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TECNOLOGIA:SATELLITI, ITALIA PUNTA SU SERVIZI E APPLICAZIONI

25 Maggio 2004 Commenta

(ANSA) – ROMA, 25 MAG – Scuola, telemedicina, navigazione aerea, trasporti urbani, marini e ferroviari, organizzazione degli aiuti in caso di disastri naturali o attacchi terroristici: le possibili, numerosissime applicazioni dei satelliti diventano una scommessa per l’industria italiana. E’ quanto e’ emerso nel convegno sulla space economy organizzato oggi a Roma, presso il ministero delle Attivita’ produttive, dalla Federazione delle imprese delle comunicazioni e dell’informatica (Federcomin), ASASpazio e SAT Expo. ”Nel 2003 il mercato mondiale dell’industria spaziale ha raggiunto un valore di circa 88 miliardi di dollari”, ha detto il presidente della Federcomin, Alberto Tripi. Un mercato nel quale gli Stati Uniti sono il principale attore, ha aggiunto, mentre in Europa, ”partita in ritardo”, si registra un calo dell’occupazione pari all’11% e dell’occupazione pari al 4,3%. Una situazione, ha aggiunto Tripi, ”che deve indurre a cercare nuove risorse” poiche’ l’uso dei satelliti ha un ruolo strategico nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione. Quello che gli esperti chiedono e’ una riqualificazione della spesa pubblica per ridare respiro agli investimenti e che permettano alla pubblica amministrazione di diventare utente dei servizi che l’industria spaziale puo’ offrire al Paese. Le scelte, a livello nazionale ed europeo, si impongono sotto la pressione di Stati Uniti da una lato e della Cina dall’latro, ha rilevato Giuseppe Viriglio, dal prossimo primo giugno direttore delle applicazioni per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). E per il il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Sergio Vetrella, lo sviluppo di applicazioni e servizi ”e’ fondamentale” anche nell’ambito del nuovo Piano spaziale nazionale. Grandi programmi capaci di generare innovazione solo la via proposta dal consigliere per le politiche dello spazio per il ministero delle Attivita’ produttive, Marco Pascucci. Un esempio, ha aggiunto, sarebbe un piano spaziale di riferimento che preveda uno sviluppo nell’arco di un lungo periodo (ad esempio 15 anni), con scelte mirate e nell’ottica del consolidamento delle eccellenze esistenti. ”I tagli vanno fatti, ma non nelle iniziative di innovazione e ricerca”, ha aggiunto. (segue).

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