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COPYRIGHT: La gestione digitale dei diritti non garantisce sicurezza

14 Ottobre 2002 Commenta

Il futuro sviluppo tecnologico vedra’ il massiccio utilizzo di complessi sistemi di Digital Rights Management (DRM). A questa situazione certamente “idilliaca” per le case discografiche e le software houses (che vedranno, infatti, azzerare la pirateria) si contrappone l’allarme che molti sollevano in ordine alle garanzie di sicurezza e rispetto del consumatore finale: i metodi di DRM, oltre a essere decisamente costosi per tutta la societa’, creerebbero seri problemi di sicurezza.


Bologna – Lo scenario cui molto probabilmente assisteremo nel futuro dell’informatica e della Information Society sara’ dominato da una complessa rete di meccanismi di licenza. Il personal computer, a quanto dicono MicroSoft e Intel (si veda il progetto Palladium di MS), diventera’ come una macchina capace di circolare esclusivamente su binari predefiniti e – ovviamente – a pagamento. Qualunque cosa l’utente vorra’ fare (ascoltare una canzone, installare l’ultima versione di un software applicativo, ecc.) sara’ subordinata al consenso dei c.d. “agenti DRM” (che saranno inclusi ovunque, soprattutto, nell’hardware e nel software). Questi verificheranno, infatti, che qualunque contenuto noi vogliamo aprire sia stato licenziato legalmente e venga fruito solo secondo le modalita’ per cui e’ stato creato.
Sara’ la fine dell’open source, che non potra’ piu’ “girare” su hardware proprietari (dato che, per es., anche i microprocessori saranno dotati di agenti DRM); sara’ la fine della nostra liberta’ di utilizzare un nostro bene (il pc) nelle modalita’ a noi piu’ congeniali; sara’ la fine, dunque, del diritto di non uniformarsi alla massa e di non cadere nella globalizzazione del pensiero.
Tutte le maggiori case discografiche e software houses sono d’accordo, invece, nell’investire massicciamente in queste tecnologie di gestione digitale dei diritti. Bisogna precisare, comunque, che questi grandi gruppi agiscono nel pieno della legalita’. Essi studiano come tutelare al meglio i prodotti coperti dal diritto d’autore e inventano quei mezzi tecnologici, quelle “difese tecniche” il cui aggiramento e’ sanzionato da moltissime legislazioni nel mondo. A titolo esemplificativo, si citano il Digital Millennium Copyright Act americano, la direttiva 2001/29/CE e la legge italiana n. 39/02 che delega il Governo ad attuare la citata direttiva.

Analizzando in maniera approfondita le modalita’ di funzionamento dei complessi sistemi di DRM, emerge che essi pongono seriamente a rischio la sicurezza di ciascun utente. Oltre a creare un aumento dei costi di hardware e software (e, quindi, dei Pc in generale), il DRM trasformera’ il significato della parola “sicurezza”, cioe’ “nessun altro puo’ avere il controllo del mio Pc o danneggiare i miei dati”, in “nessun utilizzo di software o di dati saranno permessi senza il consenso delle tecnologie di DRMP (ovvero Digital Rights Management Passport, si veda a tal proposito l’articolo apparso giorni fa su LinuxDevices).

Il c.d. sistema del “passaporto”, ovvero di tutto cio’ che dev’essere necessariamente licenziato e controllato, appare incompatibile con i normali criteri di sicurezza, sostanzialmente per quattro motivi.
In primo luogo, solo gli agenti DRM possederanno i controllo del nostro Pc. Essi potranno superare, infatti, tutte le barriere di sicurezza che vengono innalzate per proteggere i nostri dati.
Qualora fossimo vittima di un’infezione di virus nel nostro sistema, poi, non potremmo cercare in alcun modo di rimediare all’attacco, poiche’ i virus potrebbero intaccare i software di DRMP e rendere inutilizzabile la macchina.
Il rischio cracker, inoltre, sarebbe altissimo una volta impiantato sistemi di DRM nel nostro computer. Qualora, infatti, un cracker riuscisse a violare le protezioni di un DRMP e a gestirne il funzionamento, egli avrebbe il completo accesso ai nostri dati, poiche’ le tecniche di gestione digitale hanno una via “preferenziale” nell’accesso alle nostre informazioni.

Infine, nel caso in cui un qualunque problema (dal difetto di fabbricazione all’utilizzo erroneo fatto dal c.d. “dummy”, cioe’ il principiante del computer) mettesse in crisi il nostro DRMP, tutta la macchina diventerebbe inutilizzabile. E quindi, poiche’ ogni elemento hardware e software verra’ allestito con adeguati mezzi tecnici di protezione dei diritti, la minima anomalia del sistema corrispondera’ in un arresto critico totale.

La soluzione a questo quadro “apocalittico” potrebbe (e dovrebbe) provenire proprio da parte di tutte le societa’ interessate al DRMP: queste, infatti, dovrebbero prestare maggiore attenzione alle esigenze dell’utente finale. Dovrebbero essere assicurate, pertanto, garanzie adeguate per tutti gli inconvenienti e per tutte le limitazioni che questi mezzi tecnologici comporteranno al consumatore. Si dovra’ agire, dunque, nel pieno rispetto dei diritti di liberta’ e di fair use che spettano all’utente, senza recargli troppi pregiudizi.

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