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Stanca: Un Decreto Per L'Open Source Nella PA E Una Direttiva Per Indurre Ad Acquisire Prodotti Riusabili

10 Settembre 2003 Commenta

Roma – Cadono anche in Italia le barriere per l’uso del software a codice sorgente aperto nella Pubblica amministrazione, ma vengono introdotti criteri di efficienza e di economicita’ nella scelta dei pacchetti informatici. Presentando i lavori conclusivi del rapporto della Commissione ministeriale sul software a codice sorgente aperto nella PA, il Ministro Lucio Stanca ha infatti annunciato il prossimo varo di una direttiva con cui “verra’ riaffermata l’utilita’ della pluralita’ dei sistemi e, quindi, la responsabilita’ della singole Amministrazioni nell’effettuare la libera scelta del software da adottare sulla base di un’analisi tecnica, organizzativa ed economica, ossia il rapporto tra costi e benefici”. Dopo aver ricordato che “e’ la prima volta che in Italia si affronta il tema dell’open source a livello istituzionale”, il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie – come reso noto in una nota a cura dell’Ufficio Stampa del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie – ha riconosciuto che il software a codice sorgente aperto “sta assumendo un valore rilevante per la sua pervasivita’ nella Pubblica amministrazione, nell’informatica e telecomunicazioni, nella scuola, nell’universita’ e ricerca, oltre che nelle imprese”. Per questo, ha aggiunto, “nostro primo obiettivo e’ stato quello di studiare a fondo le istanze legate all’uso e alla valorizzazione dell’open source nella PA”. I principi guida cui si e’ ispirata la Commissione istituita dallo stesso Ministro Stanca sono stati quelli di “tutelare la pubbliche amministrazioni in termini di riservatezza dei dati, privacy, sicurezza, funzionalita’, continuita’ del servizio; di ottimizzare gli investimenti nella PA; attraverso l’e-Government favorire la diffusione dell’innovazione tecnologica in Italia; garantire le condizioni di sviluppo e promozione del mercato”. Il ministro ha posto come centrale non solo la questione “dell’accessibilita’ dei documenti delle PA, che devono essere resi disponibili attraverso almeno un formato aperto consentendone cosi’ l’indipendenza da specifici pacchetti software di mercato e permettendo anche la loro conservazione nel tempo”, ma anche quella, ancor piu’ rilevante in termini di funzionalita’ ed economicita’, del “pluralismo informatico”, dicendo pero’ “no a strumenti normativi rigidi, come le leggi e, invece, privilegiando la strada delle direttive in quanto strumenti piu’ flessibili per assecondare la continua evoluzione delle tecnologie”. Per questo il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie ha reso noto che intende emanare uno specifico decreto “affinche’ si crei un sistema efficace per conoscere i prodotti e programmi di cui dispongono le altre PA al fine di consentirne il riuso”. Non solo, ma conta pure di pubblicare “una ulteriore direttiva circa l’attivita’ contrattuale delle PA, inducendo le amministrazioni ad acquisire prodotti riusabili”. ]]>

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