutto il mondo. Basti pensare che in questo modo possono essere diffusi non solo file musicali “pirata” come nel caso di Napster, ma anche software abusivi, opere cinematografiche, filmati pedopornografici, per non parlare poi delle frequenti violazioni della privacy. A complicare ulteriormente le cose e’ anche la relativa facilita’ di installazione di queste reti che non richiedono particolari accorgimenti di natura tecnica.

Tale pericolosita’ del file-sharing deve, quindi, essere combattuta e limitata, ma con una metodologia piu’ accorta e meno invasiva. Non si deve dimenticare e questo nell’interesse delle stesse industrie cinematografiche e musicali che le potenzialita’ del file sharing possono anche presentare dei vantaggi notevoli, si pensi ad esempio alla straordinaria efficacia di tale sistema come canale pubblicitario che potrebbe dar luogo ad un’autentica rivoluzione nel campo del marketing.
Tra l’altro sono convinto che non pochi sono i gruppi societari che gia’ pensano al modo di sfruttare legalmente questo sistema, che d’altro canto e’ nato principalmente con lo scopo di favorire gli utenti della Rete e non certo di consentire la diffusione di reati.

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