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Elezioni 2004, vincere o perdere grazie a Internet?

12 Giugno 2004 Commenta

Internet avra’ un’influenza marginale sui risultati di queste elezioni europee e la riprova potrebbe essere data dal fatto che candidati i quali hanno ignorato il web saranno ugualmente eletti.


Le ragioni che possono portare a questa conclusione sono diverse.
I candidati hanno mostrato, nella maggior parte dei casi, una totale impreparazione internetica.
Forse non convinti del potere del web, forse profani della materia, forse mal consigliati; in ogni caso, tranne rare eccezioni, i candidati non hanno giocato la carta Internet per le proprie campagne, rifugiandosi nelle consuete attivita’ offline.
In questo modo per “vederli all’opera” i cittadini li hanno dovuti seguire fuori dalla rete, nei comizi, negli appuntamenti televisivi e in tutti gli altri eventi canonici.
All’effetto marginale di Internet, alcuni sostengono, contribuisce il numero comunque ancora ridotto di navigatori (anche se si parla pur sempre di milioni di utenti, in continua crescita).
Poiche’ i candidati cercano consenso nelle masse, limitare la campagna a una nicchia di navigatori, non e’ apparso giustificabile.
Per altri candidati, piu’ attenti al ruolo di Internet nella politica, e’ stato negativo constatare che negli Stati Uniti Dean, nonostante lo straordinario successo raccolto ondine, sia stato bocciato nelle elezioni reali.
Di conseguenza si e’ dedotto che se Internet non e’ stato in grado di spostare l’esito dei risultati americani, allora non avrebbe certo potuto compiere magie in Italia.
Infine vari pregiudizi sulla “bolla” di Internet, la sua presunta intangibilita’ e fumose idee su virus, hackers e ragazzini adolescenti che assiepano il web, hanno contribuito a emarginare la rete dalle campagne dei politici italiani.


Internet a impatto zero?
Internet, dunque ad impatto quasi zero? Internet marginale? Internet “forse si tra qualche anno”?
Facciamo un passo indietro ed analizziamo quanto e’ successo per il principale mezzo di comunicazione odierno, la televisione.
Nel 1956 Eisenhower fu eletto Presidente degli Stati Uniti.
Utilizzo’ la TV per la propria campagna? No.
La TV era un media nuovo ancora da esplorare e molti mostravano scetticismo riguardo alla sua potenzialita’ di diffusione.
A distanza di 50 anni c’e’ qualcuno che pensa che la televisione non sia fondamentale per vincere una campagna elettorale?
Lo stesso avviene oggi per Internet; se ne sminuisce il ruolo politico e l’impatto che – in realta’- gia’ ha e che acquisira’ sempre piu’.
Certo, non e’ paragonabile a un media affermato quale quello televisivo, ma gia’ in queste politiche sono emersi aspetti interessanti che, anche se passati inosservati, saranno fondamentali per il futuro connubio con la politica.

Bastano 40 milioni di dollari?
Anzitutto una considerazione preliminare.
Internet e’ uno strumento… non esaustivo.
L’esempio di Dean, da molti portato come emblema di disfatta del connubio Internet & Politica, rappresenta al contrario un fulgido esempio del potere del web.
Il WWW ha trasformato uno sconosciuto in un front runner, ha fatto raccogliere 40 milioni di dollari e migliaia di supporters; cos’altro si puo’ chiedere al web? Che autocompili le schede dei cittadini col voto giusto?!?
La differenza in un confronto politico la fara’ sempre il candidato.


Da broadcast a one to one
Con l’avvento di Internet la comunicazione politica non puo’ piu’ permettersi il lusso di essere di tipo broadcasting, ma deve adeguarsi a un modello partecipativo e interattivo.
Non e’ piu’ immaginabile un candidato (o un politico) che parla a cittadini che si limitano ad ascoltare passivamente. La comunicazione e’ diventata diretta, partecipativa coinvolge gruppi di persone che vogliono partecipare dire la loro opinione sentirsi in qualche modo artefici della campagna. Non un comizio dunque, ma piu’ una tavola rotonda.
Come gia’ piu’ volte accennato, i nuovo approccio politico dovra’ prendere ispirazione dai modelli di sviluppo software open source, basati sulla condivisione e sulla decentralizzazione delle risorse.


