Attivita’ del giudice ed intelligenza artificiale
La dottrina processualistica predominante in materia ha sempre sostenuto che la valutazione della prova non e’ un’operazione particolarmente adatta alle caratteristiche del giurista di professione, in quanto quest’ultimo e’ educato a ricercare la norma da applicare al caso concreto ed e’ abituato a compiere essenzialmente atti di interpretazione e raccordo fra norme. Nella ricostruzione dell’evento sottoposto alla sua analisi, il giurista agisce considerando la valutazione della capacita’ dimostrativa come un’attivita’ naturale senza tener conto delle procedure mentali impiegate per pervenire a determinate conclusioni.
In particolare il processo mentale di valutazione della prova, che deve condurre a determinate convinzioni circa il valore di specifici elementi e indizi, passa attraverso delle considerazioni di logica lineare (FASSONE) che investono in particolare:
1. la conoscenza dell’uomo che si estende per constatazione o per inferenza. Il giudice deve accertare l’esistenza del reato e la sua attribuibilita’ ad una determinata persona sulla scorta di specifici indicatori sottoposti alla sua valutazione.
2. L’inferenza che e’ una tecnica di ragionamento che si fonda sul “passaggio dal particolare ad altro particolare attraverso la mediazione di un universaleâ€. L’universale e’ una legge che, pero’, non ha valore assoluto per cui le conclusioni del giudice mai possono avere carattere di certezza ma possono trovare una giustificazione razionale e quindi un consenso.
3. Il consenso che come si e’ visto in precedenza e’ conseguibile a seguito del valido e razionale impiego della legge o regola (universale) nella ricostruzione dei fatti processuali che normalmente offrono diversi elementi di valutazione.
Il ragionamento inferenziale si esplica attraverso tre tipi di operazioni mentali che sono:
1. La deduzione attraverso la quale conoscendo la regola ed il caso si intende ricavare il risultato. Nel campo processuale la deduzione puo’ essere utile in funzione predittiva di determinati eventi.
2. L’induzione che e’ l’operazione attraverso la quale si estrae una regola, in seguito alla ripetuta osservazione dei casi. In campo processuale l’induzione serve a ricavare regole di comportamento criminale.
3. L’abduzione che e’ l’operazione attraverso la quale, conoscendo il risultato e la regola, si va alla ricerca del caso. In campo processuale l’abduzione assume una certa rilevanza, poiche’ e’ alla base di tutti gli accertamenti di natura investigativa e consente di individuare il presunto autore del reato in forza di uno o piu’ elementi di prova.
Il giurista, facendo ricorso, nel processo di valutazione della prova, a queste operazioni cognitive ed in particolar modo all’abduzione deve innanzitutto analizzare la regola che viene posta a fondamento del ragionamento inferenziale.
Questa regola puo’ essere: una legge scientifica incontestabile per cui le conclusioni saranno pienamente affidabili oppure una legge scientifica di tipo probabilistico ed allora la conclusione presentera’ minori margini di sicurezza avuto riferimento non tanto alla tipologia del fenomeno da ricostruire ma alla sua precisa identificazione oppure, infine, la prassi legata all’osservazione dei comportamenti umani, in tal caso e’ logico che la conclusione a cui e’ possibile arrivare pur essendo legata ad indubbie metodologie di carattere statistico puo’ essere passibile di deroghe avuto riferimento alla specificita’ di determinate situazioni (FASSONE).
Le conclusioni cui perviene un giurista a seguito del processo di valutazione della prova vengono poi racchiuse nella cd. ipotesi esplicativa che come sostenuto da autorevole dottrina, “sostituisce un unico concetto ad un complicato groviglio di predicati connessi ad un soggettoâ€. In termini pratici, l’ipotesi collega, mediante l’applicazione di regole logiche, una serie di fatti apparentemente indipendenti l’uno dall’altro.
