Le Chiavette USB, utilizzate per conservare dati personali e sensibili vengono spesso smarrite. Ecco come proteggere i propri dati.

Il trasferimento di dati, anche importanti o legati alla propria attività professionale avviene spesso tramite le chiavette USB. In questo periodo di smart working ancora più dati stanno transitando su drive USB. Di conseguenza informazioni sensibili lasciano le aziende per finire su PC domestici collegati alla rete casalinga. Inutile dire che questo passaggio espone i dati ad un potenziale pericolo.

A finire sotto inchiesta questa volta sono proprio le chiavette USB. Stando a quanto rivelato da Kingston questi dispositivi vengono smarriti con una certa regolarità, con conseguente perdita dei dati contenuti.

Secondo la ricerca effettuata da Kingston, il problema principale delle chiavette USB riguarda proprio il loro smarrimento. Il dato interessa il 50% dei dispositivi. Anche quello relativo ai furti dei drive USB non è da sottovalutare, interessa il 10% delle unità.

La conoscenza di questi dati ha spinto le aziende a creare regole per l’utilizzo di queste unità di archiviazione. Una delle possibili soluzioni è rappresentata dalla crittografia dei dati contenuti all’interno del dispositivo. Questa soluzione, che ad oggi è la più semplice ma anche efficace viene adottato da meno del 20% delle aziende.

I drive dotati di crittografia non possono essere letti da chi non conosce la password.

La Business Development di Kingston Technology, Stefania Brando ha commentato l’intera vicenda. A conclusione di questo articolo riportiamo le sue parole.

“In alcune professioni e ambiti, l’utilizzo di drive USB è pressoché imprescindibile… Al fine di evitare eventuali data breach e conseguenti danni alle aziende, piuttosto che eliminarne completamnte la presenza o eleggere all’uso solo specifici individui, la soluzione che noi di Kingston proponiamo è quella di affidarsi alle unità crittografate. Affidabili e sicure, garantiscono tutti i vantaggi di un drive USB e, al contempo, azzerano i rischi per la sicurezza”.

Scritto da Michele Bellotti