La nuova criminalita’ informatica passa attraverso i nostri computer
Il mondo digitale sta diventando un campo minato su cui camminiamo con una pericolosissima incoscienza. La rete ci ha ammaliato con le sue bellezze, ma non capiamo che essa puo’ traspirare i crimini commessi nel mondo non virtuale. Buona parte dei gravi misfatti e delle aggressioni che si subiscono nella realta’ sono state copiati (con una sorta di malvagio «copia e incolla») nel mondo virtuale.
La punta dell’iceberg di questo fenomeno sembra essere quel fastidiosissimo problema di spamming e di messaggi indesiderati che riempie e ostruisce le nostre attivita’ quotidiane.
Ma non e’ cosi’. Infatti, da recenti indagini condotte su una buona rappresentanza dei navigatori emergono dati inquietanti.
Il solo fatto di navigare in quell’intreccio di reti che e’ Internet ci espone a rischi di cui non siamo sempre a conoscenza. Ci si rende conto troppo tardi di essere vittima di qualche intruso informatico o di qualche attacco ben calibrato alle nostre risorse.
Secondo uno studio effettuato e distribuito recentemente da America Online e la National Cyber Security Alliance (NCSA) i nostri computer sono spazi aperti che chiunque puo’ percorrere, utilizzare e razziare.
La maggior parte delle persone pensa che il proprio PC sia sicuro e non possa che essere colpito di tanto in tanto da qualche virus. Il dato che deve far riflettere e’ proprio che sette intervistati su dieci navigano sentendosi tranquilli, essendosi muniti di un software antivirus. I dati personali di ciascuno sono comodamente memorizzati in computer privi di qualsiasi sistema basilare di sicurezza. Non si pensa che la realta’ digitale deve essere custodita si’ come si custodisce un bene prezioso.
Da cio’ discendono numerose implicazioni. Prime fra tutte la mancanza di privacy nelle informazioni personali e nelle abitudini di vita. Poi vi sono i numerosi attentati alla sicurezza delle nostre risorse informatiche e alle attivita’ lavorative che si sono moltiplicate in rete.
Ma sono solo alcune delle conseguenze negative che nella realta’ quotidiana si devono fronteggiare. La tutela del singolo navigatore e’ affidata a soluzioni casalinghe, a ricette inventate nell’immediatezza degli eventi. Non vi sono adeguate protezioni giuridiche che offrano un po’ di tranquillita’ agli utenti. Le legislazioni nazionali (pur essendo abbastanza evolute) soffrono di una scarsa deterrenza e cio’ non fa che acuire il fenomeno.
Quello che emerge pericolosamente dagli studi svolti e’ un’eccessiva ingenuita’ dell’utente medio, che naviga in rete. Egli e’ a conoscenza molto spesso delle normative in tema di riservatezza dei dati personali e si dimostra sensibile alle limitazioni dei suoi diritti alla privacy.
Ma nella stragrande maggioranza dei casi egli non comprende appieno i pericoli che si celano, per esempio, nell’accedere a zone a rischio della rete o nell’utilizzare certi programmi di condivisione. Non ci si riferisce solo a quei siti dove si possono scaricare per ingenuita’ i tanto detestati dialer, ma in tutte quelle pagine dove si nascondono spyware, virus, worm, che si attivano alla sola visualizzazione delle pagine stesse. Ecco allora che si viene invasi da programmi nocivi, che hanno molteplici utilizzi.
In primo luogo, si pensi ai virus, dotati di capacita’ distruttive molto spesso devastanti (puniti dall’articolo 615-quinquies c.p.). Si pensi ai worm, programmi utilizzati per attivare una specie di «cordone ombelicale» fra il nostro computer e altre macchine, per chissa’ quali fini (statistici, illeciti, ecc.). Si pensi, infine, agli spyware, software che memorizzano subdolamente le nostre abitudini di navigazione o di utilizzo del computer, per poi inviare in massa queste informazioni al miglior «offerente».
Si tratta di applicazioni che mettono seriamente a repentaglio il nostro c.d. domicilio informatico e aprono un baratro sotto i nostri piedi. Poiche’ il domicilio informatico sta diventando sempre piu’ il nostro domicilio «preferito», il vuoto che si crea sotto di noi non puo’ che gettarci in profonde incertezze.
Nessuno era pronto per difendersi da questi attacchi. Nessuno ha capito che il gioco stava diventando piu’ duro del solito. Le notizie che la cronaca ci porta ogni giorno evidenziano che i nostri computer sono sempre piu’ spesso alla merce’ dei criminali piu’ incalliti. L’evoluzione tecnologica li ha trasformati in cracker dei peggiori. Tanto e’ vero che gia’ sono stati denunciati i primi casi di estorsione via Internet. Le richieste di denaro si moltiplicano per evitare che accada qualcosa ai server delle societa’ maggiormente in vista sul web.
Gli strumenti di questi attacchi potremmo essere inconsciamente anche noi! A causa della scarsa diffusione di misure di sicurezza, di firewall, ecc. i cracker entrano nei nostri sistemi e guidano i nostri PC a unirsi per attaccare questo o quell’altro sito.
Senza il nostro aiuto involontario questi fenomeni potrebbero restare marginali. Ma sta a noi proteggere le nostre risorse informatiche per tutelare anche quelle degli altri. Finche’ la filosofia della sicurezza in rete non diventera’ abitudine per ciascuno, questi fenomeni criminali non troveranno fine.
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