Il Made In Italy Dell’Open Source A LinuxWorldExpo Italia
MILANO – Qual e’ la ricetta giusta per rilanciare le sorti delle softwarehouse italiane? D’accordo, ci vogliono capitali, formazione, capacita’manageriali, tutte cose che ormai non passa convegno che non venganomenzionate. Ci permettiamo sommessamente di aggiungere un altro ingrediente,la creativita’. Potrebbero essere guai, perche’, per parafrasare DonAbbondio, uno la creativita’ non se la puo’ dare. Per fortuna, dicreativita’ nello sviluppo del software in Italia non c’e’ carenza. Solo, siesercita spesso in luoghi e su argomenti non convenzionali, come avviene perla galassia di gruppi e di individui impegnati nella scrittura di codicesecondo i dettami della filosofia open source.
LinuxWorldExpo Italia(www.linuxworldexpo.it), la nuova edizione dell’evento di settore piu’importante a livello mondiale, organizzato da Wireless in collaborazione conIDG World Expo dal 22 al 24 settembre al Centro Congressi Crowne PlazaMilan – Linate di San Donato, al limite sud-est di Milano, ha tra i suoiobiettivi quello di mettere in evidenza le energie creative che aspettanosolo di essere intercettate da iniziative imprenditoriali nuove o gia’consolidate e in cerca di rilancio.
Diversi sono i seminari e leconferenze che hanno la creativita’ italiana nel software in primo piano.Quello piu’ focalizzato e’ in programma nel pomeriggio del 24 settembre, conun titolo parlante “Open Source? Made in Italy!” Il seminario e’organizzato in collaborazione con la nota rivista LinuxPro, che garantisceanche il ruolo di moderatore e chairman, nella persona del responsabileeditoriale, Massimiliano Zagaglia.
Senza pretese di stilareclassifiche di merito, il seminario compira’ una carrellata nellacreativita’ italiana dell’open source attraverso l’esame, effettuato daglistessi “creativi” di cinque progetti che coprono un’ampia gamma di argomentie impostazioni. Si va infatti da un application server come Zope a unsistema di sviluppo applicativo rapido (RAD) su web in ambiente Jboss, a unconcretissimo sistema di applicazioni software, denominato Amberle, per lagestione centralizzata di fiere, convention ed eventi a registrazione. Tuttisoftware i cui autori dimostrano nei fatti di essere perfettamente in gradodi applicarsi a soluzioni su cui una software house puo’ costruire la suafortuna commerciale.
Ma l’open source naturalmente anche nel nostroPaese non rinnega gli ideali da cui e’ nato Cosi’ a questa valenza dellacreativita’ sono dedicati gli altri due progetti esaminati nel seminario. Ilprimo riguarda la formazione e mira a garantire il conseguimento dellaPatente Europea del Computer (ECDL Libre) usando solo strumenti open source,un segno che forse non di nuove leggi c’e’ bisogno per stimolare la crescitanel software a sorgenti aperti. Il secondo invece guarda indietro perguardare avanti. Si tratta infatti di RULE, per Run Linux Everywhere, checrea una particolare versione di ambiente operativo basato su kernel Linuxche e’ contemporaneamente allo stato dell’arte in quanto a funzionalita’ e asicurezza e compatibile con l’hardware di vecchia generazione, ossial’immensa massa di personal computer con chip “lenti” e con “poca” memoriae “piccolo” disco (per gli standard attuali) che non trovano impiego elanguono nei magazzini o peggio, pur essendo ancora perfettamentefunzionanti e limitati solo da software operativo non piu’ adeguato. Unevidente soluzione concreta per tutti i programmi che mirano a superare il”digital divide” sia nazionale che internazionale.
L’open source madein Italy non ha nulla da invidiare con gli standard creativi internazionali,e i creativi del software italiano sono anche perfettamente integrati nellacomunita’ mondiale dell’open source, come dovrebbero essere tutti glisviluppatori della nuova generazione. Come sempre, i cervelli ci sono, oratocca a imprenditori e aziende farsi avanti.
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