Datagate, la cultura delle intercettazioni
Sono state rivelate altre sconvolgenti novità sul tema del Datagate. Il cellulare della Cancelliera Merkel era sotto controllo dalla Nsa.
FOGGIA. Un’altra bomba mediatica è esplosa in queste ore da quando si è venuto a conoscenza delle intercettazioni telefoniche del cellulare della Cancelliera Angela Merkel.
Secondo le rivelazioni della talpa chiarificatrice Edward Snowden, la National Security Agency ha messo sotto controllo i telefonini di moltissimi leader europei e mondiali. La Germania non ci sta. Sono partiti cortei di protesta, che vogliono mettere a soqquadro lo status quo in virtù di un senso di rispetto, che gli statunitensi non sembrano mai aver avuto.
Si spiavano praticamente tutti. Dall’Italia le telefonate intercettate sono state 46 milioni, dalla Francia 70 milioni, dalla Germania 361 milioni, dal Pakistan addirittura 12 miliardi e dall’Afghanistan ben 21 miliardi.
L’elenco, appena rivelato, è più lungo di quello riportato in questo articolo.
Ciò che sconvolge, però, non è tanto sapere che gli Usa spiavano tutti. Tanto lo si immaginava. Ora c’è stata solo la conferma. La vera notizia è che noi italiani, a differenza del resto del mondo, non ci scandalizziamo proprio più.
Siamo troppo abituati alla cultura delle intercettazioni come metodo sistematico per gestire le vicende politiche e/o finanziarie. Vogliamo dimenticarci delle telefonate di Berlusconi riguardanti Ruby, di quelle indimenticabili di Moggi su Calciopoli, di quelle di Fazio a Fiorani sul permesso della Banca d’Italia, ecc.?
Più che una forma di indagine, le intercettazioni italiane sono una consuetudine, un luogo comune, un’icona nazionale.
Scritto da Gerardo Antonio Cavaliere
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