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Il futuro è nel p2p, le major hanno capito

1 Dicembre 2004 Commenta

E’ passata come una notizia fra le tante, ma il recente avvicinamento delle piu’ grandi major musicali al mercato della musica on line con reti p2p appare una svolta davvero epocale. Tre delle piu’ grandi industrie discografiche mondiali si stanno accordando per vendere a breve musica attraverso un nuovo servizio di file-sharing. Universal Music Group, Sony BMG Music Entertainment e Warner Music Group hanno licenziato i loro cataloghi musicali alla societa’ newyorkese Wurld Media. Il nuovo servizio di file-sharing, che sara’ lanciato all’inizio del prossimo anno proprio dalla (finora quasi sconosciuta) Wurld Media, permettera’ agli utenti di acquistare canzoni in piena legalita’ attraverso un programma di facile utilizzo (PeerImpact).

Fondata nel settembre del 1999, Wurld Media Inc. e’ una azienda newyorkese che si e’ fatta notare gia’ tre anni fa per un prodotto di notevole successo: BuyersPort Networks. Si tratta di una tecnologia proprietaria con la quale e’ stato possibile realizzare un mercato totalmente on line nel quale hanno trovato spazio piu’ di 500 societa’. Insomma, la societa’ di New York si e’ fatta conoscere per le sue ben riuscite piattaforme di e-commerce, cui ha fatto seguito un altro, piu’ recente prodotto chiamato LX Systems (2003).

L’ultima opera dell’azienda, invece, e’ appunto PeerImpact, definito come una rete privata rivoluzionaria, all’interno della quale e’ possibile distribuire file musicali nel pieno rispetto della legge e dei diritti d’autore. Le canzoni possono essere acquistate in due modi distinti: attraverso un tradizionale servizio di download o consentendo agli utenti di ottenere una chiave digitale da utilizzare per sbloccare (togliere i lucchetti di sicurezza) e acquistare una copia del file direttamente dal computer di un altro utente.

Sul sito web di riferimento, non sono ancora disponibili le caratteristiche della piattaforma di peer-to-peer ne’ i prezzi per il download delle canzoni. Non e’ dato ancora sapere quale sara’ la vera differenza con le attuali reti di interscambio digitale. E’ tutto sotto stretto riserbo in attesa del debutto nei primi mesi del 2005.

Al momento, comunque, vi e’ da registrare un grande entusiasmo da parte dei vertici dell’azienda. Greg Kerber, chairman e CEO di Wurld Media, afferma che il loro obiettivo era quello di avvicinarsi il piu’ possibile al consumatore e aiutarlo a costruire una comunita’ di file-sharing sicura e pienamente legittima, che assicuri le giuste royalty per gli autori. La filosofia del peer-to-peer, continua Kerber, ha apportato due importantissime rivoluzioni nel mercato odierno: innanzitutto vi e’ un abbassamento di costi e, in secondo luogo, e’ possibile introdurre in una rete chiusa materiale assolutamente legale.

La nuova strategia delle major e’ pertanto quella di dover necessariamente adeguarsi alle tendenze dei navigatori. Questi ultimi hanno scelto gia’ da tempo, infatti, la rivoluzionaria filosofia della condivisione del sapere attraverso reti di file-sharing. Le grandi case discografiche hanno sempre stigmatizzato (e tuttora lo fanno) l’utilizzo di tali strumenti, perche’ visti come veicolo di violazioni di diritti d’autore. La paura di essere sopraffatte dagli utenti le ha rese miopi nel non capire la grande potenzialita’ di tale tecnologia.

Oggi questo loro atteggiamento e’ finalmente stato smentito dall’odierna presa di posizione di Universal Music Group, Sony BMG Music Entertainment e Warner Music Group. I tre colossi della distribuzione musicale mondiale hanno deciso che la strada per combattere la pirateria non e’ intentare causa contro i produttori e gli utilizzatori dei software p2p, ma quella di utilizzare la medesima tecnologia per creare un innovativo canale commerciale. E’ solo questa la modalita’ vincente.
Di certo non si puo’ continuare a radicare processi contro i milioni di utenti di file-sharing; e le major lo hanno capito. Hanno capito che l’impennata della penetrazione di Internet nelle case di semplici utenti di computer e’ oggi una realta’. Ciascun soggetto ha dunque la possibilita’ di condividere materiale di ogni genere con qualunque utente collegato in rete. Il fenomeno e’ soprattutto sociale. La possibilita’ di raggiungere altri navigatori in tempo reale, ma distanti migliaia di chilometri rappresenta la peculiarita’ piu’ apprezzata della rete. Il bisogno di comunicare e diffondere informazioni, cultura o semplici saluti e’ diventata oggigiorno esigenza per le societa’ piu’ evolute. Il rilancio della Societa’ dell’Informazione nell’epoca del computer e’ avvenuta grazie all’utilizzo del mezzo comunicativo piu’ democratico e veloce che sia mai esistito: Internet.

La condivisione e’ diventata imperativo morale che non reca detrimento a nessuno, se non a coloro che non condividono. L’utente della rete trova nell’altro «pari» un sostegno, una mano amica, una forza che da solo non potrebbe mai avere. L’essere membro di una comunita’ di questo genere rappresenta il risultato di molti sforzi per alcuni (si pensi ai Paesi che non dispongono dei mezzi necessarî per collegarsi alla rete), la lotta a regimi oppressivi e dittatoriali (si veda il caso della Cina che ha blindato il «perimetro informatico» della Nazione con un muro di firewall che non fa comunicare con i computer del resto del mondo), il semplice appagamento di un desiderio.

Tornando, infine, a PeerImpact, c’e’ da sottolineare d’altra parte come molti siano critici nei confronti di questa scelta commerciale delle major. Non si ritiene possibile che gli utenti, dopo aver vissuto l’esperienza di uno scambio libero e illimitato, possano accontentarsi di una realta’ molto piu’ limitata, come sara’ quasi sicuramente PeerImpact.
Gli utenti di KaZaA o di Gnutella sentono fra le loro mani la possibilita’ di raggiungere risorse impensate, materiale introvabile nei normali canali distributivi, ecc. La loro esperienza comunicativa ha una peculiarita’ che la rete di nuova progettazione non potra’ mai eguagliare.
Resta il fatto, comunque, che e’ lodevole l’iniziativa (seppur molto ritardataria) di lanciare PeerImpact come la vera alternativa legale alla commercializzazione di contenuti digitali. In questo modo si educano gli utenti moderni a un corretto uso delle risorse che Internet offre in abbondanza, ma molto spesso violando i diritti altrui.

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