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A Rischio L’Europa Del Software

10 Febbraio 2005 Commenta

MILANO. “Il software sviluppato in Europa rischia di sparire”, afferma Davide Dozza, coordinatore del PLIO (Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org).
“Fino a oggi, la legislazione europea in materia di brevettabilita’ del software ha difeso sia le piccole e medie aziende che i colossi che operano nel settore, proteggendo il loro lavoro e garantendo a milioni di sviluppatori la possibilita’ di ‘fare’ innovazione. Contro questa situazione, si sono levate le multinazionali del software, che hanno intrapreso un’azione di lobby nei confronti della Commissione Europea, per far si che – contro l’opinione espressa dal Parlamento Europeo – venisse emendato il testo originale e approvata una delibera che estende a tutta l’Unione Europea la legge statunitense sui brevetti. A rigor di logica, un vantaggio per il settore, mentre nella realta’ diminuiranno significativamente le attivita’ di ricerca e sviluppo, e in Europa non ci sara’ piu’ spazio per sviluppatori e software house locali, sia che si occupino di software libero che di software proprietario”.

“Purtroppo, la legge USA sui brevetti riesce a ottenere questi effetti perversi a causa del modo, perlomeno singolare, con cui vengono attribuiti i brevetti stessi: contrariamente a quello che vorrebbe la logica, infatti, non viene protetto il software ma la sequenza degli algoritmi. E’ come se in campo musicale non si proteggesse la melodia ma la sequenza degli accordi. In questo modo, per sviluppare un nuovo software senza correre il rischio di dover pagare delle royalty o – peggio ancora – subire cause per la violazione anche involontaria dei brevetti, e’ necessario un enorme dispendio di tempo e risorse (ciascun brevetto e’ lungo circa 15 pagine, e tra Europa e USA ce ne sono piu’ di 100.000), che e’ alla portata solo delle aziende multinazionali. Alla fine, quindi, rimangono solo le aziende che detengono i brevetti, che se li scambiano tra loro costituendo, di fatto, dei cartelli.
Se continua cosi’, questa sara’ la situazione in Europa a partire dalla meta’ di febbraio”. Secondo Roberto Galoppini, Presidente del CIRS, il primo consorzio italiano di aziende attive nel settore del software libero e open source: “Il Parlamento Europeo aveva fatto un ottimo lavoro, giungendo a un compromesso che tutela le aziende europee, che nella maggioranza dei casi sono di piccole dimensioni (il 98% in Italia, secondo i dati ISTAT 2002). Poi e’ arrivata la Presidenza Irlandese, Paese da cui proviene piu’ della meta’ del software proprietario venduto in Europa, che a maggio ha presentato il nuovo testo in discussione, che rappresenta un pericoloso dietro-front rispetto alla situazione attuale e alla proposta del Parlamento. A questo punto, e’ indispensabile che tutti i Paesi – tra cui l’Italia – che sono contro la brevettabilita’ del software tout-court, si schierino a favore della proposta del Parlamento Europeo”.

Una ricerca commissionata dal Governo Francese nel 2002 sostiene che l’estensione all’Europa della legge sui brevetti avrebbe come conseguenza la creazione di una forte barriera all’ingresso nel mercato del software, e danneggerebbe gli integratori e i piccoli editori software locali, oltre al mondo del software libero e open source. “L’innovazione nel mondo del software dovrebbe essere garantita da un uso ‘costruttivo’ del copyright, che invece viene usato come deterrente contro la pirateria. In questo modo, ci sarebbe spazio per l’innovazione e il miglioramento delle applicazioni, a vantaggio degli utenti”, conclude Riccardo Losselli, coordinatore del PLIO insieme a Davide Dozza.

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