Elogio della velocita’
La velocita’ di comunicazione e’ cambiata.
Oggi il Governo ha inviato 50 milioni di sms per ricordare agli italiani di votare.
Lasciando da parte le considerazioni politiche della scelta, si tratta di un’iniziativa che offre molti spunti interessanti (e’ paragonabile a quanto accadra’ tra qualche anno con tutti i cittadini dotati di email).
Con un click (piu’ o meno) si possono raggiungere pressoche’ tutti gli elettori.
Con un click giusto li si puo’ ben motivare e raccogliere voti ma con un click errato si puo’ seminare dissenso e perdere terreno sugli avversari.
Se si inizia a usare la tecnologia per comunicare, allora bisogna essere pronti a cambiare anche velocita’ di risposta.
La risposta ad un’azione intrapresa o a una frase detta e’ richiesta subito.
La reazione di chi usa l’email, la telefonia (oggi mobile o fissa, domani VOIP integrata) e Internet, ad un caso come quello dell’invio bulk di sms, e’ quella di andare sul sito del mittente ed avere subito spiegazioni. Subito, non a mezzo fax o raccomandata.
Subito.
A mezzo email, chat (supporto live), instant messenger, blog, forum.
In altri termini con uno strumento che sia il piu’ possibile immediato.
E ancora: il tipo di strumento da utilizzare variera’ in continuazione col variare della tecnologia e col variare del target (i ragazzini di oggi usano di default l’instant messenger).
I politici si rendono conto di questo?

Linea di non ritorno
Internet, durante queste europee 2004, e’ stato usato male ed e’ stato poco sfruttato per le potenzialita’ che gia’ offre.
Pero’ e’ positivo che almeno i candidati ci abbiano provato!
I politici sono sbarcati sulla rete tracciando, inconsapevolmente, una linea di non ritorno.
In altri termini e’ stato fatto un importante paso avanti verso la digitalizzazione della politica Italiana.
Dalle prossime elezioni in avanti, per stare al passo con i tempi, non sara’ piu’ pensabile, ad esempio, non avere un sito Internet.
Questo di per se’ comportera’ una crescita di importanza del web e, come sa bene chi gestisce siti internet, due ulteriori conseguenze:
– l’impossibilita’ di tornare indietro;
– la difficolta’ di nascondere i propri errori.
Una volta avviata una presenza su Internet questa richiede di essere continuamente aggiornata, seguita, modificata, corretta, editata se non la si vuole lasciare morire.
Pertanto, ad eccezione di siti che non raccolgono nemmeno un visitatore, una volta avviato un sito internet non si puo’ tornare indietro.
Questo implica la non occultabilita’ delle proprie azioni.
Un sito puo’ essere chiuso (e i navigatori ne saranno a conoscenza) ma in ogni caso il web manterra’ traccia di quanto e’ successo.
Le pagine di cache di Google , ad esempio, conservano dati di siti scomparsi da tempo, cosi’ come affermazioni o articoli che perdurano anche dopo la fine dei siti ( e che spesso gli autori degli stessi sarebbero felici di far sparire…).
Dal momento in cui i politici iniziano ad usare Internet dovranno iniziare a gestirlo.
Solo per fare alcuni esempi, il formato dei documenti da pubblicare rivela informazioni (fino a poco tempo fa il sito del Presidente del Consiglio conteneva documenti in formato .doc che analizzati con Docscrubber evidenziavano molte informazioni nascoste); le pagine web danno indizi (codice html, commenti nel codice, note); il servizio whois rivela dati preziosi.


Outsiders digitali?
E per concludere proviamo a tentare una piccola previsione.
Ci saranno outsiders digitali per le europee 2004?
Candidati molto attivi su Internet, che pero’ non si sono visti in TV o sentiti in Radio, in grado di essere eletti?
Alcune sorprese potrebbero, a mio parere, arrivare dai Verdi o dai Radicali.
Tra questi, infatti, alcuni esponenti nonostante abbiano avuto pochissimo (o nessun) spazio in radio e TV, hanno pero’ goduto di buona popolarita’ in rete.
Se anche solo un 10% dei partecipanti alle comunita’ on line, create da questi candidati, votera’, allora potremo assistere ai primi cybereletti della storia politica italiana.

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