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La videosorveglianza in ….culla

28 Ottobre 2002 Commenta

MILANO. Nella clinica milanese “Macedonio Melloni” e’ in fase disperimentazione un’interessante servizio che consente ai genitori di neonatiprematuri di osservare via web i loro bambini. Naturalmente cio’ e’possibile grazie ad una telecamera puntata sulla culla dei neonati edinizialmente il servizio sara’ attivo per due culle di bambini prematuri interapia intermedia, cioe’ ormai fuori pericolo. Per garantire lariservatezza di bambini e genitori, le immagini sono accessibili in un’areariservata del sito protetta da password.Davvero molto interessante il servizio offerto dalla clinica milanese anchese, prima facie, appare evidente che lo stesso vuole principalmente fornireai genitori un aiuto ed anche una tranquillita’ morale, mentre del tuttoinsussistenti sembrano le finalita’ terapeutiche.Come e’ noto la clinica “Macedonio Melloni” si e’ sempre distinta non soloper l’elevata competenza dello staff medico, ma anche per le particolariiniziative all’insegna sempre delle nuove tecnologie, specie in campopediatrico. Si pensi ad esempio all’iniziativa dell’anno scorso di dotare ineonati di una carta d’identita’ informatica per scongiurare scambi in cullao rapimenti.Adesso, pero’, la clinica “Melloni” si e’ spostata su un terreno sicuramentepiu’ delicato che coinvolge sia la videosorveglianza che il web con tuttigli inevitabili problemi di privacy.La videosorveglianza rimane un tema di grande rilievo e interesse per l’opinione pubblica: non esiste ancora una normativa specifica in materia, mala legge sulla privacy, nel recepire i principi sanciti in sede europea,definisce dato personale qualsiasi informazione che permette l’identificazione della persona compresi i suoni e le immagini. Diconseguenza, anche, una semplice installazione di videocamera, o unaregistrazione sonora per esempio, deve essere conforme alle disposizionisulla privacy: a quale tipo di funzione o per quale finalita’ vienerealizzata, la sicurezza e la conservazione delle immagini e delleriproduzioni, l’ uso appropriato rispetto alla finalita’, l’ informazioneagli interessati. Questa e’ la posizione del Garante resa nota, non solo, indiverse decisioni e pareri ma anche in una sorta di decalogo elaborato il 29novembre 2000 che raccoglie regole da rispettare per non violare la privacy.Quando, poi, un impianto di videosorveglianza viene associato al web che gia’ di per se’ costituisce un mondo difficilissimo da regolamentare anchesotto l’aspetto della privacy, e’ chiaro che le difficolta’ aumentano inmaniera esponenziale, nonostante l’esistenza di aree riservate. Laconfigurazione di Internet e’ tale da rappresentare per tutti i naviganti unocchio aperto su tutto cio’ che accade nel mondo virtuale, di conseguenza ilsolo potenziale pericolo (nemmeno tanto potenziale con le attuali nuovetecnologie) di violazioni della riservatezza puo’ costituire un problema.Da non dimenticare, per complicare ulteriormente le cose, anche l’ambito nelquale si svolge la videosorveglianza (una clinica) ed i destinatari dellastessa (neonati). Inevitabili, ovviamente, in questo caso i riferimenti allatutela dei dati sensibili che diventano ancora piu’ delicati inconsiderazione della giovanissima eta’ dei pazienti.

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