E’ chiaro che la formulazione di un’ipotesi semplice e’ preferibile a quella di un’ipotesi eccessivamente complessa, ma restano comunque alcuni rischi connessi a questo tipo di valutazioni legati da un lato alla mancanza di cogenza logica nelle “regole†che vengono usate nell’abduzione finale e dall’altro lato alla mancanza intrinseca di un rigore dimostrativo nell’abduzione.
Avuto riferimento al meccanismo di valutazione della prova ed alle difficolta’ ad esso connesse, assume una particolare rilevanza il ricorso agli strumenti di intelligenza artificiale che sono in grado di aiutare l’uomo nell’esercizio di attivita’ intelligenti che si basano su un impiego attivo, non rigidamente predeterminato, della conoscenza. Di qui l’esigenza di sviluppare un nuovo tipo di sistemi informatici, i cosiddetti sistemi basati sulla conoscenza, mediante i quali ci si propone di usare in modo intelligente le informazioni, trasformando i dati in conoscenza (SARTOR).
I programmi informatici tradizionali, pur non essendo basati sulla conoscenza, ne incorporano una, essi difatti non sono altro che la descrizione della procedura (l’algoritmo), per svolgere un certo compito, e possono essere sviluppati solo tenendo conto delle caratteristiche di quel compito.
E’ possibile delineare delle differenze tra i sistemi informatici tradizionali e quelli basati sulla conoscenza.
Nei sistemi informatici tradizionali:
1. La conoscenza non e’ mai rappresentata esplicitamente e non e’ mai separata dalle procedure che la usano e che ne disciplinano l’elaborazione;
2. la conoscenza e’ applicata in modo rigidamente predeterminato;
3. non e’ possibile aggiungere nuova conoscenza senza modificare le procedure;
4. il sistema non e’ in grado di esporre la conoscenza sulla quale si basa ne’ di spiegare perche’, sulla base della stessa, sia giunto a determinati risultati.
Invece, nei sistemi basati sulla conoscenza:
1. La conoscenza e’ contenuta in una determinata base, dove e’ rappresentata in un linguaggio ad alto livello, cioe’ in una forma relativamente vicina al linguaggio usato nella comunicazione umana. E’ possibile adottare una rappresentazione dichiarativa del compito affidato al sistema informatico, lasciando al sistema l’individuazione della procedura da seguire per svolgere quel compito;
2. la conoscenza e’ usata da un motore inferenziale, ovvero un meccanismo in grado di interpretare il contenuto della base di conoscenza ed effettuare deduzioni logiche in modo da risolvere il problema posto al sistema;
3. la base di conoscenza puo’ essere arricchita di nuove informazioni senza intervenire sul motore inferenziale;
4. il sistema e’ in grado di esporre in forma comprensibile le premesse e le inferenze che hanno condotto ad un determinato risultato, cioe’ di giustificare le conclusioni cui giunge.
I sistemi basati sulla conoscenza sono spesso completati da interfacce che agevolano l’interrogazione e la preparazione della base della conoscenza.
In definitiva essi sono costituiti da tre componenti fondamentali:
– la base di conoscenza;
– il motore inferenziale;
– le interfacce, rivolte tanto all’utente quanto all’ingegnere della conoscenza (autore del programma).
Queste componenti, come si e’ visto nel paragrafo precedente, sono comuni propri a quegli elementi di logica lineare che contraddistinguono il processo mentale di valutazione della prova.
Il sistema esperto, in particolare, non e’ altro che un sistema basato sulla conoscenza in grado di eseguire compiti che richiedono conoscenza specializzata e che possono essere svolti solo da esperti o da persone dotate di notevoli competenze. Il sistema esperto e’ quindi composto da due elementi:
– un elemento strutturale, in ragione del quale il sistema e’ basato sulla conoscenza, cioe’ si compone di una base di conoscenza distinta dal motore inferenziale;
– un elemento funzionale, in ragione del quale il sistema deve essere in grado di fornire prestazioni che richiedano notevoli competenze.
I sistemi esperti sono programmi in cui l’utente interagisce in un dialogo simile a quello che si svolgerebbe con un esperto umano, al quale e’ stato esposto un problema ed al quale vengono rivolte domande sulle soluzioni proposte. Tali sistemi possono essere visti come intermediari tra gli esperti umani, che interagiscono con il sistema nell’acquisire conoscenza, e l’utente umano che interagisce con il sistema nella consultazione (MARIANI).
