TLC:RITARDI SU COMUNICAZIONE PMI IN ITALIA, INDAGINE UNICOM
(ANSA) – BARI, 16 APR – Un notevole ritardo culturale ed un approccio stentato con le strutture che si occupano di comunicazione. E’ quanto emerge dall’ indagine commissionata dall’ Unione nazionale imprese di comunicazione (Unicom) e da Confcommercio all’ istituto di ricerca di Tns-Abacus per capire quali siano in Italia le logiche alla base di investimenti in comunicazione da parte delle piccole e medie imprese. A presentare a Bari i risultati dell’ indagine condotta da marzo a maggio 2002 su oltre 1000 pmi italiane, sono stati il presidente ed il vicepresidente Unicom, Lorenzo Strona e Giorgio Bonifazi Razzanti, insieme al presidente della Camera di Commercio di Bari, Vincenzo Divella, e a quello della pmi Assindustria Bari, Michele Vinci, moderati dal direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Lino Patruno. ”Se si parte dal presupposto – ha sottolineato Strona – che il futuro dell’ Europa e dell’ Italia per quanto riguarda la produzione non e’ battere il sud-est asiatico ma orientare diversamente il modello di sviluppo delle imprese, risulta importante la comunicazione”. Dai dati della ricerca emerge che il 57% delle aziende intervistate ha ammesso di comunicare ”abbastanza”: attraverso il sito Internet aziendale per il 61%, con lo strumento della partecipazione a fiere ritenuto piu’ importante con un 24%. I dati diventano piu’ ”preoccupanti” quando si parla di budget dedicato all’ attivita’ di comunicazione che solo il 33% delle aziende ha tra i suoi costi, e ancora quando si parla di una pianificazione dell’ attivita’ di comunicazione che soltanto l’ 8% delle aziende dichiara di avere. L’ utilizzazione dei professionisti della comunicazione poi non e’ molto ”gradito” con un 36% che dichiara di usufruirne in una qualche misura ed un 58% che non ne usufruisce mai. Di qui secondo Strona l’ unica strada possibile da seguire per il futuro: ”lavorare per quel terzo dell’ umanita’ che vuole stare bene e investire in qualita’ della vita”. ”Il modello italiano – ha sottolineato ancora il presidente Unicom – e’ per tutti molto ambito, quindi il Sud deve valorizzare il suo ‘piccolo e’ bello’ non in senso arcaico ma in sintonia con quell’ esigenza dei mercati mondiali che vogliono una produzione di qualita’ che senz’ altro non potra’ essere delocalizzata”. Produrre pero’ significa far conoscere anche al di fuori del proprio territorio quanto si produce; ecco l’ importanza della comunicazione ed ecco perche’ questa ”diventa un passo obbligato – ha osservato il vicepresidente Unicom – nel momento in cui si va a competere con la globalizzazione e si scopre che altre aziende di altre parti del mondo hanno gia’ da molto tempo intuito l’ importanza della comunicazione per imporsi sui mercati”. A tutto questo hanno fatto riscontro da un lato l’ idea di una comunicazione ”organizzata, strutturata, articolata e puntuale, come quella della Banca Popolare di Puglia e Basilicata” a detta della responsabile della relazione esterne Margherita Zonno, dall’ altra quella del presidente del pastificio Ambra di Puglia, Enzo Lore’: ”Comunicare e’ un dovere – ha affermato – perche’ dobbiamo interagire col territorio e far conoscere quello che facciamo per essere vincenti”. (ANSA).
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