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WI-FI: Facciamo un po’ di wardriving ?

17 Settembre 2002 Commenta

In seguito all’evoluzione del Wi-Fi e della praticita’ della connessione in rete senza fili, si sta diffondendo una nuova moda fra i grandi appassionati di Internet: il c.d. wardriving, ovvero il nuovo passatempo che consiste nell’andare in giro per i centri abitati alla ricerca di zone coperte dal segnale Wi-Fi, per navigare gratis.


USA – Dopo aver fortemente conquistato l’attenzione delle Nazioni piu’ avanzate tecnologicamente, adesso Internet sta lentamente monopolizzando anche lo spazio aereo dei centri urbani, dove e’ possibile intercettare i segnali di reti senza fili che consentono di navigare in tutta liberta’.
Infatti, a brevissimo tempo dalla nascita di avanzati sistemi di connessione wireless (come il famoso standard 802.11b, ovvero Wi-Fi), si sta sviluppando una nuova moda fra i piu’ grandi intenditori e amanti del web: il c.d. wardriving.
Il neologismo, coniato da Pete Sheply, indica l’attivita’ di uscire in giro per la citta’ alla scoperta di zone coperte da reti senza fili per la connessione a Internet. Questo termine e’ composto dalle parole “war”, che indica guerra, battaglia, e da “driving”, che significa guidare, e rende l’idea di quanto sia “battagliera” la ricerca di segnali di reti senza fili che “escono” in qualche modo da abitazioni, uffici, ecc.
Il wardriving e’ il diretto discendente di un altro termine hacker molto simile, ovvero “wardialling”.
Quest’ultimo, composto sempre da war e da dialling, che significa comporre (un numero telefonico), indicava l’attivita’ che parecchi anni fa coinvolgeva gli appassionati della rete e che consisteva nel far comporre al proprio modem una serie di numeri telefonici della propria citta’, al fine di trovare una linea “occupata” da un altro modem collegato in rete; a quel punto, era possibile navigare “sfruttando” la connessione altrui (tenendo, pertanto, un comportamento illecito e punibile – nel nostro ordinamento – con le sanzioni previste per il reato di accesso abusivo a un sistema informatico, ex art. 615-ter).


Numerosi sono i siti che offrono svariate informazioni sul wardriving, vera e propria “moda” del navigatore esperto: si puo’ visitare, per es., il sito wardriving.com (che forse e’ quello piu’ “ufficiale), ma, comunque, ve ne sono di molti altri.

Anche chi non ha mai sentito parlare del wardriving puo’ trovare in queste pagine tutto quanto occorra per diventare un abile “wardriver”. Si passa dai requisiti tecnici (ovvero un pc laptop con uno slot PCMCIA, una porta seriale per il GPS e scheda 802.11b), a quelli software (sistema operativo open source o altro), per finire con le informazioni sui mezzi per andare in giro (bus, macchina, bici, ecc).

I risvolti giuridici di questa attivita’ che viene chiamata molto spesso “mero” gioco sono molto rilevanti. Il wardriving, proprio perche’ implica l’immissione abusiva – cioe’ non autorizzata – a reti wireless altrui, e’ illegale. I siti che si occupano di questo “gioco” ammettono anche la sua rilevanza giuridica e (con un certo rammarico) indicano anche le leggi che vengono violate (il Telecommunications Act e il Official Secrets Act).
In un precedente articolo, infatti, si sono messi in evidenza le conseguenze penali per chi fa wardriving; adesso, invece, si puo’ analizzare il comportamento di chi mette a disposizione reti Wi-Fi, per es., in centri abitati.

Rispetto alla pratica “pura” di wardriving (che e’ caratterizzata dalla illegalita’ dell’accesso alla rete), quando qualcuno offre la propria connessione a Internet a chiunque passi nel raggio di azione delle antenne wireless sorgono diverse implicazioni giuridiche. Infatti, che si dedica a collocare antenne Wi-Fi (o altro), per favorire i numerosi wardrivers, viola buona parte degli obblighi che lo legano contrattualmente al proprio ISP. Con il contratto di accesso alla rete, innanzitutto, l’utente si obbliga a non rivendere o cedere a terzi il servizio di connessione a Internet, o parte di esso. In secondo luogo, lasciando liberamente accessibile la propria connessione, l’utente non puo’ garantire che gli altri non immettano materiale illegale o anche contro la morale o l’ordine pubblico. In tal modo, l’utente viola altri obblighi contrattuali e, sicuramente, la conseguenza diretta di tale comportamento e’ la risoluzione di diritto del contratto, ai sensi dell’art. 1456 c.c. (si veda Marta Correggia, Internet, nuovi problemi e questioni controverse, Giuffre’ – 2001).

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