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Software Illegale In Italia Sale Del 50 Per Cento

18 Maggio 2005 Commenta

MILANO – Dalla ricerca, condotta a livello internazionale da IDC, emerge una tendenza media alla riduzione nel tasso di pirateria per l’Europa.
Nell’Unione Europea, infatti, questo tasso cala dal 37 al 35%, mentre nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) esso decresce dal 41 al 39%.
Solo due nazioni mostrano un andamento contro tendenza: si tratta della Danimarca e purtroppo dell’Italia, che vede aumentare il proprio tasso di pirateria dal 49 ad un 50% tondo, mantenendo la seconda posizione, dopo la Grecia, nella sgradevole classifica delle nazioni dell’area UE.
Crescono anche le perdite economiche per il settore: IDC stima il valore del software illegale installato sui computer del Belpaese in un miliardo e mezzo di dollari, pari a quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro.
Lo rende noto un comunicato di BSA (Business Software Alliance) che ha presentato oggi i risultati relativi all’anno 2004 del Global Piracy Study.

“E’ davvero sconfortante constatare che, in uno scenario di generale rallentamento del fenomeno della pirateria, l’Italia si distingua per essere in controtendenza”, commenta Francesca Giudice, Presidente di BSA Italia (nella foto). “Nonostante il 2004 sia stato un anno caratterizzato da un impegno senza precedenti da parte delle Forze dell’Ordine, Guardia di Finanza in testa, per la tutela della proprieta’ intellettuale, e’ evidente che serve un deciso cambio di marcia nell’approccio al problema, soprattutto nell’area dell’informazione dei grandi pubblici, con l’obiettivo di cambiare la diffusa percezione che la pirateria, per il fatto di essere tecnicamente ‘alla portata di tutti’, sia un comportamento lecito o, comunque, di modesta gravita’. In questo senso, le piu’ recenti iniziative avviate a livello istituzionale (pensiamo alla campagna di comunicazione sociale lanciata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Giorgio Faletti come testimonial, o ancora alle norme in materia di contraffazione previste dal Decreto Legge 35/2005 sulla competitivita’) mostrano una crescente attenzione al tema cui va tutto il nostro plauso e di cui speriamo di poter cogliere i frutti nel breve/medio termine”.
“Le perdite connesse alla pirateria informatica danneggiano non solo le aziende che sviluppano software, come le grandi multinazionali, ma anche l’ecosistema di oltre 35.000 aziende che nel nostro Paese costituiscono la ‘catena della fornitura’ e, in tale ruolo, rivendono prodotti software ed offrono servizi di supporto quali l’assistenza tecnica, la consulenza e la formazione”, sottolinea Francesca Giudice.
“La maggior parte delle aziende di questo ecosistema, infatti, a causa dei comportamenti illeciti posti in essere a livello di domanda (cioe’ dagli utenti finali, siano essi aziende o consumatori) e di offerta (cioe’ da rivenditori poco onesti) non riesce ad avere abbastanza linfa per lo sviluppo; da questo discendono anomalie quali l’elevata mortalita’ imprenditoriale e lo scarso contributo in termini di valore aggiunto a livello macroeconomico”.

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