Jakarta – Il Indonesian Council of Religious Scholars, una delle maggiori autorita’ religiose indiane ha recentemente ribadito che, secondo la legge islamica e la religione musulmana, la violazione del copyright e’ equiparabile a un peccato. Ormai il diritto d’autore e’ diventato una questione religiosa, oltre che economica! Ebbene si’, il diritto d’autore e’ sempre alla ribalta della cronaca. In questi giorni, infatti, la notizia piu’ importante (perlomeno in ambito italiano) e’ stata quella dell’attuazione in Italia della direttiva 2001/29/CE sull’armonizzazione del diritto d’autore in Europa (con il d. lgs. 68/03, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 14/4/03 n. 87). Ora un’altra “interessante” novita’ nell’ambito del copyright proviene direttamente dall’Indonesia. Uno dei piu’ importanti organi religiosi indonesiani (Indonesian Council of Religious Scholars) si e’ espresso in disfavore della violazione del diritto d’autore, affermando che qualunque attivita’ volta a depauperare la “proprieta'” degli autori (come il copyright infringment) e’ un peccato. La somma Autorita’ perviene a questa conclusione passando in rassegna diversi comandamenti di Allah. Fra questi vi e’ un continuo riferimento al divieto di provocare il depauperamento delle sostanze altrui. Il diritto d’autore come una proprieta’ dell’autore, dunque, da non intaccare. Una dura presa di posizione che dovrebbe indurre a far riflettere tutti coloro che violano il diritto d’autore (seguaci di Allah o meno). Plaudono a questa in interpretazione tutte le lobbies del settore che non avrebbero mai pensato di avere dalla loro protettori “cosi’ in alto”!]]>

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