La ricerca in questo campo dell’intelligenza artificiale ha anche cercato di dotare questi sistemi della possibilita’ di spiegare il loro ragionamento, sia per rendere semplice la consultazione per l’utente, sia per aiutare l’esperto a rilevare eventuali errori nel ragionamento del sistema.
In generale, la caratteristica fondamentale di un sistema esperto dovrebbe essere in primo luogo quella di essere in grado di simulare il ragionamento che un esperto umano farebbe in quelle determinate circostanze; le soluzioni date dal sistema dovrebbero essere della stessa qualita’ ed inoltre prospettate con una maggiore rapidita’, altrimenti non si giustificherebbe l’apporto informatico.
Altra caratteristica importante e’ che il sistema sia capace di spiegare e giustificare il suo procedimento. Generalmente il sistema interagisce con l’utente attraverso domande a cui l’utente stesso puo’ tanto rispondere con si’ o no o non rispondere perche’ non possiede la relativa informazione o perche’ non ha compreso la domanda.
Un buon sistema esperto, nel primo caso, deve poter porre altre domande alternative per giungere comunque ad un risultato; nel secondo caso, l’utente deve poter chiedere delle delucidazioni sulla domanda. Questo differenzia i sistemi esperti dai tradizionali sistemi a dialogo; infatti il sistema esperto puo’ agire anche su informazioni incerte o incomplete, cercando di ricavare l’informazione per strade diverse.
In sedute particolarmente lunghe in cui l’utente puo’ perdere il filo del ragionamento e quindi non capire il nesso tra la domanda attuale e quelle precedenti, si puo’ porre al sistema la domanda “perche’?†forzando il sistema a spiegare la linea di ragionamento seguita, le deduzioni che ha tratto da solo e, cosi’, la giustificazione della domanda posta; e’ anche necessario dotare il sistema della capacita’ di giustificare o spiegare come e’ giunto ad una determinata soluzione, perche’ l’utente puo’ non aver compreso la conclusione finale o una delle intermedie.
Ed e’ proprio questo l’aspetto del sistema esperto che puo’ essere particolarmente utile al giurista nella fase di valutazione della prova, nel momento in cui sia necessario trovare un filo conduttore logico che possa legare i diversi elementi di prova nella costruzione dell’ipotesi esplicativa.
I principali attributi di un sistema esperto di aiuto al giurista nel campo della valutazione della prova penale devono essere:
1. La trasparenza, ovvero la possibilita’ di fornire spiegazioni circa le linee di ragionamento seguite per raggiungere la o le conclusioni;
2. l’euristica, cioe’ l’adozione di strategie tipiche degli esperti umani;
3. la flessibilita’, ovvero la capacita’ di seguire, senza grosse difficolta’, modificazioni alle loro basi di conoscenza cioe’ alla loro riserva di conoscenza.
Il diritto ed in particolare le stesse attivita’ del giurista nel settore preso in esame in questo lavoro, per sua natura, sembrerebbero poco compatibili con la logica di funzionamento dei sistemi esperti. Le conoscenze giuridiche che possono essere acquisite a fini di automazione non sono solo quelle di tipo formale, e quindi, perfettamente definibili, ma anche quelle provenienti dall’esperienza o dalla prassi; quindi il ragionamento logico, facilmente algoritmizzabile, deve coesistere con dati incerti, incompleti, a volte contrastanti tra di loro (CARIDI).
Il modello con cui si deducono, a partire da una premessa di fatti e norme, una o piu’ conclusioni giuridiche, configurate come conseguenze, non agisce sempre allo stesso modo per l’intervento delle componenti empirica e soggettiva, quindi l’uso di un sistema esperto nell’ambito delle decisioni giuridiche e, quindi, anche in merito alla valutazione di prove penali, e’ possibile solo in determinate situazioni, ma non e’ generalizzabile.
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