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Spedisce una e-mail ad un’amica e il suo datore di lavoro la licenzia

17 Aprile 2005 Commenta

NEW YORK – “Il mio capo e’ un idiota. Si e’ comportato in modo arrogante tutta la settimana”: bastano queste parole per giustificare un licenziamento, dopo la normale lettura delle e-mail personali di una lavoratrice da parte del suo datore di lavoro; lettura autorizzata da una legislazione molto piu’ permissiva in tema di trattamento dati personali (e giustificata dalle piu’ importanti e pressanti esigenze di lotta al terrorismo).
“Nel nostro ordinamento la violazione della riservatezza di una e-mail corrisponde sostanzialmente alla violazione della corrispondenza, in generale, come contenuta nella Carta costituzionale all’art. 15” – ha detto l’Avv. Andrea Lisi (scint.it) – “e la riservatezza della corrispondenza e’ tutelata anche dal codice penale, nel quale, all’art. 616 c.p., si e’ operata una parificazione tra corrispondenza epistolare, telegrafica, telefonica, informatica o telematica.”
“In Italia” – ha concluso Lisi – “per un caso simile il Tribunale di Milano, il 10 maggio 2002, ritenne non punile la lettura da parte del datore di lavoro di alcune e-mail aziendali che avevano portato al licenziamento della lavoratrice”.

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