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Micropagamenti Elettronici, Un Mercato A Due Facce

19 Novembre 2004 Commenta

MILANO – Micropagamenti, ossia quelle transazioni monetarie di piccoloimporto che costituiscono il 90 per cento delle attivita’ individuali chehanno a che fare con il denaro. Convenzionalmente il limite tra micro emacropagamenti si pone a 10 euro, cifra che nella stragrande maggioranza deicasi viene regolata in contanti e, con l’euro, in monete metalliche. Daalmeno 8 anni sono in atto anche in Italia una serie di tentativi persostituire con una qualche forma di pagamento elettronico questetransazioni, tentativi che solo negli ultimi due anni hanno avuto un qualchesuccesso, anche se limitato. E’ oggi per esempio possibile pagare il taxivia cellulare e sono in corso sperimentazioni per il pagamento del bigliettodei mezzi pubblici con lo stesso metodo. Alcuni progetti in altri Paesiprevedono l’acquisto di cose come i giornali all’edicola. Come si vede, sitratta di effettuare il pagamento di acquisiti di beni e servizitradizionali, offline, con uno strumento elettronico, di solito ilcellulare. Per queste attivita’, si legge in una nota, si e’ coniato iltermine di m-commerce, per “mobile commerce” e in tutto il mondo ci si e’messi in moto nella definizione di standard e nello sviluppo d tecnologie einfrastrutture, Italia compresa, basta pensare all’iniziativa BankpassMobile dell’ABI.

La “mobilita'” pero’ c’entra con i micropagamentianche in un altro senso, che copre un campo di attivita’ e un mercatodiverso. Se invece di usare il dispositivo mobile per pagare beni e serviziesterni ci si concentra sull’uso del dispositivo mobile per usufruire diservizi si e’ costretti ad esaminare la questione che fa discutere daqualche anno gli addetti ai lavori: come far pagare i contenuti “mobili”?La risposta e’ apparentemente banale: il servizio mobile fondamentale e’ laconversazione telefonica e da quasi 150 anni esiste un metodo per farlapagare, la bolletta telefonica. Quindi, per pagare i contenuti mobili,prosegue la nota, e’ sufficiente adottare uno schema equivalente agli”scatti” o al costo/tempo e un accordo tra fornitore di contenuti e gestoretelefonico. Qui pero’ scatta l’inghippo. Tecnicamente e’ la cosa piu’semplice del mondo ma in termini di business si tratta di rispondere a un’altra domanda: chi controlla quali stadi della catena del valore dellacreazione e fornitura?

La risposta non e’ poi cosi’ banale. Esistonodei contesti in cui il ruolo centrale nell’operatore telefonico e’ statobene accetto dai fornitori di contenuti e ha avuto un effetto positivo sulmercato con soddisfazione di tutti gli attori, in primis il caso I-ModeDoCoMo in Giappone. Il fatto pero’ che nella maggior parte dei casi ilmercato stenti a decollare proprio per la riluttanza dei possibili fornitoridi contenuti ad affidarsi ai gestori per i pagamenti (che pero’ si portanodietro anche una dipendenza per le strategie di marketing e commerciali)spinge molti analisti a identificare proprio nella disponibilita’ di sistemidi micropagamento svincolati dai gestori o che li vedano come fornitori diservizi di puro trasporto (per prendere a prestito una terminologia tipicadelle telecomunicazioni IP).

La questione della catena del valore edei modelli di business per i contenuti digitali mobili corre sotto traccianella maggior parte degli interventi previsti al Mobile Fun Forum diWireless, che si svolgera’ il 24 novembre presso il Centro Congressi CrownePlaze Milan-Linate di San Donato. Verra’ affrontato direttamente per esempioda Andrew Bud, vice-chairman del Mobile Entertainment Forum, l’iniziativamondiale delle aziende del settore che anche quest’anno ha confermato ilriconoscimento ufficiale, unico per l’Italia del Forum di Wireless. Le duefacce dei micropagamenti – conclude la nota – verranno specificamenteesaminate nella sessione del Forum prevista nel pomeriggio del 24 novembre(www.wirelessforum.it) e in cui parleranno analisti, fornitori di servizi dipagamenti e associazioni.

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