BIBLIOTECA:TEATRI NELLA RETE, PALCOSECNICO SFIDA NUOVI MEDIA
(ANSA) – ROMA, 16 APR – Maia Borelli e Nicola Savarese, ‘Teatri nella rete’ (Carroci, pag. 309 – 20,00 euro). Il cyberteatro comincia ad essere una realta’, o perlomeno si pensa che possa diventarla al piu’ presto. Finora sulle possibilita’ del teatro con i nuovi media si e’ parlato poco o niente, ma ora questo bel libro di Maia Borelli e Nicola Savarese affronta l’argomento sorretto da numerosi dettagli, tecnici e non. Si tratta di una densa ricerca sulle esperienze in atto relative al rapporto che la drammaturgia ha cominciato ad avere con Internet. Un’intesa s’intende, non facile, e forse destinata a fallire, visto che la rivoluzione digitale sembra lontana mille miglia dal linguaggio teatrale, strade comunque completamente diverse, che tuttavia i due autori (la Borelli e’ esperta di videoarte e videoteatro; Savarese e’ docente di storia del teatro all’universita’ di Roma) non lasciano cadere. Il tentativo e’ di esaminare un’arte insolita, ancora da definire concretamente, storia appena sbocciata, di cui si hanno i primi vagiti. Il punto di partenza e’ una considerazione inoppugnabile: i teatranti realizzano spettacoli sempre piu’ mediatici, simili a concerti rock, con grandi amplificazioni, radiomicrofoni ed effetti speciali d’ogni genere. E c’e’ dell’altro: molto teatro si libera delle sue doti secolari, come fossero storie nocive, e si ibrida con il cinema, il video, le arti plastiche e il computer. La spettacolarita’ – e’ un dato di fatto – si dilata con l’uso sempre piu’ frequente delle macchine (ma le radici sono antiche, si pensi al deus ex machina dei greci), tanto che si ha l’impressione di una rifondazione dell’arte del teatro con l’impegno di rivelarne nuove identita’. Ecco allora il formarsi di una nuova mappa, quella del teatro off (line). Il libro sostiene che sono nati nuovi modi di scrivere e di creare ipertesti, nonche’ invenzioni che permettono a tutti di usare la tecnologia. Ad esempio, si citano i videogames il cui campo d’azione richiede, anch’esso capacita’ di drammaturgia e messinscena. I nuovi media, insomma, favorirebbero ibridazione e interattivita’, simulazione e realta’ amplificata, condivisione di esperienze e comunita’ virtuali. Un sistema potenziale, dunque, che non nega di mutare il sistema stesso dell’arte e di modificare la percezione stessa degli spettatori. Si afferma con convinzione che lo slancio dei teatranti contemporanei verso il mondo digitale e’ dovuto in gran parte anche ai movimenti e agli artisti di un recente passato che si sono serviti della macchineria per i loro spettacoli. Un discorso che rientra anche nelle teorie del teatro d’arte totale, da Wagner ad Appia. Gli autori riconoscono che i loro ragionamenti appartengono a una sorta di metadiscorso, per cui svolgono le loro tesi con una certa discrezione. Il percorso proposto e’ in effetti disseminato di episodi curiosi e interessanti, di soluzioni sorprendenti, e di trabochetti. Barberio Corsetti – viene ricordato – ha sdoppiato contemporaneamente il corpo dell’attore al centro della scena e lo ha imprigionato nei monitor, ripreso dalle telecamere a circuito chiuso. Un capitolo molto interessante e’ dedicato al corpo che attraverso le tecnologie supera i limiti individuali per estendere nello spazio e nel tempo tutte le esperienze possibili. Gli attori tecnologici – si legge – fluttuano in ambienti improbabili, sembrano liquidi, i volti si trasformano l’uno per l’altro, una dimensione che non sottosta’ piu’ ai limiti della carne, acquista la possibilita’ di essere rappresentato a pezzi, modificato e deformato, come nessuna maschera o effetto scenico potrebbe mai renderlo in una scena tradizionale. Il corpo disincarnato allora esplode in mille repliche di se stesso e i frammenti possono essere ingranditi a piacere del suo pubblico, dato che l’attore non prova dolore.(ANSA).
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