Utenti Telecom Italia beffati dallo spam !
Bologna – Come se non bastassero i continui invii di posta spazzatura nelle nostre (amate?) caselle di posta elettronica, adesso al danno si aggiunge la beffa! Si’, infatti, da un po’ di tempo girano in rete e-mail di sedicenti servizi di vendita on-line, che bersagliano gli utenti di Telecom Italia.
La lettera “tipo” qui presa in esame e’ quella che ha per incipit un cortese saluto al “gentile utente di Telecom Italia” e che continua proponendo di fare visita a un sito web dove vendere qualunque tipo di oggetto.
La e-mail continua affermando (con una irritante confidenza): “Hai ricevuto questo messaggio perche’ sei registrato a uno dei nostri siti partner e hai accettato di ricevere comunicazioni che ti possono interessare”. Per fortuna la lettera chiude con quest’altra affermazione: “Se ritieni sia un errore o desideri essere cancellato dal nostro elenco, semplicemente rispondi in bianco a questo messaggio a…”.
Allo scrivente appare inutile citare il nome del servizio o il mittente della e-mail (che molto spesso possono non coincidere).
Il contenuto di questa lettera e’ purtroppo talmente diffuso da potersi adattare a qualunque tipo di spamming.
Ma quello appena analizzato si dimostra una vera “presa in giro” per qualunque utente italiano della rete.
Chi non e’ utente Telecom Italia? E chi puo’ aver mai autorizzato il trattamento del proprio indirizzo di posta elettronico a un numero (indefinito) di “siti partner”?
Domande che molti si pongono quotidianamente senza trovare un’adeguata spiegazione.
Anzi, alcuni potrebbero anche chiedere informazioni circa il corretto utilizzo dei propri dati, ma non sempre si ottengono risposte soddisfacenti.
La questione del “consenso” al trattamento dell’indirizzo di posta (che e’ considerato “dato personale” ai sensi della legge 675/96) e’ divenuta una vera e propria utopia. Al momento, pero’, bisogna registrare un costante interesse del Garante c.d. della privacy, che si e’ scagliato con forza soprattutto contro l’utilizzo degli indirizzi di posta “raccolti” liberamente in rete, ovvero senza il consenso espresso del relativo titolare.
E’ risaputo, infatti, che gli spammers collezionano indirizzi di posta che sono visibili a chiunque, poiche’ presenti in numerose pagine web o in diverse chat. L’utente, pero’, inserendo quelle informazioni in Internet, non ha affatto acconsentito implicitamente al loro utilizzo per scopi pubblicitari.
Questa verita’ e’ difficilmente compresa dagli spammatori, che affermano, invece, che i dati immessi in rete sono pubblici e quindi possono essere utilizzati senza chiederne il consenso al legittimo titolare.
E’ vero che vi sono dei casi in cui e’ previsto l’esonero dal requisito del consenso. Queste particolari situazioni sono elencate in maniera specifica dall’art. 12 della l. 675/96. Fra di esse vi e’ anche il caso riguardante i dati provenienti da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque (art. 12, comma 1, lettera c)).
Il Garante c.d. per la privacy ha stabilito, pero’, che gli indirizzi di posta elettronica reperiti sulla rete Internet su pagina web non costituiscono dati contenuti in pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque ai sensi dell’articolo citato e, dunque, trattabili senza il consenso dell’interessato.
Precisa chiaramente il Garante nel provvedimento del 11 gennaio 2001 che: “La previsione contenuta nella citata lettera c) non si riferisce a qualunque dato personale che sia di fatto consultabile da una pluralita’ di persone, ma ai soli dati personali che, oltre a essere desunti da registri, elenchi, atti o documenti ‘pubblici’ (in particolare in quanto formati o tenuti da uno o piu’ soggetti pubblici), siano sottoposti a un regime giuridico di piena conoscibilita’ da parte di chiunque, regime che puo’ peraltro prevedere modalita’ o limiti temporali i quali vanno rispettati anche in caso di comunicazione o diffusione dei dati (art. 20, comma 1, lett. b), l. 675/96”.
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