TECNOLOGIA: CODICE A BARRE COMPIE 30 ANNI, PRIMO BIP IN OHIO
(ANSA) – NEW YORK, 21 MAG – (di Gianluca Angelini) – Tuttocomincio’ con un pacchetto di caramelle in un anonimosupermercato di Troy, piccola cittadina dell’Ohio conosciuta,nello Stato, solo per l’annuale ‘Fiera della fragola’. Il codice a barre – la stampigliatura in bianco e nero checompare, oramai, su ogni prodotto commercializzato al mondo – hafatto riecheggiare li’ il suo primo bip: per l’esattezza il 26giugno del 1974 quando un giovane cassiere fece passare unpacchetto di ‘Juicy fruit’ davanti ad uno scanner senza doverconteggiare il suo prezzo. A trenta anni dal suo primo utilizzo, lo strumento – apparsoallora una bizzarria – e’ ormai entrato a far parte dellaquotidianita’. Ogni giorno, infatti, sono cinque miliardi ipassaggi di un qualsiasi prodotto di fronte ad un lettore otticocon tanto di immancabile bip e circa 30 miliardi all’anno -secondo una ricerca di PriceWaterhouseCooper’s – i dollaririsparmiati da clienti, rivenditori e produttori nel settoredella grande distribuzione. In poco meno di un secolo il codice – fatto di barreverticali nere intervallate da spazi bianchi – fa mostra di se’un po’ dappertutto (dai prodotti alimentari all’abbigliamento,dai tesserini di riconoscimento delle aziende ai tallonciniadesivi sui bagagli in aeroporto) ed ha persino contribuito allasconfitta elettorale di un presidente americano. In corsa contro Bill Clinton per il suo secondo mandato allaCasa Bianca, George Bush senior si dichiaro’ stupito edentusiasta dopo avere visto uno scanner in azione: la sorpresamostrata per un oggetto tanto comune costo’ – a giudizio degliesperti – parte della fiducia degli statunitensi nel presidente,giudicato troppo lontano dalla vita reale. UN CODICE NATO GRAZIE AI BOY-SCOUT. Usato per la prima voltanel 1974, la genesi del codice a barre risale al 1949 quando,riposandosi sulla spiaggia di South Beach, a Mimami, JoeWoodland – ingegnere allora 27enne – mise a frutto gliinsegnamenti ricevuti nei Boy Scout. ”Stavo pensando a qualcosa per rendere gli acquisti alsupermercato meno lenti e il conteggio delle spese piu’accurato – ha spiegato al settimanale Fortune – e la prima cosache mi e’ venuta in mente e’ che vi fosse bisogno di un codice. L’unico che conoscevo era quello morse, che avevo imparatoquando ero un Boy Scout: ho sostituito ai punti e alle linee,barre verticali nere intervallate da spazi bianchi: cosi’ e’nato il codice a barre”. Woodland brevetto’ e registro’ la sua idea nel 1952 ma solonegli anni Settanta – grazie al primo sviluppo dei lettoriottici – i supermercati iniziarono a provarlo, utilizzando uncodice universale dei prodotti disegnato dalla Ibm suindicazione di Woodland. AVVIO TRAVAGLIATO, POI IL BOOM. L’accoglienza iniziale delcodice, tuttavia, non fu delle migliori. Su 1.000 negozi dotatidi scanner, nel 1976, solo 50 utilizzavano costantemente lanovita’, tanto che il settimanale Businessweek dedico’ unacopertina al fallimento dell’invenzione. Questa, invece, venneprovata con successo dalla General Motors che inizio’ amarchiare con il codice i propri pezzi di ricambio vedendoscendere drasticamente gli errori nelle consegne e nellacontabilita’ e dando nuovo lustro all’invenzione di Woodland. Oggi, ogni esercizio commerciale e’ dotato di lettore ottico e il prossimo passo sara’ quello di permettere, ai consumatori di leggere da soli il prezzo dei prodotti evitando lunghe code alla cassa: il colosso dei fai-da-te, Home Depot ha casse ‘selfservice’ in 850 negozi e Wal mart in 600 negozi. PROSSIMA FERMATA, RADIOFREQUENZE. Nel prossimo futuro, ilcodice a barre – appena trentenne – potrebbe pero’ diventareobsoleto. Molti produttori, infatti, hanno iniziato a testare icartellini basati su radiofrequenze. Questi contengono ogni datosul prodotto acquistato e dovrebbero permettere di evitare ognigenere di fila a qualsiasi genere di cassa: attraverso leradiofrequenze, infatti, si potra’ addebitare la spesadirettamente sulla carta di credito. Per quanto sperimenate ilsistema ha gia’ sollevato polemiche: la targetta elettronica,infatti, segue il prodotto e il suo acquirente divenendo, difatto, un nuovo grande fratello.(ANSA).
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