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CENSURA: Internet messa al bando in Cina

5 Settembre 2002 Commenta

Un nuovo, potente ed esteso firewall verra’ installato a breve in Cina. La misura adottata dal Governo asiatico e’ solo l’ultima in ordine di tempo fra tutte le leggi e le attivita’ che la Cina ha predisposto nello scopo di ostacolare la libera crescita di Internet anche in quelle zone del mondo. Poco prima dell’estate, infatti, e’ stata emanata una legge che obbliga all’autocensura i gestori dei siti web.


Cina – Mentre in tutto il mondo gli utenti di Internet sono in fortissima crescita, in Cina lo strumento comunicativo sorto nel XX secolo non potra’ germogliare autonomamente e progressivamente cosi’ come ha fatto negli altri Paesi. Un nuovo (e non ultimo si presume, purtroppo) bavaglio e’ stato legato alla comunicazione internettiana cinese.
E’ pronta, infatti, l’installazione di un mega firewall (denominato per questo, Great Red Firewall) col quale il Governo riuscira’ a bloccare fisicamente gran parte del traffico Internet. La predisposizione di questa misura “carceraria” avra’ come obiettivo la chiusura al mondo esterno della rete Internet cinese.
Verra’ impedito l’accesso ai siti stranieri, fra i quali il famoso Google. La Cina dispone di nove Internet Access Providers, che si occupano della gestione e del controllo delle linee “fisiche” al mondo esterno.
Ebbene, proprio attraverso questi canali verranno installati filtri, software e quant’altro serva per impedire la libera circolazione delle idee nell’intero planisfero. Secondo notizie fornite da attivisti di movimenti per i diritti umani, oltre 30.000 persone sono impiegate nell’opera di filtraggio e controllo di qualunque parola passi attraverso chat, siti web e addirittura e-mail private.
Non e’ dato conoscere, al momento, il numero preciso di arresti perpetrati nei confronti dei navigatori cinesi che hanno violato i limiti imposti. Altro che legge sulla privacy e liberta’ costituzionale di esprimere liberamente il proprio pensiero attraverso qualunque forma di comunicazione!

Il fenomeno dell’imbrigliamento di Internet voluto dallo Stato cinese porta ad affrontare la questione “riservatezza e Internet” da due distinti profili.
Il primo ha come punto di riferimento l’utente medesimo e la rete delle reti, intesa come potente risorsa comunicativa moderna. Ogni contenuto sul web (e in altri “canali” della rete come le chat) e’ potenzialmente “pubblico”, nel senso che la sua visualizzazione e’ aperta a chiunque rientri nei requisiti di un navigatore.
Tuttavia, allo scopo di applicare un certo grado di riservatezza alla propria parola, la tecnologia rende possibili mezzi di “anonimizzazione”. In tale fattispecie rientrano sia i c.d. “anonimizzatori” coi quali si nasconde per esempio il mittente delle e-mail (strumenti peraltro di dubbia liceita’ – si veda “Internet e riservatezza” in Internet, Cassano, 2001, Giuffre’) sia i metodi di criptazione dei dati.
E’ evidente, dunque, che le potenzialita’ offerte dalla tecnologia odierna (che e’ costantemente in piena evoluzione) possono abilmente tutelare la nostra riservatezza, fornendoci un buon livello di sicurezza. Purtroppo, pero’, il muro innalzato dal Governo cinese fa capire che c’e’ qualcosa che la tecnologia non puo’ fare: cioe’ aggirare gli ostacoli posti da un Governo che agisce in maniera antidemocratica, all’interno dei confini del proprio Stato, il cui territorio puo’ essere emarginato dal resto del mondo.
Da quest’altro punto di vista, dunque, nulla puo’ la tecnologia (o forse no?).
E’ il caso, comunque, di ricordare che l’avversione del Governo cinese nei confronti di Internet e’ nata qualche anno fa quando la setta illegale denominata Falun Dafa comunico’ via Internet notizie che non piacquero molto al Governo.
Da quell’episodio si sono succedute numerose leggi volte a bandire la liberta’ di espressione nella rete cinese.  Gia’ due anni fa le societa’ cinesi e straniere di software hanno dovuto comunicare ufficialmente quale software utilizzassero per la cifratura dei dati; prima dell’estate 2002, poi, si e’ verificata una mobilitazione di tutti gli intellettuali cinesi per affermare la liberta’ di creare pagine web in tutta autonomia, contrastando la recente legge che obbliga all’autocensura i gestori di siti web.

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