LIBRI: TV ITALIANA, 50 ANNI TUTTI DA RIDERE
(ANSA) – TORINO, 7 MAG – Riflessioni dotte di Kant e di Bergson sul valore della comicita’, ma anche il Sarchiapone dell’ esilarante coppia Carlo Campanini-Walter Chiari, sono le strade percorse dal fumettista Dino Aloi, dal semiologo Gian Paolo Caprettini e dal giornalista-fotografo Alberto Gedda, per raccontare ”Una tivu’ da ridere:cinquant’ anni di satira nelle/sulla televisione” (edizioni Ananke, 270 pp. 25 euro). Attraverso l’ intervento di esperti, quali Bruno Gambarotta, Aldo Grasso e Peppino Ortoleva, il lettore e’ condotto sulla grande e poliedrica giostra di trasmissioni e personaggi che hanno fatto la storia in Italia del piccolo schermo. Dagli esordi fino alla meta’ degli anni Settanta, quando in periodo di monopolio, la Rai riservava al comico semplici siparietti all’ interno di piu’ vasti palinsesti, tranne le eccezioni di Marcello Marchesi o dei Gufi, si passa alla stagione in cui lo spettacolo umoristico acquista una sua autonomia, fino a Camera Cafe’, Le Iene, Zelig. Un intero capitolo e’ dedicato all’ interazione tra fumetti e televisione, alla trasposizione dal disegno allo schermo di personaggi come Superman e Battman, Heidi e i Pokemon, ma anche, viceversa, dalla tivu’ a fumetti e lo dimostrano Topo Gigio e Mago Zurli’. Anche certi celebri monologhi dell’ epoca del bianco e nero, hanno – scrivono gli autori – il sapore di sceneggiature scritte per il fumetto. Lo sono le chiacchierate telefoniche di Franca Valeri alla mamma, le battute a raffica della centralinista Bice Valori, Tognazzi e Vianello che tagliano un tronco per ricavarne uno stuzzicadenti. La fulmineita’ delle strip hanno anche, ai nostri giorni, le gag della Gialappa’s e, quindi, di ”Mai dire Grande Fratello” o ”Mai dire domenica”. Non potevano mancare in un libro sulla televisione una finestra sulle trasmissioni per ragazzi: dalla serie di telefilm come ”Giovanna, la nonna del Corsaro Nero” al festival per piccoli cantanti, ”Lo Zecchino d’ oro”, fino ai mini-show del Carosello che riuscivano persino a contenere serial avventurosi e polizieschi, come il tenente Sheridan che beveva il Bianco Sarti e l’ ispettore Rock che aveva commesso un solo errore: non aver mai usato la brillantina Linetti. I bambini e ragazzi degli anni Sessanta, pero’, sono stati privilegiati anche da quelle mirabili traduzioni televisive di classici letterari, da ”David Copperfild” con un giovanissimi Giancarlo Giannini e una dolcissima Laura Efrikian, ai ”Promessi Sposi”, dalla ”Freccia Nera” all’ ”Odissea”. La carrellata e’ davvero completa, inesauribile, ma non semplicemente didascalica. La pubblicazione comprende pure un’ antologia di vignette, un totale di oltre 400 illustrazioni, di cui alcune inedite dello stesso Aloi, di Melanton, Giox, Audisio e molti altri. Sintetiche, folgoranti, hanno la capacita’ di centrare l’ obiettivo dell’ intelligenza allo scopo da risvegliarsi dall’ omologazione e dal conformismo. ”Adesso accendo la tivu’ – dice uno dei personaggi – cosi’ finalmente potro’ sapere come la penso”. Fanno eco i due amici: ”La televisione e’ lo specchio della nostra societa”’ afferma uno. ”Per questo se la guardo non rifletto”, risponde l’ altro. Il volume offre numerosi spunti di approfondimento sul significato del riso, le sue implicazioni filosofiche e socio-antropologiche, inserendosi in questo modo a pieno titolo nel tema portante della Fiera del Libro di quest’ anno. Se la tradizione veterotestamentaria, in particolare il ”Qohelet” e poi i Padri della Chiesa, lo demonizzavano, la sapienza popolare ne ha da sempre rilevato le proprieta’ benefiche. Di uso comune e’ il proverbio che ”fa buon sangue”. ”C’ era un tempo – scrive Massimo Centini – in cui ridere era peccato”. Ma puo’ essere anche un modo per crearsi ”una parentesi di teatralita’, un mondo sospeso e alternativo” avverte Caprettini. Interrompendo una quotidianita’ in cui non c’e’ nulla da ridere.(ANSA).
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