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P2P E Giustizia. Non Si Possono Rivelare I Nomi Dei ‘File-Swappers’

13 Luglio 2005 Commenta

MUNICH (GERMANY). Brein, una organizzazione tedesca che rappresenta 52 aziende impegnate nell’industria dell’entertainment ha dovuto incassare una sonora sconfitta giudiziaria. Le e’ stato negato il (presunto) diritto di obbligare i service provider a rivelare i nomi degli utenti delle reti P2P.

Inizialmente richiesti in via informale di comunicare i dati personali di coloro che si celassero dietro agli indirizzi IP sospetti, i service provider (Essent, Tiscali, Wanadoo e KPN) hanno rifiutato categoricamente di collaborare. Passati alle vie legali, i legali della Brein hanno portato a conoscenza della Corte le cartelle condivise di alcuni utenti di KaZaA piene di file illegali, quale fonte di violazione delle norme sul copyright. Il giudice del Tribunale di Utrecht ha sentenziato che non e’ stata raggiunta la prova che quei materiali sarebbero stati necessariamente uploadati, precisando che vi era solo la mera possibilita’ che una simile azione si potesse verificare.

Si e’ aggiunto, dunque, un ulteriore tassello all’immenso mosaico giudiziario che si sta occupando della questione della comunicazione dei nomi dei c.d. file-sharers e che non e’ affatto chiaro da decifrare.

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